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Insieme con la chiara consapevolezza della propria vocazione, ci sembra che, per la vita religiosa del laico, siano basilari sacramenti e liturgia. Per quanto riguarda i sacramenti ci soffermeremo qui su due di essi: confessione Ed eucarestia. La confessione sembra ormai passata di “moda”, almeno per molti cristiani. Ci si pente e Dio perdona….in automatico. Manca l’umiltà di dover rivelare a terzi quello che abbiamo combinato. E’ veramente pentimento allora? E’ una domanda legittima. Secoli di tradizione cristiana, in cui l’assoluzione conseguiva alla confessione personale, stanno lì a dimostrare che la confessione segreta a se stesso può non essere seguita da un vero e profondo pentimento.  Dunque il sacramento inteso come confessione ad un sacerdote, ed assoluzione risulta insostituibile, tanto più che il Vangelo parla chiaro: i peccati che rimetterete saranno rimessi, quelli che non rimetterete non saranno rimessi (Giovanni 20,22-23).

Di solito, comunque, questo è un discorso assodato per un po’ tutti quelli che sentono una chiamata ad un impegno radicale al seguito del Signore.  Meno scontato è il contenuto della confessione. Ci confessiamo realmente? In realtà i veri peccati non li confessiamo mai. Anzi i peccati peggiori assolutamente non li confessiamo. Come mai? Perché li riteniamo comportamenti normali, addirittura in qualche caso giusti, altre volte inevitabili o un male minore. Resta il fatto che non pensiamo nemmeno lontanamente a confessarli, perché ormai li abbiamo accettati, e rientrano nelle nostre abitudini. Nella parte dedicata alla tentazione ed al peccato, affronteremo proprio il percorso che il male segue dentro di noi. Esso arriva fino a stabilirsi come vizio in qualche modo giustificato. E allora cosa confessiamo? In genere semplici debolezze. Vorremmo non arrabbiarci, ma poi ci caschiamo e ce la prendiamo col vicino di casa. Vorremmo essere sempre sinceri, ma poi diciamo bugie per destreggiarci nelle difficoltà. Poi certamente c’è chi confessa cose serie come l’adulterio, e quello, d’accordo, è un peccato vero, anche se a volte risponde anche quello ad una debolezza: quante volte si sentono mariti che parlano di rapporti extraconiugali in cui sono cascati, perché la moglie ha cessato di avere con loro rapporti matrimoniali!  Il fatto è che una vera confessione comporta una conversione, cioè una metanoia. Meta-noia: oltre la mente, cambiare la mente, cioè pensare diversamente, cioè rendersene conto. Questo non si può pretendere che avvenga tutte le settimane, ma ci si può augurare che avvenga spesso. Si tratta di un processo di purificazione, in grado di avvicinarci a Dio e farci progredire. Cerchiamo di fare qualche esempio, per capirci meglio. Parliamo del comandamento “Non Rubare”. Ci scusiamo in anticipo con chi queste cose già le sa, ma non fa mai male fare qualche precisazione. Capita infatti di vedere una certa disinvoltura nella fotocopia di libri. Passi per quelle pubblicazioni che sono ormai introvabili e fuori commercio. In quei casi fare fotocopie permette un loro ricircolo e sono utili. Ma quando un libro lo si potrebbe acquistare e si fanno fotocopie oltre la percentuale di testo permessa dalla legge, per risparmiare, mi sembra che si possa parlare di furto bello e buono. La stessa disinvoltura la si nota nella copia o nello “scaricare” sul computer di brani musicali o di film, per i quali vale esattamente lo stesso discorso dei libri. Il Copyright per qualcuno è un “optional”. Quanti poi accettano di pagare l’IVA se un idraulico o il falegname presenta loro il conto dando loro l’opzione di poter pagare “in nero”? Non far fare una fattura ad un artigiano è un furto ai danni dello stato e dei cittadini. Quale è la “santa” giustificazione di tutto ciò? “Lo fanno tutti, lo stato spende male i nostri soldi etc.”.  Vogliamo parlare di affitti di appartamenti in nero? Stessa musica. Il Cristiano è tale perché SI COMPORTA IN MODO DIVERSO DAI PAGANI punto e basta. Più sottile è un altro genere di furto: quello del tempo: arrivare sempre in ritardo, magari anche solo di un quarto d’ora, è rubare il tempo agli altri. Far fare cose agli altri promettendo di farne qualcosa di utile e poi dimenticarsene è un furto di tempo ed impegno. Promettere di fare qualcosa a vantaggio di qualcuno e poi non farlo è un furto di fiducia.  Prendere un impegno e non mantenerlo,  lo stesso. E così via.

Vi è poi tutta l’area del “criticismo”. Qui in genere vi è in gioco la Superbia più che il furto.

Un giorno un monaco giovane chiese ad un Anziano: “Abba dimmi una parola, come posso fare per salvarmi?” “Se hai fame mangia” rispose l’Anziano, “Se hai sonno dormi, ma non parlare mai male di nessuno”.  Un detto dei Padri del deserto spesso ignorato. Parlare male e criticare tizio caio e sempronio è uno sport talmente radicato, da costituire per molti la normalità. Ci si casca tutti più facilmente quando ad essere oggetto di critiche è un politico. Sembra che per le figure pubbliche il Vangelo non valga e nemmeno i Padri. Si è…autorizzati. Tanto più che lo dice anche il tal giornale o la tal televisione: è venduto alla Russia, ha rubato, ha fatto voto di scambio etc….Il tutto senza prove, se non il racconto di giornali di proprietà di facoltosi industriali. Personaggi che usano la stampa non per informare, ma per fare propaganda a proprio vantaggio. E noi ci caschiamo, ci facciamo strumentalizzare e pecchiamo. Si potrebbero fare tanti esempi. Pietro Valpreda nel dicembre 1969 fu accusato di aver messo una bomba alla Banca della Agricoltura a Milano causando la morte di 16 persone. I giornali erano sicuri. Era lui l’assassino perché c’era un testimone che lo aveva visto nei pressi della banca. Dopo alcuni anni Valpreda fu assolto. Ma intanto per anni milioni di italiani lo avevano condannato senza processo. La lista di casi del genere è lunghissima ma noi ci caschiamo sempre. Lo dice il giornale, quindi è vero. Inoltre se anche fosse vero noi non conosciamo il contesto in cui è avvenuto il fatto, né sappiamo qualcosa della storia di quella persona. Conviene dunque SEMPRE ASTENERSI DA QUALSIASI FORMA DI GIUDIZIO SUGLI ALTRI, e cambiare radicalmente mentalità. Operare una metanoia. Completiamo la serie degli esempi, che potrebbe essere lunghissima, ricordando anche la problematica del mancato perdono e del risentimento.  Certamente ci sono offese gravi   in cui il perdono richiede tempo, per es., l’omicidio di una persona cara. Ma ordinariamente l’entità dell’offesa è molto minore e pur tuttavia, nonostante quello che ci dice il Padre Nostro, ci può sembrare ovvio non perdonare. Anzi crediamo che sia in armonia con la fede richiedere un “Giudizio di Dio”. Bisogna rilevare che in certe culture la vendetta è un obbligo legato all’onore. Inoltre per qualcuno è il temperamento a giocare a sfavore. Rimane il fatto che per molti il perdono è una vaga teoria, mentre godere delle disgrazie capitate a chi ci ha offeso, una sana soddisfazione per il giusto giudizio divino.  Tutto questo risulta incompatibile con l’ Eucarestia. Naturalmente bisogna considerare due aspetti. Abbiamo già parlato delle offese gravi che ovviamente richiedono un percorso particolare che in certe situazioni può durare anni.  Esiste anche il lato temperamentale delle persone e quindi la loro maggiore o minore capacità di rimarginare certe ferite. Non è quindi il caso di usare atteggiamenti che non tengono conto della economia delle diverse situazioni. Tuttavia il principio che prima di fare l’offerta si debba andare dal fratello e riconciliarci (Matteo 5,23-24) rimane basilare, anche se l’offeso non è lui ma siamo noi. Ma come fare concretamente per riuscire a convertirci in almeno qualche occasione, quando ci confessiamo? Il cosiddetto “Esame di Coscienza” purtroppo non sembra utile, soprattutto se strutturato con domande standard. Esso tende a focalizzare l’attenzione quasi soltanto sulle debolezze. Inoltre tende a a produrre un atteggiamento di controllo critico su di se, cosa  che può essere utile nelle persone particolarmente intemperanti, ma dannoso per gli altri. Si possono produrre atteggiamenti perfezionistici che portano ad interpretare la fede come un ideale a cui conformarci. Siamo ad un passo dalla ideologia. Il rischio è quello poi di diventare critici anche nei confronti di altri che non si conformano all’ideale. Forse invece il modo migliore è quello di considerare di volta in volta un comandamento o un consiglio evangelico o un passo del Vangelo. Si tratta di prepararci con la preghiera e la richiesta di ispirazione o una meditazione sul tema. Molto utile farlo con altri che potrebbero offrirci sull’argomento un punto di vista per noi imprevisto. Si tratta infatti di cogliere aspetti nuovi e di “passare oltre” (meta) la nostra comprensione abituale (nous) del nostro comportamento, (meta-noia, conversione).  La confessione allora, come sopra auspicato, diventa una “presa di coscienza”, una “consapevolezza” nuova.

 

Dalla confessione alla eucarestia

Questa riflessione apre al tema successivo che è quello della Eucarestia. Il sacramento della Eucarestia richiede una adeguata preparazione. Nella Chiesa Ortodossa la riconciliazione, almeno interiore, con chi ci ha offeso, è un aspetto fondamentale della preparazione. Comunicarci pieni di un segreto risentimento potrebbe infatti comportare dei rischi. Potremmo non essere considerati degni di ricevere il corpo del Signore. E’ un aspetto invece che talvolta viene saltato allegramente. La confessione e la purificazione prima di ricevere il Signore, sono altrettanto importanti e potrebbero richiedere un digiuno il giorno precedente. Si è spesso magnificata la comunione frequente addirittura quotidiana. Il rischio però è quello di banalizzare l’Eucarestia, di assumerla senza una adeguata preparazione, in “Automatico”. Questo potrebbe essere discutibile.  Dunque disporsi bene, prepararsi il giorno prima ed il giorno stesso con preghiera, digiuno e pentimento, e se occorre la Confessione. Quando entriamo in chiesa, per assistere ad una liturgia Eucaristica, dovremmo poi ricordarci che non andiamo ad una riunione di amici. Questo è un punto delicato. Qualcuno (ma non vogliamo fargliene un torto) va a messa fondamentalmente per ascoltare l’omelia del prete “bravo”.   Questa tendenza fa seguito all’atteggiamento di certi presbiteri, che senza valutare che i tempi di attenzione medi sono in genere non superiori ai 10-15 minuti, fanno  Omelie fiume. Magari Omelie fatte bene ed attraenti per preti “Stars” del pulpito. Non fa male allora ribadire che stiamo ricevendo il Corpo di Cristo, e non un simbolo. Non un ricordo. Quelli che assumiamo sono “veramente il corpo ed il sangue di Cristo”. Questa coscienza deve essere presente nell’atto stesso di comunicarsi ed esprimersi con una forte concentrazione su ciò che stiamo facendo. Non si può fare la comunione distratti. L’atto della comunione deve essere dedicato alle nostre intenzioni ed alla intercessione.  Spesso poi tende a sfuggire che la liturgia Eucaristica è un “fatto Cosmico”, qualcosa di speciale, che attraversa il tempo e lo spazio. Alla messa partecipano anche i Santi e gli Angeli. Per ricordarsene può essere utile rivolgersi alle immagini dei santi appena entrati in chiesa, chiedendo loro l’intercessione per le nostre intenzioni di preghiera.Va in  questo senso anche dedicare a loro l’accensione di una o più candele.  Importante anche far presenti i nostri cari e gli amici defunti, dedicando a loro le nostre orazioni. Usciti dalla chiesa potremmo essere tentati. “Qualcuno” potrebbe provare ad irritarci ed a farci montare in collera per rovinare subito quello che abbiamo appena fatto. Facciamoci caso. Molte comunioni sono state poi rovinate dalla conversazione con amici dopo la messa: ci può essere l’occasione di criticare e parlare male di qualcuno. In questo modo roviniamo ciò che abbiamo appena fatto. Infine nella giornata o il giorno dopo è importantissimo il Ringraziamento: ringraziare il Signore per il dono che ci ha fatto.  Se rendere grazie è una delle cose che San Paolo raccomanda in Tessalonicesi 5, 16-17, ringraziare per il dono dell’Eucarestia ci aiuta a dare peso a ciò che abbiamo fatto. Ci aiuta ad assumere il punto di vista della fede. Questo è il modo che ci sembra più corretto per valorizzare il Sacramento della Eucarestia. Forse valorizzare e dare peso ed importanza al corpo ed al sangue del Signore che assumiamo, può contribuire a rendere la sua azione Santificante su di noi, più  efficace e duratura.

Queste le note essenziali da segnalare su questi due Sacramenti. Esse potranno essere arricchite dal contributo dei lettori che, portando la loro esperienza, sentono di completare i temi trattati, con altri suggerimenti ed osservazioni.

 

La Liturgia della Chiesa

La partecipazione ai vespri o ad altre ore come ad altre forme di Liturgia della Chiesa, migliora la nostra consapevolezza di far parte dell’immenso corpo ecclesiastico. Anche se è vero, e lo diremo altrove, che anche da soli si è con la Chiesa, l’esercizio visibile della nostra partecipazione alla Liturgia rinforza certamente in noi il senso di appartenenza. Inoltre nella Liturgia della Chiesa è presente lo Spirito Santo di cui i presenti partecipano. Quindi, anche se il lavoro e gli altri impegni ci creano qualche difficoltà, è bene inserire nel nostro programma di vita una partecipazione alla Liturgia della Chiesa, nella misura definita da ogni specifico cammino personale, e dalle possibilità di ciascuno.