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La tradizione patristica sulla visione di Dio

“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Matteo 5,8). Così dice il Vangelo. E poiché purtroppo non siamo puri di cuore, pensiamo che riguardi altri. Asceti, monaci etc. Ma siamo sicuri che sia davvero così? E poi, cosa vuol dire vedere Dio? Non è un po’ eccessivo, addirittura vedere il Signore? Eppure ce lo dice il Vangelo…..Allora cerchiamo di capire. Per farlo rivolgiamoci a San Basilio. I Padri della Chiesa come lui, sono nostri amici, e sono lì per darci una mano quando, come ora, siamo nelle nebbie. Egli ci invita a fare un primo passo, riflettendo sui diversi nomi che diamo al Cristo. Perché mai? Vediamo che ci dice nel libro intitolato “Contro Eunomio”, 1,7:

“Il Cristo, quando parla di sé stesso, per mostrare agli uomini la filantropia divina, e la grazia che viene a noi dalla economia, ci rivela l’uso delle proprietà che si addicono a Lui. Egli chiama dunque se stesso la porta, il cammino, il pane, la vigna, il pastore, la luce….mentre il Signore è uno solo… Egli si nomina diversamente….in base alla diversità delle sue  attività”. Quale è allora questo primo passo? È questo: un conto è Dio in persona (i dotti dicono la Sua essenza), un conto è quello che fa. La stessa persona può fare tante cose diverse e può anche avere qualità diverse.  Può essere misericordioso, ma anche glorioso, come anche paziente o potente, e rimanere sempre lo stesso. Questa distinzione tra ciò che è in sé la persona divina, e le sue attività o le sue qualità è essenziale. Serve a fare il passo successivo. Vediamo ancora San Basilio: “Noi diciamo di poter conoscere Dio dalle sue attività (o energie, o attributi), ma non pretendiamo di avvicinarsi alla sua essenza (cioè a quello che è in sé stesso, o alla sua natura)” (dalla lettera 234,1).  Cioè diciamo che è buono, che agisce in modo provvidente, etc. ma non possiamo dire “come è fatto o di cosa è fatto”.

Abbiamo fatto un passo avanti. Dapprima ci siamo resi conto che una sola persona divina può avere diverse attività o diverse qualità, imparando così, che altro è la sostanza, la natura di una persona, quello, per capirci, di cui “è fatto”, ed altro è quello che fa.  Poi abbiamo fatto un altro passo, abbiamo compreso che Dio non può essere “visto” nella sua Natura, che è oltre ogni cosa che può essere concepita dall’uomo. Egli però può essere conosciuto per quello che fa, e quindi per le sue qualità, come la bontà, la misericordia, la pazienza, la potenza, etc. Le qualità di Dio sono infinite. Resta da capire però, dove possiamo trovare queste qualità, queste attività. Messa così la cosa sembra infatti, un po’ cervellotica. Dove stanno queste “Energie”? Semplice, esse sono nelle creature. “…attraverso le Sue creature noi pensiamo il creatore, la Sua bontà e la Sua saggezza” (Contro Eunomio, 1,14). Gli fa eco San Gregorio di Nazianzo, suo contemporaneo:”…io conosco la grandezza di Dio dalle Sue creature e dalle cose prodotte e governate da Lui, o come dice il divino David, dalla Sua magnificenza (Orazione 37,7; la citazione di David è Salmo 8,2).

Le qualità o attributi di Dio sono ovunque

Conosciamo tutti la bellezza del creato. Da questa possiamo “vedere” la Sua grazia e la Sua potenza. Tuttavia, come ci hanno appena detto i Padri, anche l’uomo riflette la bellezza divina, nelle sue opere. Le attività dell’uomo esprimono le qualità divine.  Esse si possono vedere facilmente. Basta farci caso. Un lavoro ben fatto, un commercio condotto con onestà, un servizio svolto con compassione, tutto ci parla di Dio. Tutto è pervaso dalle Sue qualità, che sono ispirate all’uomo dallo Spirito Santo. Questo è, secondo i Padri, vita e tensione verso il bene. Una tensione che coinvolge tutti, credenti e non credenti. È la persona divina dello Spirito Santo, che orienta l’intelletto dell’uomo, verso il bene. È lo spirito che suscita come modello di comportamento le Virtù, ai battezzati ed ai non battezzati. È vero, alcuni uomini si allontanano da questa forza trainante, e commettono cose squallide ed inaccettabili.  Ma non è questo che deve attirare la nostra attenzione. Ecco la purezza. Il maligno ed il male che fa commettere ad altri, sono un magnete. Noi siamo deboli e lasciamo che la nostra attenzione ed i nostri pensieri scivolino verso la critica, la condanna o peggio, verso l’imitazione. Oppure passiamo ore a rimuginare un’offesa ricevuta. Un vecchio risentimento. Una risposta bella dura, che non siamo riusciti a dare a chi ci chi ha criticato. La nostra attenzione allora non è più rivolta verso l’esterno ma verso noi stessi. E diventiamo ciechi. Non ci accorgiamo della Bellezza. Ecco dove sta la mancanza di purezza.

Operare per rendere il mondo più “trasparente” alle qualità divine

Il bello è che il fascino delle qualità divine non si lascia solo guardare, ma desidera entrare nelle nostre stesse vite. Ciò che facciamo si può nutrire delle qualità che lo Spirito Santo ci ispira. Sono quelle che riconosciamo in Dio, come conoscenza, bellezza, prudenza, servizio, pazienza, compassione e tante altre ancora. Se accettiamo la guida dello Spirito noi allora “ripuliamo” il mondo come fosse un pezzo di vetro. Togliamo lo sporco dell’egoismo e del peccato e facciamo sì che siano presenti le qualità divine. Esse “traspariranno” dalla nostra opera, come dal mondo stesso. È questo un aspetto della creatività umana a cui pochi pensano. Molti condividono l’idea che l’uomo sia co-creatore con Dio. Ma spesso si pensa al prodotto concreto. Fatti, non parole, dice qualcuno. Quale è il prodotto materiale del tuo lavoro? Etc. Questo certamente ha un senso positivo. D’accordo. Ma mai dimenticare che i mattoni della Gerusalemme Celeste li fabbrichiamo qui, in questo nostro mondo, e sono fatti di qualità e virtù divine. Di quelle stesse energie che il Signore ci chiama a far emergere e risplendere nelle nostre attività quotidiane. Lavare i piatti con cura, cucinare con amore, scaricare un camion con la pazienza della fatica e con la potenza della nostra forza. Dare il latte ad un bambino come Dio fa invisibilmente con noi. Costruire un palazzo con un disegno intelligente che si ispira alla genialità della creazione. Tutto. Tutto è luce spirituale, per chi l’accetta di vedere. Non per chi la “sa” vedere, ma per chi l’accetta di vedere. Per chi distoglie l’attenzione dei propri pensieri, dal continuo rimuginare ispirato dal maligno e dalle sue opere. Trovare negli atti di ogni giorno, a partire dai più semplici, un modo per investire il nostro desiderio di Bene. La nostra nostalgia della bellezza. Il nostro desiderio segreto di operare con le virtù Divine, fissando gli occhi su di Lui.

Conclusione

La santità non è lontana. Dio non è lontano. Operare nel mondo per lasciare trasparire come attraverso un vetro le energie, gli attributi o qualità divine. Lasciarsi illuminare da quella Luce che trasforma e perfeziona la nostra anima. Questa è la meraviglia del cristiano che vive nel mondo.