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San Romano il melode è stato un grande poeta spirituale e liturgista cristiano. Nato in Siria visse nel VI secolo e morì a Costantinopoli. È ricordato il 1° di Ottobre. Molti inni cantati attualmente nella liturgia, sono suoi. Meditiamo qui un suo inno natalizio. In corsivo riportiamo il testo di parte dei versi di San Romano ed in caratteri normali il commento.

Oggi la Vergine partorisce Colui che è sopra ad ogni cosa

E la terra offre una grotta all’Inaccessibile

A differenza di Cromazio di Aquileia, San Romano si concentra qui, non tanto sull’albergo negato, ma sull’offerta fatta dalla natura (la terra) al Dio che viene, l’inaccessibile. Ci fa notare che la natura offre ciò che gli uomini non offrono. Ed è la terra che accoglie, la terra che è simbolo biblico della carne accoglie nel suo grembo il Dio che, pur essendo al di sopra di tutto, si incarna, si avvolge di carne, e la terra lo racchiude, lo avvolge a sua volta con una grotta.

Betlemme ha riaperto l’Eden, andiamo là a vedere;

….Là apparve la radice non irrigata che ha germogliato il perdono,

là fu trovato il pozzo non scavato

dal quale Davide un giorno desiderò di bere.

La nascita di Gesù segna l’inizio di una nuova economia, in cui il peccato ancestrale viene cancellato. Questo riporta l’umanità nel giardino dell’Eden. San Romano dunque ci ricorda che Cristo ci riconduce ad una dimensione di purezza, come nell’Eden. La radice che porta il perdono è Gesù. Romano cita in questo la profezia del profeta Isaia (cap 11, vv 1 e 2) che dice:

“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore”. Si ricorda che Iesse generò Davide. Inoltre a Betlemme si viene così a trovare il pozzo che dona l’acqua viva dello Spirito, un pozzo pertanto divino, non scavato da mano umana. Tuttavia un pozzo profetizzato da Davide che lo desiderò, come dice la Bibbia:” Davide espresse un desiderio e disse: «Se qualcuno mi desse da bere l’acqua del pozzo che è vicino alla porta di Betlemme!”. E san Romano continua:

Là una vergine partorendo un pargolo

spense la sete di Adamo e di David.

Per questo affrettiamoci al luogo dove fu dato alla luce

un bambino nuovo, il Dio prima dei tempi.

 

La sete di Adamo e di Davide rappresenta il desiderio del messia Salvatore espresso dalle antiche generazioni. Per esempio dai salmi di Davide, ricchi di profezie sulla venuta del Cristo.

L’espressione “Dio prima dei tempi” sottolinea l’essenza divina Di Gesù, figlio di Dio generato non creato.

Il padre della madre per volere proprio è diventato figlio suo;

il Salvatore dei bimbi giacque bimbo in una mangiatoia.

“Il salvatore dei bimbi”, allude al passo evangelico in cui il Signore ci ricorda che “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18,13).

Oh altissimo re, che c’è in comune tra te e i miseri mortali?

Creatore del cielo, perché sei venuto tra le creature della terra?

 Ti innamorasti di una grotta o provasti diletto di una mangiatoia?

Ecco, non c’è posto per la tua serva nella locanda; ma che dico, non un posto, ma neppure una grotta,

perché anche essa è roba d’altri.

A Sara quando partorì il suo bambino,

fu data proprietà di molta terra, a me neppure una tana:

ebbi in prestito la grotta che hai voluto tua dimora,

Bambino nuovo, il Dio prima dei tempi.

San Romano sottolinea la povertà di Gesù che nasce: non solo non c’era posto nella locanda, ma persino la grotta è di altri. Dunque povertà come mancanza d proprietà. Qui il grande Padre della Chiesa sottolinea la novità del bambino nuovo: rispetto all’antico testamento, simboleggiato da Sara, la moglie di Abramo, una delle novità sta nella povertà. Gesù non nasce ricco come era Abramo. Il danaro e le terre, non costituiscono più una benedizione di Dio, come trasmesso dall’antico testamento. Nella nuova economia piuttosto è la povertà una benedizione. Dio si incarna in un artigiano, in un lavoratore, non in un proprietario terriero, e nemmeno in un sacerdote. Tutto viene capovolto ed il bambino nuovo nasce povero tra i poveri.

 

Mentre diceva queste parole nel segreto del cuore,

pregando colui che conosce anche l’invisibile,

ode i Magi chieder del neonato.

Subito “Chi siete?”, chiede la Vergine,

essi a lei “Chi sei tu che partoristi un tale bimbo?

Chi è tuo padre, chi tua madre,

visto che di un figlio senza padre tu sei madre e nutrice?.

Vedendo la sua stella comprendemmo che era apparso

un Bambino nuovo, il Dio prima dei tempi.

Esattamente infatti a noi Barlaam propose

il senso degli oracoli che aveva profetato,

dicendo che una stella sarebbe sorta

a spegner tutte le profezie, tutti i presagi;

un astro che avrebbe sciolto le parabole dei sapienti,

le loro sentenze e i loro enigmi;

un astro assai più sfolgorante dell’astro

che apparve a noi, perché è il Creatore di tutti gli astri.

Di lui fu predetto: Da Giacobbe spunterà

un Bambino nuovo, il Dio prima dei tempi.”

Come Maria ebbe udito queste parole strane,

si chinò sul frutto delle sue viscere, e abbracciandolo

e piangendo disse: “Grandi cose, figlio mio,

grandi cose sono quelle che tu hai fatto con la mia pochezza;

ecco, infatti, i Magi ti cercano là fuori,

i re dell’Oriente cercano il tuo volto,

e implorano di vederlo i ricchi del tuo popolo.

Sono veramente popolo tuo questi dai quali fosti riconosciuto

Bambino nuovo il Dio prima dei tempi”.

 

Il versetto sui ricchi che implorano di vederlo, cita un il Salmo 45 che al versetto 13 recita “…da Tiro vengono portando doni i più ricchi del tuo popolo cercano il tuo volto”.

 

Conclusioni

In questa ultima parte dell’inno di San Romano si può vedere ancora una volta, un contrasto tra la povertà materiale di Gesù e la ricchezza dei Magi, e quella dei ricchi del popolo, che bramano di vedere il volto del Messia bambino. Cioè la ricchezza materiale si inchina di fronte alla povertà perché quella povertà è segno di grandezza spirituale. È il sigillo al grande messaggio della nascita di Gesù:

Dalla benedizione che genera ricchezza propria dell’antico testamento si passa alla povertà benedetta, che genera grandezza spirituale.

 

Bibliografia

Romano il melode, Kontakia/1, Edizioni Città Nuova