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L’opera della creazione è terminata?

Per molti secoli, sulla scorta del pensiero aristotelico, in buona parte dei paesi europei si è creduto che Dio Padre avesse terminato di operare con l’ultimo giorno della creazione, dedicato nella Genesi al riposo. Tutto era concluso e la natura procedeva avanti un po’ come un orologio. Un “meccanismo” i cui ingranaggi determinavano con esattezza tutto il futuro. Le attività dell’uomo, in questo contesto, apparivano staccate dall’opera di Dio, prive di significato spirituale, se non quello della espiazione del peccato ancestrale. È per questo forse, che soffriamo un po’ tutti di una certa tendenza a banalizzare le attività umane. Di esse può interessare giusto il sostentamento e poco altro. Forse un po’ di cultura. In queste condizioni il grosso rischio è quello di attribuire poco valore anche alla vita spirituale dei laici cristiani. Il loro impegno, in questa prospettiva, rappresenta più un inevitabile affanno, che altro. La pietra d’inciampo di tutti questi ragionamenti è rappresentata del versetto del vangelo di San Giovanni che dice: Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Giovanni 5,17). Un versetto che apre piuttosto a quella creazione continua, già presente nei Padri della Chiesa ed oggi parte della Teologia Ortodossa (e da qualche tempo, finalmente, anche della teologia Cattolica). L’incarnazione, il sacrificio e la resurrezione di Cristo, introducono l’umanità, ad una nuova concezione della creazione, in realtà già anticipata dai profeti e poi perfezionata da san Paolo. Vediamo più da vicino i passi della Sacra Scrittura che annunciano in modo chiaro, la reale profondità e complessità della Creazione Divina:

Isaia 65,17

Ecco infatti io creo
nuovi cieli e nuova terra;
non si ricorderà più il passato,
non verrà più in mente,

 

Isaia 66,22

Sì, come i nuovi cieli
e la nuova terra, che io farò,
dureranno per sempre davanti a me
– oracolo del Signore –
così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome.

 

2Pietro 3,13

E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.

 

Apocalisse 21,1

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più.

 

Non solo, ma San Paolo perfeziona questi passi spiegandoci come e perché questa creazione sarà nuova e non passerà più: “Poiché Dio sarà tutto in tutti” (1Corinzi 15,28). Si realizzerà quindi una unione profonda di Spirito e Materia, così come anticipato dalla incarnazione, e poi detto a Pietro, Giacomo e Giovanni, nella Trasfigurazione. Certamente ci sarà la “Parusia” cioè la seconda venuta del Messia. E certamente ci sarà un Giudizio, ma in esso verranno scelti coloro che saranno destinati a partecipare al grande progetto divino.

 

Una nuova visione delle attività umane e della loro santità

 In questo annuncio di una creazione continua, l’uomo assume una posizione centrale. Egli è co-creatore con Dio. Tutto cambia! Il lavoro e la famiglia rappresentano i cardini dell’opera santa dell’uomo. La procreazione dà un’idea chiara della sinergia tra uomo e Dio. Senza la collaborazione umana non nascono nuove donne e nuovi uomini. Simbolicamente questo può essere esteso anche al lavoro. Ogni specie di lavoro è una co-creazione con Dio. Attenzione! Non pochi lavori privilegiati, ma tutti, proprio tutti i lavori. La pulizia delle strade che valorizza l’opera urbanistica dell’uomo, come l’assistenza ai malati che crea salute e consolazione. A differenza del Signore l’uomo non crea dal nulla. Egli conferisce un nuovo ordine alle cose già presenti. Spesso imprimendo nella materia una propria idea, come l’artigiano. Lo ripetiamo con enfasi e con insistenza: attenti! Non solamente certi lavori sono in linea con il creare incessante di Dio, ma tutti, proprio tutti.

Ogni uomo ed ogni donna quindi, è chiamato a collaborare con Dio, in base alle proprie attitudini ed al proprio temperamento.

 

Creazione materiale e creazione spirituale

La tendenza a focalizzare l’attenzione solo su certi lavori e non su altri, è spesso generata dalla sopravvalutazione di elementi umani e materiali. Ma il Signore, benedice il risultato materiale del lavoro, e guarda pure, forse con maggiore interesse, alla sua espressione spirituale. Ogni lavoro infatti, per essere svolto correttamente, necessità di alcune virtù. Al commerciante viene chiesta la capacità di ascoltare i bisogni dei clienti, e molta pazienza. Al muratore viene chiesta la conoscenza e la prudenza nella esattezza ripetitiva degli atti. Alla badante la compassione per i propri assistiti. All’artigiano l’abilità di dare una forma alla materia. Si potrebbe continuare all’infinito. Ogni donna ed ogni uomo contribuisce all’opera dello Spirito Santo, nella trasformazione spirituale della propria anima, sviluppando le virtù necessarie allo svolgimento del proprio lavoro. Ognuno secondo una propria vocazione specifica.  Il lavoro diventa così uno strumento di santità. Uno strumento che può anche essere sostituito. Per esempio, in pensione si possono coltivare le stesse virtù, praticando una attività più adatta alla terza età. Quello che conta è avere ben chiaro che la santità, come ci insegna il grande Padre della Chiesa, Massimo il Confessore, si costruisce sul perfezionamento delle virtù, e sulla loro stabilità. Dono dello Spirito, certo, ma un dono che agisce servendosi anche delle attività umane.

Conclusioni

Il mistero della incarnazione è profezia di una nuova umanità, in cui Spirito e Materia si uniranno senza confusione. L’uomo è chiamato dal Signore a partecipare a questo processo, con le opere della fede. Tra queste è molto importante la collaborazione con lo Spirito Santo, che si realizza nella procreazione, nella famiglia e nel lavoro. In quest’ultimo, l’azione divina si può realizzare con la collaborazione dell’uomo, realizzando frutti creativi materiali e spirituali. Questi ultimi sono preposti alla santificazione dell’uomo.  Tutto ciò restituisce onore, dignità e sacralità a tutte le attività umane ordinate verso Dio.