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I Padri della Chiesa molto insistevano sull’educazione alla contemplazione. Questa, naturalmente, passava attraverso varie fasi, come tutti i cammini nello Spirito. Viene da chiedersi per quale motivo. Lo scopriremo insieme, ma una cosa possiamo dire: la Chiesa non si limita ad accompagnare i fedeli a compiere i primi passi nella fede. Essa come tutte le buone madri, dopo aver insegnato ai propri piccoli il modo utile di spostarsi camminando, ci prende per mano e ci esercita nella corsa e nel gioco.  Vediamo come.

 

La lezione di san Massimo il Confessore

Massimo il Confessore, in un celebre scritto, l’ Ambigum 10, ci impartisce alla 4° contemplazione, il seguente insegnamento:

“Contemplazione di Giosuè e del passaggio del Giordano” (Dal libro di Giosuè al capitolo 3):

“Così Giosuè, il successore di Mosè,…. avendo preso la guida del popolo che precedentemente in molti modi, nel deserto era stato educato alla devozione,….fece passare tutto il popolo, senza che si bagnasse, attraversi il Giordano, …..Egli manifestava il Logos Salvatore (cioè il Cristo, indicato dallo stesso nome, Giosuè=Gesù, n.d.r.)…il quale, dopo che è terminata la lettera delle disposizioni della Legge (Mosè ed i comandamenti, n.d.r.), assume la guida del vero Israele, cioè di colui che vede Dio: questa guida si attua nei pensieri.”

In pratica, San Massimo vuole dire che leggendo il Capitolo terzo del libro dell’Antico Testamento intitolato “Giosuè”, ha contemplato, cioè ha avuto una ispirazione che gli ha fatto comprendere questo significato spirituale, che ci fa contemplare anche a noi: Il Signore Gesù Cristo guida il popolo che crede in Lui, aiutandolo a “passare il Giordano”. Egli cioè, simbolicamente fa passare i credenti, dal mondo materiale, simboleggiato dalla “lettera della legge”, al mondo Spirituale (detto dai dotti “intellegibile”). Ovvero dal mondo visibile a quello invisibile. Questo passaggio, san Massimo precisa che si attua nei pensieri. Cosa vuol dire? Vuol dire che quando si passa dal mondo visibile a quello invisibile, si passa dal mondo dei sensi, quello che si vede e si tocca, a quello che si capisce. Cioè a quello che “vediamo”, comprendendo col nostro intelletto.

Questa è la chiave, il segreto per “vedere” ciò che non si può vedere. Si usa il termine vedere come una figura, per riuscire ad esprimerci ed a capire. Infatti quando si “vede” l’invisibile, in realtà non vediamo niente di fisico, ma capiamo, comprendiamo con il nous, cioè contempliamo con l’occhio del cuore.

 

….che precedentemente in molti modi, nel deserto era stato educato alla devozione

Ma questo occhio interiore, questo occhio del cuore che contempla, perché funzioni deve essere “pulito”. Altrimenti non vede. Cioè, non capisce niente, e ci lascia in balia delle nostre passioni. E come si fa a pulirlo? San Massimo ci spiega che precedentemente nel deserto, il popolo era stato educato alla devozione. Cioè ad amare il Signore ed il prossimo. Sono i comandamenti. Non si può passare simbolicamente il Giordano, cioè non si può arrivare a “vedere” il mondo invisibile, se prima non si rispettano i comandamenti. Se prima non si è educati in molti modi alla devozione: cioè se prima non abbiamo imparato a vivere la base della vita cristiana. A confessarci, ad andare convenientemente alla Liturgia Eucaristica, a comunicarci  con la giusta frequenza. E forse ogni tanto ricordandoci di pregare. Ecco quelli che sono i “fondamentali”, senza i quali è un po’ difficile seguire il Signore Gesù.

 

Primi passi nel mondo spirituale

Cosa succede quando cominciamo “a metterci un po’ a posto” con la fede? I primi frutti del giusto cambiamento morale, sono ancora da ricercarsi nel mondo visibile, visto però “con altri occhi”. Cioè cambia la nostra attenzione. Cambia il nostro “far caso”. Ci interessano meno le cose che piacciono tanto a chi non ama Dio. Diventiamo meno fanatici nel cercare il guadagno, o l’approvazione da parte degli altri. Man mano che la nostra anima comincia a guarire, cerchiamo di più “le cose del Signore”. Leggiamo libri sui santi, ascoltiamo conferenze e guardiamo video di uomini di Chiesa sperimentati. Cerchiamo di migliorare le nostre conoscenze su Dio. Scopriamo che alcune cose che prima ci divertivano tanto, ora ci annoiano. Sono i segni che il nostro “Nous”, ovvero l’occhio spirituale del nostro cuore, comincia a tergersi, a ripulirsi. Dunque dapprima cambia la nostra attenzione. Questo è un requisito fondamentale. La pulizia del cuore consiste infatti in un cambio radicale della nostra attenzione, del nostro far caso a. Senza un cambio dell’attenzione non possiamo fare il passaggio al mondo invisibile. E questo perché è l’attenzione che ci guida a quello che dobbiamo capire. Questo infatti, come ci ha insegnato San Massimo, sta nel pensiero.

 

Si comincia a lasciare il materialismo

Piano piano, cominciamo a dare importanza all’intenzione con cui sono fatte le cose. Da noi e dagli altri. Diventano interessanti i pensieri che stanno dietro alle azioni, più che le azioni in sé. Comprendiamo che opere apparentemente sante, rivelano in realtà un pensiero di orgoglio, che le rovina agli occhi di Dio. E viceversa. Opere apparentemente dannose, scopriamo che nascondono un’intenzione pura.

 

Comincia la vigilanza nel pensiero

Questo spostamento verso l’intenzione ed il pensiero è bellissimo e ci apre orizzonti di profondità…..però…però… Non tutto quello che andiamo scoprendo è piacevole. Sì. Purtroppo accorgersi della Verità della nostra mente, è in realtà doloroso. Ci rendiamo conto che non siamo padroni dei nostri pensieri. E spesso questi pensieri sono malvagi. Eppure non vorremmo….Ma è così. Che dolore! Non essere padroni in casa propria. È in fondo umiliante. A volte più che pensare, ci sembra di essere pensati. Non lo possiamo nascondere. Il primo impatto con il mondo del pensiero è deludente. Deludente e sgradevole. Non solo. Ma la lotta contro i pensieri malvagi è impari. All’inizio ci sembra di perdere sempre. Comprendiamo meglio, allora, come i Padri raccomandino  la “Preghiera di Gesù” e la lettura della Sacra Scrittura, come armi di combattimento. Si perché di combattimento si tratta. Un combattimento che possiamo vincere solo se accettiamo di non poter far nulla. E se ci rendiamo conto che riusciamo nei nostri scopi solo se impariamo ad affidarci a Dio. Egli si batte per noi, e vince. I Padri Neptici, la cui saggezza è raccolta nella Filocalia, ci insegnano a combattere ed a diventare così dei veri soldati di Cristo. Ma è proprio combattendo con l’aiuto di Dio, è proprio attraverso questa prova quotidiana, che scopriamo finalmente il mondo invisibile. Vediamo sempre più con chiarezza come esso parta dal pensiero e si collochi in esso.

 

Spiriti maligni e mente

Ci sono dei pensieri che si rivelano intrusivi. Non li abbiamo voluti noi. Essi talvolta si ripetono ossessivamente. Sembrano volerci convincere. A volte arrivano, non richiesti, all’improvviso. Combattono con i nostri principi. Generano ansia. Suggeriscono il sospetto sui nostri amici. Criticano gli altri. Ci istillano il dubbio che ce l’abbiano con noi. Solleticano le nostre passioni facendo leva sui nostri punti deboli. Solleticano i nostri desideri nascosti. In una parola, colpiscono alle spalle. Sono i logismoi. Arrivano dagli spiriti decaduti, e mirano a farci cadere. A farci commettere errori, cioè peccati. Chi non fa tutto il cammino che precede questa fase, difficilmente crederà agli spiriti maligni. O se ci crede, ci crederà in linea puramente teorica, astratta. Chi sente vivamente l’estraneità di certi pensieri, che chiaramente arrivano, ci crede. Anzi, nel pensiero “li vede”. Ecco perché il combattimento rappresenta una vera e propria iniziazione al mondo invisibile. Chi non ha seguito il tirocinio della devozione, chi non riesce a fare il salto, cioè chi non riesce a passare il “Giordano” con Giosuè-Gesù, resta nel mondo materiale. Egli andrà trovando ragioni “psicologiche” a tutto. Soprattutto non riuscirà a sentire l’estraneità dei Logismoi.  Non percepirà la differenza tra il proprio pensare e le idee intrusive. Tutto sarà uguale. Tutto sarà indistinto. E crederà di essere lui il padrone dei propri pensieri. Al massimo si appellerà ad entità indefinite ed indefinibili come “l’inconscio”. Che illusione! Questo atteggiamento, in fondo, è espressione di orgoglio. Vogliamo essere solo noi. Ci vogliamo sentire padroni in casa. Invece, chi cerca di rispettare i comandamenti, trova l’obbedienza e con essa quell’umiltà, che predispone ad un esame lucido dei propri pensieri. L’umiltà conferisce infatti una migliore capacità di ammettere il proprio scacco di fronte ai logismoi. L’umiltà “vede” l’estraneità e l’autonomia dei pensieri malvagi, e ne sospetta la sorgente.

 

La dimensione angelica

Vivendo appieno la devozione ed il rispetto della Legge di Dio, il credente, il discepolo di Cristo, scoprirà un frutto inaspettato del combattimento. Il premio del guerriero è la piacevole scoperta che esistono anche pensieri positivi. Pacifici, non ossessivi. Non incalzanti, ma rispettosi. Anche questa scoperta non è scontata. Si tratta piuttosto di un ulteriore sviluppo nella conoscenza della realtà spirituale. Il primo passo nella contemplazione del mondo invisibile in effetti, come abbiamo detto e descritto, non è molto piacevole e presuppone piuttosto la lotta. L’avvicinamento al mondo angelico, però, pur essendo meno drammatico, offre importanti difficoltà. Molti infatti, arrivano a credere al diavolo, pochi riescono a riconoscere nella propria vita, anche la voce degli angeli. Perché? Ancora una volta tendiamo ad appropriarci di tutti i pensieri. Se quelli negativi erano facili da individuare e respingere, perché fastidiosi, quelli angelici, così delicati e gentili, sembrano sperdersi nella folla della nostra ideazione. Essi sono tipicamente pacifici, non sono martellanti ed ossessivi come le tentazioni. Non generano sospetti, ma piuttosto li sciolgono. Danno serenità perché risolvono problemi. Ci suggeriscono cosa fare e dove andare per migliorare la nostra vita ed il nostro cammino di fede. E allora ne rivendichiamo la proprietà. Chi rinuncia a rivendicare come propria una bella idea? “Quest’idea l’ho avuta io! È venuta in mente a me, e quindi è mia!” Ma così dicendo ci tradiamo e non ce ne accorgiamo. Non ci rendiamo infatti conto che diciamo: “L’ho avuta”… E noi potremmo dire “E chi te l’ha data?”. Diciamo “Mi è venuta un’idea”, non “Ho costruito una idea”. E da dove è venuta questa idea? Se uno è onesto con se stesso, si rende conto che anche nel bene, qualcuno interviene nella nostra vita. Inizia allora un grado più alto di contemplazione dell’invisibile. Quello in cui l’ascolto delle potenze celesti che vengono in nostro soccorso, diventa un’attività interessante e quasi appassionante. Ma come facciamo a riconoscere gli Angeli?

 

Imparare a riconoscere e contemplare gli Angeli.

Ma allora gli Angeli si vedono? Forse avremo delle visioni con esseri alati? No. Anzi, tutti i padri ci consigliano di non accettare facilmente delle visioni. Potrebbero infatti apparire degli “angeli di luce”, cioè versioni ingannevoli degli spiriti decaduti. No. Niente visioni. E nemmeno voci interne. Gli Angeli non parlano come gli uomini e quindi non sentiremo da loro voci, che ci “entrano” nella testa. Piuttosto possiamo ad un tratto “capire”, che un certo pensiero, una certa frase letta su un libro, o pronunciata da qualcuno, è la cosa giusta per noi in quel dato momento. Soprattutto se ci sentiamo rasserenati e nella pace. Certo, sarà bene consigliarci con il Padre spirituale o con il Parroco, per un discernimento. D’accordo. Ma rimane che il mondo Angelico comunica con la parte superiore del nostro cuore, e non con l’immaginazione visiva o sonora. Essi toccano il senso spirituale, il “nous”, e noi capiamo. Comprendiamo. Ci rendiamo conto. Ma allora quale differenza con lo Spirito Santo? Ce lo spiegano i primi capitoli del Vangelo di Luca. In questa parte del Vangelo gli Angeli forniscono informazioni. Spiegano a Maria che rimarrà incinta per opera dello Spirito Santo. Suggeriscono ai pastori di andare in un certo luogo, dove troveranno un bambino etc. Spiegano. Indicano. Aiutano attraverso circostanze. Compaiono in sogno a Giuseppe e lo informano che le cose non stanno come lui crede, etc. Lo Spirito Santo invece trasforma. Trasforma il corpo di Maria e la mette incinta. In seguito nella Pentecoste trasforma gli Apostoli e li renderà capaci di parlare altre lingue oltre alla loro. Attraverso le loro preghiere lo Spirito trasformerà i corpi malati di tanti, operando guarigioni. Opererà in tante anime, generando pentimento e conversione, guidandole lungo un cammino di santità. Infine ispirerà gli Apostoli suggerendo le parole da dire nei processi, come nelle predicazioni. Non così gli Angeli, che hanno piuttosto un compito di custodia dei nostri passi, di suggerimento, di informazione, di orientamento e di rassicurazione. Essi ci aiutano talvolta a leggere ed utilizzare circostanze favorevoli. Circostanze  che forse loro stessi hanno favorito.

 

Conclusioni

Abbiamo intrapreso un cammino che in questo articolo ci ha portati a meditare le diverse fasi dello sguardo del cristiano. Siamo passati  dal mondo visibile a quello invisibile. Ma forse, la riflessione più utile di tutto ciò, è che un buon cristiano, se munito di fede e preghiera, può accedere ad esperienze spirituali che a volte, un po’ troppo frettolosamente, crediamo siano proprie solo dei grandi santi.