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Una nascita in una famiglia devota

Georges Ilandis nacque nel 1919 in Anatolia, da genitori greci. Insieme a lui vivevano altri tre fratelli. La famiglia di origine era devota e la madre riuniva alla sera tutti i figli, per pregare insieme. Così Georges imparò a rivolgersi a Dio ed a digiunare. Venne il tempo della persecuzione Turca, e così i familiari di Georges dovettero emigrare in Grecia, a Serres. Georges, per avere un sostentamento, aprì una pescheria insieme col fratello. La Seconda Guerra Mondiale lo sorprese mentre stava svolgendo il servizio militare, così fu immediatamente mandato al fronte. Egli combatté da buon patriota, ma mentre gli altri riposavano, lui leggeva il Vangelo che teneva sempre in tasca, e pregava. Questo mettere al primo posto l’amore per Dio, con la Parola e l’orazione, portò subito dei frutti di carità. Infatti, in un momento in cui mangiava poco o niente, a causa della scarsità dei rifornimenti, non pensò a sé stesso ma si preoccupò di nutrire dei prigionieri italiani, che erano in condizioni peggiori delle sue.

 

La prova

Durante la guerra civile continuò a servire nell’esercito greco, dove però fu calunniato. Anche per Georges arrivò allora la prova, con una condanna all’esilio. Dopo sei mesi il Signore lo liberò. Chi lo giudicava si rese conto che non era un infiltrato comunista. In realtà poi, si trattava di un piano provvidenziale. Infatti, in sua assenza, il suo battaglione fu letteralmente sterminato dai nemici. Più tardi si scoprì che l’uomo che lo aveva denunciato, nel frattempo morto, lo aveva fatto per invidia. Georges si recò allora alla sua tomba, dove pregò, ed ebbe cura di far celebrare una liturgia per la salvezza della sua anima. Finito il servizio militare sposò una ragazza, fervente cristiana. Con lei mise un solido fondamento alla famiglia: prima di tutto l’amore per Dio. Infatti, durante il matrimonio, i due coniugi pregarono, vegliarono e digiunarono veramente molto. Ebbero 4 figli che educarono nell’amore per Dio. Georges era molto interessato alle omelie e ne ascoltava parecchie. Diceva sempre che con quello che si apprendeva da esse, non avremmo avuto scusanti il giorno del giudizio.

 

Rettitudine e amore

Un giorno un pescatore gli chiese di fare una fattura falsa. Di fronte al rifiuto di Georges, questi rispose con uno schiaffo. Ma Georges, non si scompose: molto evangelicamente porse l’altra guancia, dicendo fermamente che mai e poi mai avrebbe commesso quella illegalità. Insomma, diciamola tutta: Georges era un commerciante che pagava le tasse, e non amava fare giochini in nero! Egli amava anche soccorrere i sofferenti. A Serres, in quel periodo, viveva un alcolista, che aveva lasciato la famiglia facendola soffrire. Georges se ne occupò molto. Si accorse appena in tempo che la mano di quell’uomo stava andando in cancrena, e lo fece ricoverare in ospedale, dove il poveretto stette molto tempo. Georges naturalmente fu molto presente, sia in ospedale, che presso la famiglia di questo alcolista, che versava in condizioni di bisogno.

In un’altra situazione simile coinvolse la famiglia. Trovò infatti per strada un tubercoloso in gravi condizioni. Prese allora un letto, lenzuoli e quanto serviva dalla propria casa, per darlo a quest’uomo, e permettergli di riposare al riparo ed al caldo.

Georges Ilandis era convinto della verità evangelica che dice: dai e ti sarà dato. Convinse così i suoi figli a recarsi nella piazza del paese con le tasche piene di dolciumi e cioccolate, da dare via via agli altri bambini.  Sempre dava il pesce migliore agli orfani ed alle vedove, ed era assiduo nel donare il sangue (era di un gruppo poco frequente: 0 negativo). Alla fine cominciò ad essere molto criticato. Gli amici gli rimproveravano di non aver mai messo da parte qualcosa, per comprarsi una casa. Ma lui rispondeva sempre, che la nostra casa è la nostra anima, e che il miglior investimento sta nello stare sempre nella gioia, come si è quando si dà qualcosa agli altri.

Non mancava l’impegno ecclesiale. Per nove anni fu sacrestano della propria parrocchia, dedicandosi con amore ai bisogni della chiesa.

 

Un saluto gioioso

Ma c’era qualcosa di particolare in Georges. Era la gioia luminosa con cui annunciava “Cristo è risorto”, durante il tempo di Pasqua. Il suo volto si trasfigurava e comunicava direttamente all’interlocutore la felicità della resurrezione. A 14 anni dalla sua morte i cittadini di Serres ricordano ancora quel saluto speciale.

 

Il transito

Con l’età Georges si ammalò di cancro. Disse che in fondo molti erano stati colpiti da questa malattia, e rimase nella pace fino in fondo, sopportando il dolore con serenità. Tre giorni prima di morire, si confessò, si comunicò ed annunciò a tutti la propria dipartita. In particolare raccomandò ai figli di restare uniti e di vivere sereni, perché lui li avrebbe assistiti dall’alto. Quindi il 25 agosto 1997 si addormentò nel Signore.

 

Conclusioni

Georges Ilandis ci propone con la sua vita, un insegnamento, che traspare fin dai suoi primi anni di vita. Sua madre gli insegnò a pregare e lui ha pregato sempre. Prima in guerra, poi con la moglie in famiglia. Dare molto spazio alla preghiera è stato il segreto della bella spiritualità di Georges. Egli ci ha indicato che questo si può fare sempre. Anche se si ha un lavoro. Anche se si ha moglie e quattro figli. Georges e la moglie trovavano sempre il tempo per stare col Signore. Essi ci hanno dimostrato che amando con sincerità Dio, si impara ad amare anche gli uomini. Non a caso l’amore per Dio, rappresenta il primo comandamento in assoluto. Esso dà fondamenta solide alla carità verso il prossimo, e soprattutto ci dà gioia, come il volto luminoso di Georges comunicava a tutti i cittadini di Serres. E quando ciò che si fa dà gioia, si trova sempre il tempo.

 

L’icona in alto rappresenta S. Giovanni il Russo, un santo laico. Non sono disponibili immagini di Georges Ilandis in rete.

BIBLIOGRAFIA

Hieromoine Euthyme, Ascetes au miliru du monde, Editions des Syrtes