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San Paolo e gli affanni del mondo

“Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo” (1Corinzi 7,32-33)….”Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni” (versetto 35).

San Paolo pone un problema valido ancora oggi, dopo 2000 anni. Chi vive nel mondo, sposato o no, si preoccupa delle cose del mondo ed è distratto dagli affanni. San Paolo usa proprio il termine distrazioni. Dunque, dobbiamo tenere presente ciò che fa la nostra attenzione. È vero. Dobbiamo occuparci di mantenere la famiglia, e quindi lavorare. Per lavorare dobbiamo acquistare una macchina, e poi affittare casa per dare ai figli un tetto. Etc. Il laico è polarizzato nella sua attenzione dal mondo esterno. È distratto, appunto. Guardiamo ai problemi materiali. Spesso affannosi. Si tratta di una attrazione potente, che mette la nostra attenzione in prigione. Dobbiamo pensare a quello. Altrimenti…..Altrimenti tutto il peggio…

Ma poi c’è l’altro polo “Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore”….L’attenzione di chi percorre la via monastica è invece spostata verso il Signore. Gli affanni, pur presenti, sono ridotti, l’attenzione è più libera. Non è in carcere.

Questi due poli hanno da sempre convissuto abbastanza felicemente nella Chiesa. Quest’ultima è stata il terreno del naturale scambio tra laici e monaci, perché in un certo senso, i celibi possono aiutare i laici a combattere e superare i lacci degli affanni materiali. Ecco perché vicino ad ogni paese, anche piccolo, spesso si trovano dei religiosi. Ma è un supporto che va saputo usare. Vediamo come.

 

La scoperta dell’importanza del mondo del pensiero.

Dice un celebre detto dei padri del deserto: “Va nella tua cella e sta seduto in quiete, e la tua cella ti dirà tutto”. Che vuol dire? Che interesse ha per il laico, che invece che in cella deve andare al lavoro? L’interesse sta nella grande scoperta dei monaci di tutti i tempi: la vita del pensiero è molto importante.

Sottratti alle attrazioni della vita sensibile e materiale, i monaci si sono trovati a tu per tu col mondo del pensiero. Sembrerebbe una cosa da perdigiorno, ma non è così. Non si tratta di una attività riposante o divertente. Piuttosto è qualcosa di molto faticoso. Tanto che per i monaci pigrizia è sinonimo di rinuncia ad affrontare il pensiero, fabbricandosi distrazioni: andare di qua e di là, chiacchierare con gli altri monaci, etc. La pigrizia tradisce il vero e faticoso compito: esaminare, studiare, conoscere il mondo del pensiero.

Ma, si dirà: anche i laici pensano! No. I laici credono di pensare, ma sono pensati. Accidenti! Ma questo è proprio difficile! Cosa è questa strana affermazione, sono pensati? Vuol dire che siamo tutti vittime del fluire dei nostri pensieri, che non siamo capaci di arrestare anche se lo vogliamo. Provare per credere! È praticamente impossibile! Il pensiero va avanti da solo. E questo è un grosso problema. La nostra decisione di pensare una certa cosa esiste, d’accordo, ma deve fare i conti con un marasma di altre immagini, parole o fantasie. Guardiamo allora questi pensieri e ci accorgeremo di quanta spazzatura essi contengano. Invidie, rivalità, risentimenti, presunzione di poter insegnare a questo o a quello, desideri impuri etc. Si salva poco.

La potenza del pensiero

Ma il pensiero non è solo questo. La preghiera infatti, è un pensiero rivolto a Dio. E la preghiera è potente. Quando il pensiero si associa alla fede, invece della solita pattumiera, ecco che si assiste a dei prodigi. Tutti sono testimoni di grazie ottenute con la potenza della preghiera. Con la preghiera si spostano le montagne, dice il Vangelo (Matteo 17,20). Con la preghiera si ottengono guarigioni, perché la materia è sottoposta allo Spirito. Tanti con la preghiera hanno trovato lavoro, ottenuto figli, etc. Dunque, i monaci, quando hanno cominciato ad esaminare il pensiero, si sono trovati di fronte ad un mondo complesso e poco autonomo, in cui tuttavia esistevano spazi di libertà, come quello della preghiera. Quello spazio era come quella fune che discesa dall’alto, permette al galeotto di fuggire. Ecco allora che la stessa preghiera viene usata dai monaci per combattere i tirannici otto pensieri, cioè le nostre passioni. La gola, l’avarizia, la lussuria, la vanagloria, etc. In pratica l’origine della spazzatura che tutti i giorni ci viene fornita da quel fluire passivo di idee, immagini e giudizi, che si affollano nella nostra testa. Dunque il mondo monastico, attraverso la lotta contro i pensieri malvagi, ci insegna che esiste un pensiero potente. Ed è potente perché abita il vero mondo, quello in cui si decidono le cose, quello dello Spirito.

Nel mondo del pensiero la vera vita

Fatti non parole! Si affannano a ripetere i saggi della società pagana. Ma i fatti da cosa dipendono? Da altri fatti? Gli avvenimenti sono forse causati da altri avvenimenti? Ecco cosa dice la Bibbia:

“Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.
Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno”.

(Salmo 126,1-2).

È nel mondo dello Spirito, dove il Signore manifesta il Suo Volere, che si ordina ciò che si fa nella terra.  Tutto dipende dal cielo. E il cielo è senza dimensioni. Non è qui e non è là. Il cielo lo si afferra col pensiero. Infatti, due persone possono vivere una a Roma ed una a Milano, accordarsi per chiedere in preghiera una cosa al Signore, ed ecco che la ottengono. A 600 Km di distanza. Durante la Liturgia tutti i santi partecipano, ma pur essendo migliaia, nessuno si preoccupa di costruire una chiesa più grande per farceli entrare tutti. Nel mondo dello Spirito non c’è lo spazio. C’è il pensiero. C’è la vera vita.  Questo allora il primo vero grande contributo che i monaci possono dare a chi vive nel mondo: attenzione, la vera vita, il mondo dove si decide tutto, sta in cielo e per arrivarci dobbiamo guardarci dentro, entrare nel mondo del pensiero.

Conclusioni

Si, d’accordo. Le cose vanno fatte. Dobbiamo lavorare, educare i figli…va bene. Ma non dimentichiamoci l’insegnamento dei monaci. Non dimentichiamoci del mondo interiore dei nostri pensieri. Impariamo piuttosto ad entrarci con la preghiera e con la meditazione del Santo Vangelo. Sono come quei lenzuoli arrotolati che vengono offerti ai detenuti per farli fuggire. Prendiamoli al volo e facciamoci liberare.