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Se c’è una esperienza bella da fare, della Divina Presenza, è quella di viverla in mezzo alla natura. Ne parlava innamorato San Serafino di Sarov, ma anche San Giovanni della Croce e, più recentemente, Carlo Carretto raccontando il “suo” Sahara. E’ vero che non tutti amano questo tipo di esperienza ma possiamo dire, senza tema di smentite, molti si. Vorremmo qui raccontare la nostra esperienza della natura in rapporto alla vita solitaria nella città (o nel paese). E’ stata una esperienza divenuta “Percorso”, che ha riconosciuto alcune tappe. Infatti, in un primo tempo, la fruizione della natura è stata spontanea, senza particolari accorgimenti. Come tale è comunque suggestiva, e già può comunicare, a chi è più sensibile, un certo sentimento della presenza di Dio. Tuttavia ben presto ci si rende conto che qualcosa comincia a cambiare.  Cambia il modo con cui ci disponiamo ad ascoltare.  Se è vero, infatti, che in un primo tempo la natura ci colpisce visivamente, per la bellezza dei panorami, degli alberi e delle rocce, è vero anche che, ad un certo punto, cominciamo a rimanere colpiti dal canto degli uccellini, e dal rumore argentino dei torrenti.

L’ inquinamento sonoro

Come mai questo processo? Il motivo è semplice. La società moderna, piena di rumori spesso assordanti, ci costringe alla difensiva. Ci difendiamo automaticamente, istintivamente, senza pensarci, riducendo l’attenzione a tutto ciò che è sonoro. Buono o cattivo che sia. E’ quello che si chiama Inquinamento sonoro. La cosa è poco conosciuta al grande pubblico, ma nota agli specialisti. Primi fra tutti i musicisti. Raymond Murray Schafer, un compositore canadese, nel 1977 ha dedicato un libro divenuto famoso, a questo problema: “Il Paesaggio Sonoro” (Edizioni Ricordi LM). Nella traduzione italiana di questa opera troviamo scritto a pagina 15e 16: “ In questo libro  il mondo viene considerato  come una immensa  composizione  musicale……Tutti i suoni possono oggi entrare a far parte del territorio, del dominio della musica. Ecco la nuova Orchestra: l’Universo sonoro!”

Sono frasi bellissime che verranno riprese in uno specifico capitolo della Sottocategoria dedicata, negli approfondimenti, al tempo libero ed alla musica. In queste pagine basterà ricordare come questo nuovo impegno della musica contemporanea, conduca alla necessità di liberarsi del tappo che noi stessi abbiamo creato, per difenderci dal rumore. Il fine è quello di ascoltare quella bellissima composizione musicale, che Dio stesso ha scritto.  Ma come fare? Certamente basta un atto deciso della nostra volontà. Esistono anche sistemi molto semplici che possono supportare il nostro sforzo. Uno di questi è rappresentato dalla concentrazione, per qualche minuto, sui soli suoni naturali. Un bravissimo compositore, Bernard Fort, si è dedicato a questa possibilità di rieducazione. Utilizzando You tube si possono qui ascoltare dei suoi brani di registrazione dei suoni della natura. Questi sono suoni della foresta in Corsica:

https://www.youtube.com/watch?v=22kjUQ-rydg&list=PLRquBK10UMqLD5vvJy-lqQe82IRoNA87s&index=8

Altri 35 esempi a partire da notturni di tutto il mondo si possono trovare a questo indirizzo di Youtube:

https://www.youtube.com/watch?v=lrfvRd9W8UE&list=PLRquBK10UMqLD5vvJy-lqQe82IRoNA87s

Purtroppo i titoli sono in francese ma somigliano all’italiano e ci si può arrangiare. Oppure su Amazon.it si trova:

Paysages Sonores de Toscane. Bernard Fort (Audio CD).

Ma non sono solo i suoni “naturali” ad essere oscurati dalla nostra scarsa attenzione. Se si esplora la natura vicini alla città o al paese, come spesso avviene, altri sono i suoni che ci sorprendono: Suoni di campane lontane, suoni di treni che passano nella valle, Motoseghe o decespugliatori, rumori sfumati di macchine. La lontananza è il dato comune di queste esperienze, ed insieme il dato “purificatore. La lontananza infatti trasforma suoni fastidiosi in qualcosa di diverso. Ci ricordano che la città è distante. E’ come se, ricordandola, essi riescano a farci sentire in una dimensione diversa, lontana dal chiasso della storia

 

Dai suoni della Natura alla Divina Presenza

Questa lontananza, sembra un paradosso, pare facilitare il sorgere in noi di un intimo senso di Eternità. Individui sensibili, assidui nella eucarestia e nella preghiera, possono cominciare a percepire, con il Senso Spirituale, la Presenza di Dio. Ma c’è, in questa Presenza, qualcosa di più. Questo qualcosa è l’attenuarsi, per qualche momento, del senso del Tempo. Il silenzio della natura accompagnato dai suoi suoni, permette in noi l’ascolto non più fisico ma spirituale, della presenza costante nella nostra vita, dell’Eterno.

Si tratta di una esperienza impagabile. In quei momenti la Grazia, facendo un sapiente uso della natura, sembra rivelarci che viviamo costantemente in due mondi. Già e non ancora (Lc 17,20). Visibile ed invisibile. L’Eternità, proprio perché Eternità, ci ricorda che non ha un futuro. Essa è un eterno presente che ci circonda e penetra la nostra vita. Insensibilmente. Segretamente. Per poi rivelarsi in momenti particolari di incontro.

L’inquinamento luminoso

Ma ci sono ulteriori sviluppi. Se avremo la ventura di passeggiare nella natura nelle sere di inverno, o nelle notti d’estate, ci renderemo conto, guardando in alto, che le stelle non ci sono più.      Le luci dei fari, degli alberghi, della stessa città le hanno….eliminate dalla nostra visuale. Ed è un vero peccato.    E’ l’inquinamento luminoso, anche questo poco noto al grande pubblico (che ha perso l’abitudine di guardare al cielo, in tutti i sensi), ma ben conosciuto dagli appassionati. Gli astrofili (così si chiamano coloro che amano scrutare il cielo con un telescopio), vanno per questo a cercare colline lontane dai centri abitati.      Per goderci le stello dovremo farlo anche noi, ma non c’è bisogno di portare un telescopio. Può tuttavia essere simpatico comprarsi un libretto adatto e provare ad imparare dove e come sono le costellazioni. (Esempio: Lara Albanese e Desideria Guicciardini, “Costellazioni. Le stelle che disegnano il cielo”. Editoriale Scienza”. Con figure che diventano fosforescenti, dando la possibilità di riconoscere le stelle durante la notte) Queste si vedono facilmente ad occhio nudo. Anche questo ci può aiutare. Imparando a scrutare il Cielo per trovare le costellazioni della Lira, di Orione o dell’Aquila, ci abituiamo ad aguzzare gli occhi ed a promuovere una attenzione nuova verso il cielo. Inoltre, i Pianeti rimangono visibili anche nei centri abitati, nonostante l’inquinamento. Sarà allora possibile scoprire dove stanno Giove e Venere e talvolta Saturno e Marte.     Proviamo a riservare qualche ora al cielo stellato.  Stare in silenzio davanti allo splendore rigoglioso della via lattea, silenzio rotto di tanto in tanto dal canto di qualche uccello notturno, è una esperienza veramente bella e profonda.  Infatti  quando ci troviamo da soli, noi piccolini, davanti all’immensità del cielo stellato comprendiamo l’esclamazione del Salmista :”I cieli narrano la Gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento” (Sal 19,2).    Domina, nella notte, il senso dell’infinito del cielo come metafora dell’infinito di Dio.     Anche in queste occasioni, come nelle passeggiate diurne, si avverte profonda, la Presenza di Dio e l’irruzione misteriosa del senza Tempo.

 

Dal silenzio nella natura al silenzio nella casa

Dovremmo permettere alla Grazia di educarci ai suoi stessi doni. Dovremmo aprirci di più alla sua azione ripetendo spesso queste esperienze. Anche settimanalmente. Dovremmo per questo sfruttare i giorni liberi dal lavoro, oppure i pomeriggi delle lunghe giornate estive.  Ci accorgeremo allora della conquista di una nuova tappa. Se avremo cura di spegnere Radio e TV, scopriremo ben presto che l’Eterno ha conquistato anche la nostra casa. Il suo Silenzio Denso ci farà compagnia mentre sbucceremo le patate, mentre sistemiamo il letto, mentre studiamo e mentre preghiamo. Chi scrive scoprì questa meraviglia quaranta anni fa. Dopo una giornata passata in preghiera, in pieno deserto, nel Sahara algerino di Beni Abbes. E non lo ha più dimenticato. Tradito si, mas dimenticato no. Il Deserto può davvero essere ovunque, ma va saputo accogliere e coltivare.  La solitudine può, in questo modo, assumere un altro colore. Può diventare un pieno e non un vuoto. Può divenire un modo di vivere l’invisibile nel tempo e nel visibile. Ci vuole pazienza e costanza, ma il miracolo può davvero avvenire. E, quando la pienezza comincia a spuntare, siamo noi che cerchiamo la solitudine. La Radio e la TV rimangono spente. Si accende Altro, per cui diventano superflue. Capiamo così gli eremiti e Sant’Isacco di Ninive, che ripeteva come la Misericordia nasca nel nostro cuore cercando tempi di solitudine. Come faceva Gesù.

E’ dunque tempo di vivere la solitudine come Grazia.