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La premessa fondamentale, ad ogni discussione sui fondamenti pratici della vita religiosa del laico, sta nel sottolineare che stiamo parlando di discepoli e non di presbiteri. Non stiamo affrontando vocazioni al sacerdozio, né proponiamo di affidare i compiti tipici del prete ordinato ai laici. Come già detto e ripetuto in altri capitoli, stiamo parlando di laici con un bisogno di radicalità nel seguire i consigli evangelici.

Nell’esaminare i fondamenti pratici della vita religiosa del laico, ci sembra si debba iniziare con tre punti fondamentali. Essi costituiscono anche la premessa che ci sembra necessaria ai restanti capitoli  di questa sezione:

  • L’attenzione
  • La consapevolezza
  • L’interpretazione

Questi tre pinti configurano un modo di essere e di percepire la realtà. Ecco perché parliamo di itinerario verso una nuova realtà. Ci teniamo però a sottolineare, che per Realtà non intendiamo qui  gli eventi e gli oggetti del mondo. Quelli rimangono sempre gli stessi, perché, intesa in questo senso, la Realtà non cambia ed è uguale per rutti.  Ci riferiamo ad un modo di stare nel mondo e di sentirlo.

 

L’Attenzione

Qui per attenzione si intende:

dare valore, importanza, notare qualcosa

Nei primi capitoli dei “Racconti del Pellegrino Russo” , si racconta come il protagonista, ai primi passi  nella “Preghiera di Gesù”, vedesse tutto bello intorno a lui. Citiamo questa testimonianza perché è una delle poche del genere, mentre l’esperienza descritta è piuttosto comune. Essa non necessariamente si verifica recitando la Preghiera di Gesù, ma è presente in molteplici circostanze. Soprattutto quando si comincia a fare esperienza della Grazia dello Spirito Santo. Da notare che non si sta parlando di “Accorgersi delle cose belle”. No. Non si allude alla scoperta del “Bello” come valore. Quando lo spirito soffia nei nostri cuori, TUTTO appare bello. Tranne, ovviamente, il male morale. Ogni cosa che ci circonda, sia essa naturale od opera dell’uomo ci appare bella. In quei momenti, ci stupiamo di quanto succede. E’ in genere accadimento inaspettato. Anche ciò che di solito ci appare noioso, come una giornata di pioggia, ci si rivela affascinante, e ne scopriamo i risvolti intriganti. La bellezza di tutte le cose. Sono davvero momenti di felicità che molti di noi ricordano con nostalgia. San Paolo parlava di latte (1 Cor 3,2). Possiamo dire latte “Spirituale”. Infatti, contrariamente a quanto si può credere, l’ inquinamento dei nostri sensi ad opera delle passioni non “apre” a qualcosa, ma “chiude”. Chiude l’attenzione, che così non nota. Non si rivolge ai mille particolari affascinanti, di cui è pieno il creato. Ecco perché si dice che le passioni “accecano”. Lo fanno in molti modi, anche in questo. Un po’ come l’inquinamento acustico, il cui risultato è quello di non farci  notare, nel nostro ambiente, i suoni naturali, come per esempio il canto degli uccellini. Dunque l’attenzione si attiva. E’ il periodo in cui si coglie anche la bellezza delle parole. Certi predicatori ci affascinano perché dicono quello che noi sentiamo. E lo dicono in modo brillante, incisivo. Alcuni in modo poetico e letterario. Ci piace allora ascoltare. E’ una fase in cui la consapevolezza non è ancora matura, per cui siamo poco attenti a ciò che si fa. A ciò che fanno gli altri, ed a ciò che facciamo noi. Crediamo di agire per il meglio ma non ci accorgiamo che in realtà non lo facciamo. Siamo ancora un po’ carnali, come ricorda San Paolo nel versetto citato. E’ allora il periodo in cui si cerca il “Prete che parla bene”. Quello che ci dice “delle cose che ci aiutano”. Ricerca che si può affinare in quella del Monaco bravo o del Frate bravo, quello santo che ci da i giusti consigli. Tutto questo naturalmente va bene. Va molto bene. Va male quando si sta a questo punto per anni o decenni. Se è così è segno che non siamo cresciuti in consapevolezza.

 

Consapevolezza

Cosa è la Consapevolezza?

La consapevolezza consiste nel sentire profondamente nel nostro cuore che Dio ci chiede di fare la Sua Volontà

“Non chiunque mi dice Signore Signore, entrerà nel regno dei cieli,  ma colui che fa la Volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt7, 21-29). Ed in Matteo 12, 46-50: ….”chiunque fa la Volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre. Per questo Giacomo raccomanda: ”Siate di quelli che mettono in pratica la Parola e non soltanto ascoltatori (Giac 1, 19-27). Si potrebbe forse citare altro ma basta questo.  Fare la Volontà di Dio. Sentirlo come una urgenza inderogabile. Si sia noi laici impegnati in parrocchia oppure con una vocazione religiosa. Non ci si arriva subito. Ma ci si arriva. Allora ciò che viene fatto e ciò che si fa assumono un valore superiore a quanto ne avesse in passato. Si cominciano a notare gli estetismi nelle prediche. Ci si comincia a preoccupare per quei preti che, dotati di oratoria, si circondano di una comunità plaudente ed osannante. Dopo aver letto un libro ci si chiede se ha cambiato poi realmente la nostra vita. Si cerca una spiritualità “convergente”.   Come l’intelligenza convergente chiamiamo   Spiritualità Convergente   quella spiritualità che  apprezza e studia la teoria cioè la Parola di Dio, la Teologia e la Spiritualità dei santi. Chi vive una spiritualità convergente però crede che non esista nulla di più pratico della teoria.  Cioè interpreta le letture e lo studio come qualcosa che dirige e governa IN MODO STRETTO la propria pratica di vita. Dunque nulla a che vedere col cosiddetto “Pietismo” cioè quel tipo di approccio alla fede che rivendica la pratica religiosa, contrapponendola, in modo polemico,  allo studio ed alla teologia.  Anche l’attenzione beneficia di questa graduale trasformazione. Essa ora è più rivolta del passato al discernimento ed  all’ascolto delle circostanze,  finalizzato alla realizzazione della volontà di Dio.

 

Interpretazione

Per  interpretazione  si intende qui la spiegazione che diamo agli eventi di qualsiasi tipo.

Le inevitabili tribolazioni della vita e la pratica, per quanto imperfetta, della Volontà di Dio, ci scollano, piano piano, dai nostri desideri disordinati. I nostri interessi materiali ed il piacere, sembrano gradualmente perdere la loro presa su di noi. Come facciamo a capirlo? Lo vediamo quando ci accorgiamo di aver cambiato il  “Registro del Tempo”. Vale a dire, che ci interessano di più le cose che procurano un guadagno  nella vita eterna, piuttosto che nell’immediato.   Per esempio, ci rendiamo conto che un ostacolo ai nostri progetti non è sempre qualcosa da rimuovere al più presto. Piuttosto assume l’aspetto di  un esercizio di pazienza, virtù di cui la nostra anima sarà rivestita per l’eternità. Un vantaggio eterno a fronte di un fastidio passeggero in questo secolo. Nella azione umana l’interpretazione ci introduce al grande mistero della Intenzione. Difatti anche le azioni possono avere un diverso valore. L’attenzione adesso non è più rivolta ai fatti ma alle intenzioni dell’agire. Ecco che ci stiamo spiritualizzando, e stiamo passando dall’Uomo Esteriore all’Uomo Interiore caldeggiato dall’Apostolo: “Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. (Ef 3,14-16; C.E.I.). Ci rendiamo conto che l’intenzione di un’opera dura in eterno, mentre il suo risultato pratico, per quanto importante, dura al massimo la vita di un uomo. E ci rendiamo anche conto che fare cose buone ad altri con condiscendenza o con orgoglio, ha ben poco della Carità.  Quanti volontari accentratori e dittatoriali…..quanti dirigenti di opere pie pieni di supponenza….

Questo “viaggio”, descritto in poche ed insufficienti parole, se ci si fa caso, parla di un passaggio da una realtà ad un’altra. O meglio, la realtà è sempre la stessa ed è assolutamente Vera, non il frutto di mere impressioni che cambiano. No. Non si vuole dire questo. Si vuol dire che cambiando le cose a cui diamo valore ed importanza fuggiamo dal Mondo! In poche parole realizziamo, stando a casa nostra, quello che per tanti secoli hanno fatto i monaci cristiani: allontanarsi dal Mondo per avvicinarsi al Regno di Dio. Il Mondo infatti è soprattutto una mentalità, un modo di vivere, di essere e di comprendere. In una parola, seguendo Isacco di Ninive, il Mondo è rappresentato dall’insieme delle nostre passioni disordinate.  Dunque in sintesi:

il fondamento pratico della vita religiosa del laico, ha come punto di partenza, il desiderio di riordinare le passioni dell’anima, ferite dal peccato originale. Si tratta di realizzare, da laico inserito nella Società di oggi, quella Fuga dal Mondo che il Signore chiede nel Vangelo ad ogni suo autentico Discepolo (Lc 14,25-33).  Come? Combattendo prima di tutto quella che i padri chiamavano la “ Philautia”, l’amore  distorto per se stesso.  Nel prossimo capitolo approfondiremo la consapevolezza, punto di partenza per la rinuncia a se stesso del Discepolo, e primo passo per offrire tutta la propria vita a Dio.