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Una Liturgia Cosmica

Esaminiamo questo passo di San Paolo.

“Poiché tutte le cose provengono da Lui, esistono in grazia di Lui, tendono a Lui “(Romani 11,36). Come si potrebbe interpretare in modo vivo e pratico questo versetto? Il modo migliore per imparare dalla sacra scrittura, è quello di rivolgersi all’interpretazione che ne danno i Padri della Chiesa. È doveroso però fare una premessa. Tutto verrà spiegato con parole semplici, quindi non spaventatevi se a prima vista ci saranno delle difficoltà. Infatti quando si legge un giallo divertente tutto scorre liscio. Quando invece si cerca di imparare una cosa nuova, anche gli studiosi “perdono il filo”.  A tutti, ma proprio a tutti capita di dover rileggere un passo anche due o tre volte. A parte chi è oberato da una grossa preoccupazione, a cui non chiediamo nulla, normalmente cercare di conoscere qualcosa di nuovo sul Signore è una prova di amore verso di Lui. Fare un piccolo sforzo per cercare di capire, è proprio questa manifestazione di amore. La ricompensa sarà una luce nuova sulla propria vita spirituale. Allora coraggio, rivolgiamoci senza paura ad un grande Padre della Chiesa :”In base agli esseri noi conosciamo la Causa degli esseri….(cioè leggi:  Dio  Padre, che ha creato ogni cosa), in base alla diversità degli esseri, impariamo la Sapienza in sé sussistente di Colui che è (cioè leggi: il Cristo Sapienza, per mezzo della quale tutte le cose sono state create una diversa dall’altra, ciascuna con la propria forma particolare), e dal movimento naturale degli esseri (cioè leggi: dal loro tendere verso il Cristo perché ogni persona, animale, cosa, si rivolge con amore riconoscente verso colui per mezzo del quale è stata creata), impariamo la vita in sé sussistente di Colui che è la potenza vivificante gli esseri (cioè leggi: la Vita stessa di ogni cosa): lo Spirito Santo” (San Massimo il Confessore, Capitoli vari, I° centuria, n°71, Filocalia vol. 2).  In che senso San Massimo ci sta aiutando? Perché distingue bene e spiega le tre fasi descritte da San Paolo. Ricordiamole: “tutte le cose provengono da Lui (prima fase, il Padre), esistono in grazia di Lui (seconda fase, il Cristo), tendono a Lui (terza fase, lo Spirito Santo)”. Tutto ciò è di grande importanza, perché ci illustra il funzionamento spirituale di tutto l’universo e di tutti i suoi abitanti. Ciò non è semplice teoria. Come vedremo si arriverà a conseguenze pratiche di notevole importanza. Allora vediamo. San Massimo ci spiega che la Creazione, seguendo San Paolo, ha due fasi distinte. Nella prima Dio Padre crea tutte le cose, come descritto nella Bibbia. Qui però è importante comprendere con San Paolo, che….” esistono in grazia di Lui….”, cioè esse sono create per mezzo del Cristo che in sé contiene i progetti di tutte le cose, animali e persone già create e che saranno create. Questo lo si vede, dice San Massimo, dal fatto che ogni cosa ha le sue caratteristiche che la differenziano dalle altre creazioni. Ogni cosa, appunto, è un progetto a sé. Anche le foglie di un albero. È la Sapienza del Cristo che realizza tutto ciò. In altre parole, San Massimo ricorda che… in base alla diversità degli esseri, impariamo la Sapienza di Colui che è (cioè il Cristo, come abbiamo detto). Fin qui la prima fase della creazione. Quello che sorprende veramente, è che c’è una seconda fase, in cui “….tutto tende verso Dio”. Cioè esiste un ritorno delle cose create verso Dio, non nel senso del movimento fisico ma nel senso del volgersi, guardare, contemplare, desiderare, amare quella che è l’origine della propria esistenza. Ripetiamo ciò che dice San Massimo: “…e dal movimento naturale degli esseri (cioè dal loro tendere verso il Cristo per mezzo del quale tutte  le cose, gli animali e le persone sono state create), impariamo la vita di Colui che è la potenza vivificante gli esseri. Lo Spirito Santo”. Ecco completata la Trinità. Dunque lo Spirito Santo ci orienta verso Dio e verso il Cristo. Tendiamo tutti a Lui in forza della vita che ci è stata donata, credenti e non credenti, animali e rocce. Tutti. Tutti perché questo è il movimento della vita dello Spirito, che giustamente qualcuno ha chiamato “Liturgia Cosmica”. In conclusione di questa parte, sottolineiamo che la sacra scrittura con i Padri che la interpretano, ci dice che perché ogni cosa esista, non basta la “semplice” creazione, ma è necessario che il creato si rivolga con amore verso il creatore, tendendo a Lui.

 

L’azione salvifica dello Spirito Santo

San Massimo prosegue: “Lo Spirito Santo non è assente da nessuno degli esseri, soprattutto in quelli che in ogni modo partecipano della ragione. ….poiché è Dio e Spirito di Dio, e si trova provvidenzialmente in tutti con la Sua potenza….per questo vediamo molti uomini, anche tra i più barbari e nomadi, volgersi ad una vita decorosa e buona”. Quindi tutti, in modo consapevole oppure non consapevole, guardiamo al bene ed alla virtù. E, quando siamo spinti dallo Spirito Santo, operiamo il bene. È ovvio che questo movimento verso il Signore è facilitato dalla fede, dalla grazia, dalla preghiera e dai sacramenti. Mentre è ostacolato dal peccato e dalla idolatria, che ci fanno guardare ad altro, desiderare altro, tendere verso altro diverso da Dio.  In questo modo ci distogliamo dal percorso stabilito per tutta la creazione, che è quello di riunirsi intimamente a Dio, per realizzare la seconda fase della creazione che ne è la pienezza. L’essere Dio tutto in tutti, come ci insegna San Paolo (1 Corinzi 15, 28), l’unione tra Spirito e Materia profetizzata dalla stessa incarnazione. Il peccato e l’idolatria allora, realizzano purtroppo la nostra condanna, che consiste nel non partecipare al fine ultimo della creazione, all’unione con Dio. Ce ne andiamo da un’altra parte, e non ci salviamo. Ecco perché lo Spirito Santo ci conduce alla salvezza: perché ci conduce, nel suo movimento, verso Dio.

 

Come si facilita il nostro tendere a Dio?

Come possiamo fare per ascoltare compiutamente lo Spirito e migliorare il nostro percorso verso Dio? Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima di tutto vedere questo: cosa vuol dire tendere a Dio? Come tende a Dio un non credente, così come descritto da San Massimo?  Il segreto sta in ciò che i padri dicono dell’incarnazione. Dopo la venuta nella carne del Cristo sulla terra, e la sua resurrezione, il modo ordinario di vedere il Cristo incarnato, sta nelle virtù. In altre parole il Messia sta ora, oltre che nell’Eucarestia, nella pazienza, nella misericordia, nella speranza, nella carità, etc. In una parola nei frutti dello Spirito Santo. È per questo che San Paolo dice: ”rivestitevi di Cristo” ( Romani 13,14), cioè praticate le virtù, praticate i frutti dello Spirito Santo. Dunque è avendo in mente le virtù dello Spirito che noi agiamo santamente e tendiamo a Dio.

Allora tutto questo nella pratica cosa vuol dire? Vuol dire che, oltre ai sacramenti ed alla preghiera, un aiuto nel nostro cammino, può venire dal meditare sulle virtù.

 

La contemplazione delle virtù nel Vangelo

Giustamente quando leggiamo un capitolo del vangelo, o ne ascoltiamo la proclamazione durante la liturgia, tendiamo a soppesare con attenzione le parole della predicazione di Gesù e delle Sue parabole. Possiamo però anche contemplare le sue azioni. Ognuna delle sue azioni infatti, esprime una Virtù divina. Talvolta, anche ciò che gli altri dicono di Lui.  Al di là di esempi scontati, come la compassione nei confronti dei malati che poi guarisce, o le abilità nel proclamare nella predicazione la novità della Buona Novella, esistono virtù più nascoste. Per esempio Gesù ascolta sempre con attenzione chi gli chiede aiuto. Questo rappresenta un insegnamento. Nella nostra vita quotidiana, saper ascoltare è una capacità profondamente cristiana. Molto poco diffusa, purtroppo. Altre volte Gesù si allontana dalla folla per cercare, nella preghiera, un rapporto personale, da solo a solo con il Padre. Altra virtù piuttosto disertata quanto importante per vivificare la nostra vita di tutti i giorni. L’infanzia di Gesù ci avvicina all’atteggiamento di completo abbandono nelle mani della provvidenza. Come bimbi. Si potrebbe continuare a lungo. Veramente quasi ogni situazione nel Vangelo se non ogni versetto, ci illustra le virtù dell’Uomo-Dio. Ed ognuna di queste virtù può da noi essere vissuta nella vita quotidiana.

 

La contemplazione delle virtù nelle vite dei santi e nel nostro prossimo

La Chiesa sa bene tutto questo e provvede a fornirci dei modelli a noi più vicini: i santi. La loro vita sta lì per questo. Essi sono “rivestiti di Cristo” e ce lo mostrano nella loro vita. Vita a volte distante da noi nel tempo, ma spesso anche molto vicina. Guardare la vita dei santi per riflettere sulle loro virtù, su ciò che essi in particolare riflettono del Salvatore. E imparare. Assorbire. Meditare. Fare nostro. Ma soprattutto cominciare a vedere queste virtù, anche negli altri.  Forse non saranno eroiche come nei santi, ma spesso le persone che ci circondano, riflettono come specchi le virtù del Cristo. Quanta ammirabile pazienza, per esempio, ci comunicano quelle persone che curano con amore i loro congiunti malati. A volte gravi ed incurabili! Quanta obbedienza ci illustrano quei lavoratori che, chiamati ad operare nelle nostre case per i più vari motivi, si impegnano a fare presto e bene il lavoro che gli abbiamo chiesto! Basta purificare la nostra attenzione ed imparare a guardare….a osservare e a scoprire.

 

Conclusioni

Meditare in modo cosciente sulle virtù, con esempi nella vita e nei santi e nella vita quotidiana, potrebbe facilitare in noi l’azione dello Spirito, promuovendo il passaggio delle virtù stesse dalla sfera cosciente e riflessiva, a quella spontanea ed immediata. Quella cioè che si traduce in azione. In una parola può contribuire a purificare il nostro cuore ed a santificare le nostre azioni.