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Col rendersi conto la consapevolezza è appena iniziata. Serve CREDERCI.

Lo scoglio maggiore alla piena consapevolezza è forse questo. Tutto converge contro. L’ambiente, la cultura popolare, il sentimento dei celibi consacrati. Ci sono poi certi elementi distorti dell’insegnamento che ci è stato dato, e che crediamo veri. La nostra insicurezza. Quest’ultima in molti la fa da padrona. All’insicuro dovremmo ricordare la parabola dei talenti. Chi per paura ha nascosto l’unico talento che ha non è scusato. Anzi, si può quasi dire, che il Vangelo non fornisca troppe scuse per gli insicuri (Mt 25,14-30). Dobbiamo combattere tutti contro la nostra paura di sbagliare. Tuttavia una cosa deve essere ben chiara: il bisogno di segni esterni ci può ingannare. L’approvazione UFFICIALE del nostro desiderio di Dio. L’abito, l’appartenenza ad un monastero. La consacrazione pubblica. Queste cose ci avrebbero  dato coraggio, e ci saremmo sentiti a posto. Il Signore non ha voluto così per noi. Il rischio è quello di prendere solo il lato negativo di questa circostanza: ciò che sento nel cuore non è stato ufficialmente approvato, quindi non è vero. E’ tutto un inganno. Meglio non sbagliare, NON CI CREDO OPPURE NON CI CREDO PIU’, OPPURE NON RIGUARDA ME PERCHE’ SONO SPOSATO etc.. INSOMMA HO PAURA DI SBAGLIARE, MEGLIO FAR FINTA DI NIENTE. MEGLIO SEPPELLIRE IL TALENTO, CIOE’ NON PENSARCI O NON PENSARCI PIU’. Appunto seppellirlo.

 Cosa pensava Gesù di chi chiedeva segni?

Dio non solo guarda al cuore, ma è particolarmente severo con chi cerca affannosamente segni esterni. La maggior parte delle critiche rivolte da Gesù a Scribi e Farisei riguarda proprio tali segni, come per esempio:

  • In Matteo 23,27-28 Gesù apostrofa i farisei con l’espressione “Sepolcri imbiancati”, con una netta distinzione tra inganno esteriore e realtà interiore. Ecco cosa pensa il Signore dei cosiddetti segni, ed ancora:
  • In Matteo 6,7: “Pregando poi non sprecate molte parole come fanno i pagani…. Ma poi conclude “..prega il Padre tuo nel segreto…”.
  • Ed altri esempi ancora. In Matteo 12,38-39. I Farisei chiedono a Gesù un segno ma Lui risponde seccamente: ”…questa generazione maligna e adultera cerca un segno ma non le verrà dato altro segno che quello di Giona.

Insomma pare che al Signore tutta questa ricerca di segni non piaccia. Si ha allora un bel dire “ ….Ma abbiamo bisogno di segni….” . E’ solo buon senso apparente. Gesù a questo buon senso risponde in modo molto secco: “…generazione maligna e adultera….”. Cerchiamo di capire. In pratica Dio ci chiede in queste circostanze, di maturare, di non cercare più il latte spirituale, ma il cibo solido (1 Cor 3,2). Ci chiede di cercare un cibo da svezzati. Quindi ci invita ad andare al sodo. Alle cose vere. Al Cuore, sulla base del quale giudicherà. E’ agire in base al cuore la difficoltà maggiore. Pertanto esso va preparato con la preghiera. Un cuore riscaldato con cura da una preghiera costante ed assidua, avrà meno difficoltà ad accettare l’incertezza. Sarà un cuore che non terrà conto della mancanza di quei segni, che nella nostra fantasia ci aiuterebbero tanto. E’ necessario un salto nella fede. E’ necessario prendere coscienza che il materialismo, imperante e dominante anche su di noi, ci spinge a credere SOLO a quello che si vede. Sono i famosi segni di cui si avrebbe bisogno. Quindi ci spinge a non credere a ciò che viene dal cuore, perché invisibile. Questo il bivio. Questo l’inizio dello svezzamento da essere carnali, come dice l’Apostolo in 1 Corinzi3,2,  a realmente spirituali.

Cosa fare?

Come affrontare questo bivio? Non si ripeterà mai abbastanza che per crescere nella fede, non c’è forse niente di meglio che approfondire in modo deciso il nostro rapporto personale con Dio. Dobbiamo assicurargli tempo e concentrazione, con costanza e decisione, difendendolo dalle distrazioni e dalle dispersioni. Recuperare se lo abbiamo dimenticato o approfondire se lo pratichiamo. Il nostro rapporto personale con Dio è fondamentale. Non è importante solo per crescere nella fede, e fare a meno di “prove” visibili, ma anche per meglio combattere le tentazioni. Si perché un altro formidabile capitolo delle nostre indecisioni va assegnato al combattimento interiore (se c’è).

Ingannati dai “pensieri” malvagi

Si può infatti cadere in ogni sorta di tranello. Si va dall’insinuare il sospetto di avere un disturbo mentale, alla interpretazione psicologistica del nostro desiderio di Dio, alla sua interpretazione sociale come “evasione”. E le accuse che ci rivolgono i “nostri” pensieri, possono diventare martellanti. Se per noi le tentazioni non esistono, saremo allora indifesi. Disarmati di fronte alle ondate del dubbio. E’ allora bene chiarire una cosa. Nessuno psichiatra, nessun psicologo, nessun sociologo e forse nemmeno un prete, può riuscire ad “interpretare” con successo, riducendolo a fenomeno umano, il nostro amore per Dio. La nostra passione per Lui.  Il nostro desiderio di passare il nostro tempo con Lui. NESSUNO. C’è una sola spiegazione, una ed una soltanto: Dio ci chiama!