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Ci sono tanti tipi di articoli scritti per altrettanti e vari scopi. Spesso è utile sapere quale tipo di articolo stiamo per leggere e quale è il suo fine. Se cerchiamo un articolo di argomento storico e ne troviamo uno composto per i bambini delle classi elementari, storciamo il naso e ci dirigiamo altrove, perché cerchiamo più informazioni. Se vogliamo una spiegazione circa un passo della bibbia e ci imbattiamo in un trattato di teologia, ci sentiamo in difficoltà. Ecco perché è importante avere ben chiaro cosa si trova e perché è stato scritto.

Molti, quando entrano nella rete, se sono interessati ai temi della fede, cercano qualcosa di molto breve. Si tratta di messaggi che poi vengono condivisi sui social, che talvolta piacciono per la loro incisività. La tendenza è alla brevità, anche perché, ammettiamolo, si fa meno fatica. È un processo generale, che non riguarda solo la fede. I libri vengono letti sempre meno. Gli articoli diventano sempre più brevi. Il ritmo si fa sempre più veloce ed incalzante. Fare più cose in sempre meno tempo. Teofane il Recluso amava dire: “Dove c’è velocità c’è il Diavolo”.

In fondo aveva ragione: la velocità ed il ritmo ci rendono sempre più difficile il discernimento. Più veloci si va e meno si ha il tempo per riflettere, ed il nemico riesce a far passare indenne ogni sorta di pensiero malvagio nella nostra mente. No. Non facciamoci prendere anche noi dal vortice. Il cristiano impara col tempo a difendersi da ogni frenesia distruttiva. Ma vediamo meglio come tutto ciò si applica a questi articoli.

 

Distinzione tra esortazione e catechesi

 I messaggi di una certa brevità hanno certamente il pregio della concisione e talvolta della chiarezza. Deve però essere precisato che essi appartengono alla categoria delle Esortazioni. Le esortazioni sono quegli scritti che ricordano al cristiano quello che egli già sa.  In effetti, in mezzo alla bufera della vita ed ai suoi affanni, tutti tendiamo a dimenticare. Le esortazioni sono allora utilissime, perché riportano la nostra attenzione su ciò che è essenziale. A questo fine è opportuna una certa chiarezza e una certa brevità. L’ideale potrebbe essere addirittura una sentenza dall’evidenza bruciante, ma vanno bene anche alcuni discorsi che riassumano una sapienza biblica o patristica. Non sono necessarie troppe spiegazioni o troppi approfondimenti. Soprattutto non c’è da spiegare nulla: si sa già. Piuttosto si ricorda, si fa presente. Molti sono stati aiutati dal leggere sul telefonino l’esortazione giusta al momento giusto. Chi si dedica a far circolare esortazioni fa un gran bene.

Nella Chiesa, però, sono necessarie anche altre cose. In particolare è anche importante imparare cose nuove. Perché? Perché è necessaria la formazione? Non dobbiamo, in fondo, essere semplici come bambini?  Sono domande che sorgono spontanee, e che richiedono una vera risposta. Ce la dà un grande padre della chiesa: Massimo il Confessore. Cosa ci dice questo difensore della fede, morto per la Verità? San Massimo ad un certo punto della sua vita, si chiede: Che cosa è la Carità? E scrive per illustrare la più grande in assoluto delle virtù, una serie di pensieri raccolti in alcune centurie. E quale è la risposta alla domanda delle domande? Ecco la risposta, contenuta nel primo rigo del primo paragrafo della prima centuria sulla Carità, pubblicata nella Filocalia:

“La Carità è una disposizione buona dell’anima, in forza della quale essa non preferisce alla conoscenza di Dio nessuna delle cose che sono”.

C’è da rimanere tramortiti. Ci verrebbe da dire: “Ma….San Massimo cosa stai dicendo? La Carità non è forse fare l’elemosina ai poveri? Lo dicono anche loro;….: ” Vi prego signori fatemi la carità…”. Tendendo la mano. Il fatto è che il termine Carità, ha subito purtroppo una trasformazione nel tempo, che l’ha allontanato dal vero significato datogli da sempre dalla Chiesa. Si tratta di un fenomeno che gli studiosi del linguaggio conoscono bene: un vocabolo trasforma nell’uso il proprio significato, in base alla cultura del tempo. E questo è successo proprio alla Virtù più importante. Alla Virtù delle Virtù. La Carità, da amore per Dio è diventata amore per il prossimo. La Carità, infatti, per i Padri, è amare Dio per sé stesso ed il prossimo per amor di Dio. Ma amare Dio per sé stesso, significa amare qualcuno che non si conosce e che non si è mai visto. È un amore che ci ha messo nel cuore il Battesimo, e che l’Eucarestia ravviva. E più questa fiammella si ravviva, e più cerchiamo di conoscere Dio, l’oggetto cioè del nostro amore. E più Lo cerchiamo e più lo amiamo, e così più ancora vogliamo conoscerLo. Ce lo confermano i Salmi: “Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco” (Salmo 25(LXX) versetto 8). E il cuore ama, ama e cerca il Volto del Signore, vuole conoscerLo, perché l’Amore è semplicemente fatto così. Chi ama vuole conoscere l’amato. E San Massimo si è fatto interprete di questa profonda Sapienza Biblica in sintonia con gli altri Padri della Chiesa.

Ecco dunque spiegato il perché. Perché dobbiamo imparare cose nuove? La Chiesa ci chiede di imparare cose nuove, perché in noi si ravvivi la fiammella della Carità, cioè dell’amore per Dio. Di quell’amore che poi alimenta anche il nostro amore per il prossimo. E per conoscere cose nuove dobbiamo rivolgersi alle catechesi piuttosto che alle esortazioni.

 

In cosa consiste una Catechesi?

Per saperlo c’è un modo semplice. Rivolgiamoci al Maestro dei maestri. Gesù infatti è stato il primo catechista. Attenzione: non stiamo parlando di predicazione, ma di catechesi, che è un’altra cosa. E quando ha fatto Gesù il catechista? Quando ha istruito Cleopa ed il suo compagno lungo la strada di Emmaus. Infatti, dopo la sua resurrezione, Gesù apparve a due viandanti che, in preda alla tristezza, parlavano delusi della Sua crocifissione. Ma Egli li rimproverò, e così li istruì: “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Luca 24,27-32).

Vediamo allora cosa possiamo imparare da questo brano del Vangelo di Luca.

Prima di tutto possiamo dire che la Catechesi è finalizzata a soffiare nella brace di quella fiammella di amore, di Carità, che tutti i battezzati portano nel cuore. Il suo scopo è quello di alimentare la Carità, di ravvivare questo fuoco, offrendo l’occasione di conoscere meglio il Signore, così come segretamente desidera il nostro cuore.  Ce lo  hanno insegnato San Massimo ed il Vangelo stesso: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”  La Catechesi si può fare poi in molti modi. Prendiamo ora in considerazione quella che si fa con degli articoli. Come si trasmette qualcosa di nuovo? Come possiamo vedere una cosa conosciuta da un punto di vista diverso? Ecco cosa fa il Signore Gesù: “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. Dunque il Signore ci insegna che la prima fonte di una catechesi è la Sacra Scrittura. Tutto questo comporta però una condizione di lettura molto diversa dalla esortazione. Vediamo perché.

1 –Nelle catechesi, se vogliamo partire dalle Scritture come Gesù ci insegna, dobbiamo dare delle spiegazioni. E le spiegazioni sono tanto più lunghe, tanto più si cerca di essere elementari, in modo che tutti capiscano.  Ecco che si richiede spazio e l’articolo si allunga

2 – Dobbiamo poi giustificare quello che diciamo. Non possiamo parlare della fede con faciloneria, erigendosi a professori che parlano senza dare conto di quello che dicono.  Ci poniamo allora questa domanda: quali spiegazioni dare? Le nostre? La Chiesa ci viene in aiuto e ci dice: la Bibbia si interpreta con l’aiuto dei Padri.  Essi hanno composto omelie e commenti sulle Sacre Scritture, che ci possono aiutare a comprendere.  Ma c’è dell’’altro: l’esperienza dei santi. La vita stessa della santità, rappresenta un commento vero e vissuto, alla Bibbia. In tutti questi casi non possiamo prendere scorciatoie. Dobbiamo riportare brani della scrittura, commentarli, dobbiamo citare la Teologia o gli scritti Patristici, dobbiamo far riferimento alla vita ed agli scritti dei Santi. Tutto questo richiede spazio ed allunga i tempi di lettura.  Non ci sono scorciatoie, la catechesi è fatta così.

Quali sono allora le difficoltà di chi legge una Catechesi? Sono due. Innanzitutto i tempi di lettura. Essi non possono essere brevi per le ragioni sopra esposte. Oggi non siamo abituati a tempi di lettura prolungati, come si è detto, e questo rende tutto un po’ più difficile. Per risolvere questo problema non si può accorciare gli articoli come qualcuno chiede, per le ragioni appena dette. Allora? Allora chi scrive divide tutto in paragrafi. I paragrafi sono fatti apposta per aiutare coloro che richiedono tempi di lettura brevi:

Si legge un paragrafo alla volta e si spezzetta la catechesi in più parti, da distribuirsi in alcuni giorni.

C’è poi una difficoltà maggiore a cui è bene dedicare un paragrafo a sé.

 

Apprendere è un esercizio di umiltà

Gli psicologi dell’apprendimento hanno ben chiaro un concetto base della loro disciplina: imparare significa, in genere, sostituire una conoscenza con un’altra.

Per i bambini è tutto più facile: si hanno poche conoscenze ed il maestro/a rappresenta l’autorità. “L’ha detto la maestra!” E questo basta per incamerare qualcosa di nuovo. Per l’adulto non è così. L’adulto ha già una sua idea del mondo ed in particolare, della fede. Senza dubbio, è vero che possono esserci nozioni completamente nuove, che spesso vengono abbastanza facilmente accettate. Oppure, si deve passare da un concetto ad un altro, e questo è più difficile. In ogni caso, apprendere qualcosa di nuovo, od imparare che esiste un punto di vista diverso circa le cose che già si sanno, comporta fatica. È inutile negarlo. Non sempre fa piacere vedersi scombussolare certezze acquisite da anni. Ci si può ribellare. Si tende magari a non accettare. In ogni caso cambiare comporta fatica, fatica ed un briciolo di umiltà. Non molta fatica, ma un po’ di sforzo è necessario. Lo supera l’amore, la Carità, che nel suo slancio desidera il Signore e brama conoscerLo.

Certo, è possibile che un articolo un po’ lungo capiti in un momento poco opportuno. D’accordo. Ma prima o poi il Signore ci aspetta per 10 minuti di amore e di intimità con Lui. Sì, perché imparare qualcosa di Lui è intimità spirituale e, come abbiamo visto, amore…e in fondo si tratta di soli 10-12 minuti.

 

Conclusioni

Gli articoli sulla fede, si possono distinguere dunque,  in esortazioni ed in catechesi. Abbiamo anche visto che tutt’e due queste categorie di scritti spirituali sono importanti. Abbiamo inquadrato il senso della catechesi, ed allora è bene concludere che questi articoli, appunto, cercano di essere delle Catechesi. Qualcuno più riuscito, qualcuno meno. Qualcuno che parla di cose in realtà già conosciute altri più ricchi di novità. Tutti però sotto il segno della Catechesi. Dunque soffiamo anche noi nella brace del nostro cuore, e ravviviamo con gioia e felicità la Virtù più grande: la Carità.