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Meditazioni

Perché occuparsi tanto del rapporto con Dio? In fondo le scelte di questo Blog sono chiare. Si tratta di ricordare al popolo che cammina verso il Signore, che Egli cerca Adoratori in Spirito e Verità, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni. Ed il Vangelo è Vangelo. Adoratori, perché il primo sguardo deve essere verso Dio, come ci spiega l’ordine stesso dei comandamenti. In Spirito perché il Signore vuole che il nostro sguardo sia animato dall’amore verso di Lui che è Carità, il dono più importante dello Spirito Santo. E l’adorazione non è tale se non è saldamente radicata nella Verità. Verità come libertà dagli errori delle dottrine del secolo. Verità come rivelazione attraverso la Scrittura.  Verità come Teologia, che dalla interpretazione di queste Scritture data dalla Tradizione dei Padri, trae la propria stessa ragione d’essere.

Dunque niente Pietismo, cioè niente rivendicazione di una Devozione contrapposta alla conoscenza razionale dei Dogmi. Niente anti-intellettualismo, niente sentimentalismo. Solo risposta ad una Domanda di Dio. Il Padre infatti cerca Adoratori in Spirito e Verità. Il fatto che la ragione prepari l’uomo alla grazia della fede, sta semplicemente scritto in Romani 1,20-22: “Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;  essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.  Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti”.

Dunque una fede solidamente piantata sulle basi dell’Intelletto e della Volontà. Chi scrive ha conosciuto una giovane studentessa universitaria, che studiando la cellula umana, è rimasta così colpita dalla sua bellezza e dalla sua perfezione, da rivolgersi a Dio e convertirsi. Esempi come questi sono innumerevoli.

 

Una fede per i piccoli

Tuttavia ci sono dei problemi. E i problemi vanno risolti. Essi riguardano il  Tutti ed il Tutto.

Tutti

Passato l’entusiasmo bisogna, appunto, cominciare a ragionare. I medici che si dedicano al cervello ed alle sue malattie, ci informano che il 2,5% della popolazione ha serie difficoltà nell’intelligenza. Per molti di essi è impensabile accedere alle 5 prove dell’esistenza di Dio di San Tommaso d’Acquino. E’ vero che ogni effetto ha una causa, per cui ci deve essere una causa prima. Tuttavia il concetto stesso di Causa non compare subito nel bambino. Ci vuole del tempo perché si sviluppi ed in certi soggetti, quelli che rientrano nel 2,5% citato prima, non si sviluppa mai pienamente. Un altro 2,5%, pur non avendo un ritardo mentale conclamato, ha difficoltà a ragionare. Essi, pur arrivando al pensiero astratto fanno fatica ad usarlo. Essi si trovano in imbarazzo, anche di fronte a ragionamenti che gli altri reputano banali. Dunque siamo al 5% della popolazione. Uno su 20.  Eppure chi ha accompagnato dei malati gravi ad un santuario in pellegrinaggio, sa che tante di queste persone sono animate da una bella fede. Poi ci sono i bambini. In ambito cattolico romano, molti preti sarebbero pronti a testimoniare di aver trovato bambini che a 5 anni vogliono la prima comunione. Sono bambini che sanno rispondere alle domande più comuni del catechismo. Si pensa, forse, che siano arrivati alla fede grazie a dei ragionamenti sillogistici? Si pensa forse che sappiano capire la logica stringente della teologia scolastica? In tutto siamo almeno al 10% della popolazione. Queste persone, spesso animate da una fede semplice ma sincera, rappresentano una pietra d’inciampo per chi vuole costruire degli assoluti su una base razionalistica. Per loro c’è il Vangelo che ci parla di una rivelazione divina riservata ai piccoli: Matteo 11,25 “In quel tempo Gesù disse: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”. E ai piccoli il Signore parla al cuore. Il cuore è talvolta disprezzato dagli intellettuali ma è amato da Dio perché è il vero centro della persona, e la parte superiore dell’anima. è lì che tutti gli uomini, piccoli e grandi, sapienti e non sapienti, intelligenti e non intelligenti, percepiscono misteriosamente, attraverso il senso spirituale o nous, la presenza di Dio. Dunque, è qui che si gioca la vera fede che consiste in una misteriosa e spirituale percezione della presenza di Dio, e non una semplice ed ideologica adesione razionale a un Dio filosofico.

 

Tutto: la ragione e la fede in Cristo Salvatore

Siamo d’accordo dunque che molti arrivano a Dio con il retto uso della ragione, se, e quando, sono in grado di usarla. Ma in genere si tratta del Dio Creatore di cui appunto parlano le 5 Prove della Scolastica. Ma a questo arrivano anche i Mussulmani, gli Ebrei ed una moltitudine di popoli non cristiani. Ma i Cristiani credono che Gesù Cristo sia il Signore. Questo glielo dice la ragione? Proprio San Paolo in 1 Corinzi 12,1-3 ci spiega:” Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio che restiate nell’ignoranza.  Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare verso gli idoli muti secondo l’impulso del momento.  Ebbene, io vi dichiaro: come nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire «Gesù è anatema», così nessuno può dire «Gesù è Signore» se non sotto l’azione dello Spirito Santo”.

San Paolo non parla in modo astratto. Parla a partire dalla propria esperienza. Tutti sanno che era un devoto Ebreo che credeva in Dio e perseguitava con zelo i Cristiani. Inutile citare i passi della Scrittura in cui si parla della sua spettacolare conversione sulla via di Damasco. Non ci è arrivato con la ragione ma con l’esperienza di una grossa grazia. Cosa dovremmo dire? Che a Paolo è stata concessa un’esperienza in via straordinaria, ma per tutti noi questo non vale? Ma non c’ è forse l’esperienza di tanti, che si sono convertiti dopo una esperienza, a volte drammatica?

In Matteo 16, 15-17 è Gesù stesso che ci conferma la parola di Paolo; “ Disse loro: «Voi chi dite che io sia?».  Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”.

Dunque se è vero che la ragione rettamente usata può condurre alle soglie della fede, è meno evidente che si possa credere che Gesù è il Signore seguendo un percorso logico.

Ma non è finita qui. Non basta ammettere che Dio esiste. Non è sufficiente nemmeno riconoscere che Gesù Cristo è il Signore. Il Dio della Bibbia è un Dio con cui si entra anche in rapporto. Il Dio di Abramo è un Dio Vivo, con cui Abramo è coinvolto in un dialogo.  Dio Parla ad Abramo, gli ordina delle cose. Dio Parla a Mosè. Dio parla a Giona, parla a Davide, parla a Giobbe. E Giona non è d’accordo. Giobbe discute. Gesù parla al Padre ed ha insegnato a farlo anche a noi. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe non è il motore immobile aristotelico, è un Dio VIVO!

Tutto questo sembrerà a qualcuno scontato. Non lo è affatto. Molti credenti, anche assidui alle liturgie domenicali, si fermano alla credenza in un Dio lontano. Teoricamente ammissibile. Oppure amano le parole di Gesù e lo riconoscono come Messia, ma non lo vivono come un Dio presente nella loro vita. Questo è il punto! Il Dio dei cristiani conduce ad un incontro. Ad un incontro personale. Ad un certo momento sboccia un io-Tu.  Crescere, camminare nella fede, vuol dire maturare in questo io-Tu. Trasformarsi grazie ed attraverso questo io-Tu.  Ecco dove sta il nocciolo.

 

Conclusioni

 In conclusione. Rapporto personale con Dio non vuol dire devozionismo irrazionale ed anti-intellettuale. La ragione e l’intelletto svolgono un ruolo fondamentale nella vita del Cristiano, così come la volontà. E’la stessa scrittura che ce lo ricorda. Altro è invece fare dell’intelletto e della volontà una bandiera e cadere nell’intellettualismo e nel volontarismo. Ismi, cioè esagerazioni, intorno alle quali pretendere di costruire degli assoluti. Non dobbiamo infatti dimenticare, che non siamo noi col nostro intelletto e la nostra volontà a condurre le danze, ma lo Spirito Santo.