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Il laico che si sente chiamato ad un impegno radicale spesso si lamenta dello scarso spessore che crede di trovare nella vita parrocchiale. Ciò che i “professionisti di Dio” offrono infatti è un percorso in cui i sacramenti della Confessione e della Eucarestia, rappresentano i due pilastri principali, orientati entrambi alla “Salvezza”. Il fine della vita cristiana diventa cercare di non morire in stato di peccato, per potersi salvare. Per tutto il resto basta comportarsi onestamente e rispettare i comandamenti. A nessuno sfuggono i limiti di questa prospettiva, anche se, dobbiamo ammettere, essa serve a molti. Il popolo di Dio è vasto e c’è anche chi, per ragioni sociali, può essere spinto al delitto. Dunque non si vuole in alcun modo contraddire questo approccio. Essa però manca di qualcosa, manca della SPERANZA!     Il Cristianesimo è anche speranza in Cieli Nuovi e Terre nuove!  Manca di quella prospettiva che riempiva di stupore, la solitudine eremitica di Sant’Isacco di Ninive. Questa sezione del Blog, dedicata ai fondamenti Teologici della vocazione religiosa del laico, si occuperà, quindi, di provare a restituire alla nostra vita spirituale, una dimensione patristica di Speranza. I Padri infatti dicevano: Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio. Si, certo, la salvezza è importate, ma essa, più che da una impostazione legalistica fondata sul “Questo è peccato – questo non è peccato”, potrà essere ottenuta vivendo il dono dello Spirito Santo. Deificazione vuol dire appunto vivere lo Spirito santo. E’ una parola che cerca di tradurre il termine patristico “Theosis”.  I Padri vedevano lo scopo della vita cristiana riassunto nelle parole di San Paolo, che dice: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). I sacramenti sono certamente un grande aiuto. Essi sono assolutamente insostituibili. Talenti però che dobbiamo essere capaci di investire nella vita, perché possano fruttare come talenti, quando dieci, quando cento.

 

Un immenso progetto creativo

Non possiamo capire bene il famoso adagio dei Padri, appena citato, se non ci rendiamo conto di essere al centro di un immenso piano creativo. Il Vangelo di Giovanni ci annuncia infatti, che la creazione non è finita: “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5,17). Nel medio evo, ed anche in seguito, sulla scorta della Teologia Scolastica, si  pensava (Con Aristotele) che ormai la creazione fosse finita. Dio “Motore Immobile” aveva lasciato il mondo funzionare da solo con le leggi impresse a lui fin dall’inizio. Tutt’ora i teologi di stretta osservanza Tomista si oppongono alla Creazione Continua. Con queste premesse non si può che arrivare a quanto sopra descritto: la vita Cristiana impostata sul timore, con premi e punizioni.  I Padri della Chiesa non la pensavano così. San Massimo il Confessore, sulla scorta di San Gregorio di Nazianzo e Dionigi Aeropagita , indica l’uomo come mediatore di una grande operazione creativa di Dio che, partendo dalla materia, arriverà  alla unione senza confusione dello Spirito e della Materia. San Paolo, infatti, in Romani 8, 18-25 (Trad C.E.I.) ci dice:

“Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

La creazione stessa attende n impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza”. San Paolo afferma chiaramente che noi stiamo attraversando solo un frammento della storia della Creazione divina spiegandolo in 1Cor 15, 20-28; Trad. C.E.I.):

Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti”.

In questo lungo e complesso processo di trasfigurazione della Creazione l’uomo, secondo san Massimo il Confessore rappresenta in sé analogicamente tutta la creazione. In lui ritroviamo infatti le proprietà di tutti i regni, minerale, vegetale, animale e spirituale. In tal modo l’uomo si presenta come un microcosmo, si che ottenendo e vivendo lo Spirito Santo egli parteciperà alla grande opera del Signore come “Mediatore” e profeta della trasfigurazione del cosmo. Ma per adempiere a questa grande opera deve partecipare dello Spirito Santo, e per farlo deve guardare con gli occhi della fede al Cristo Salvatore, fonte dello Spirito. Deve vivere la vita dello Spirito e quindi il Vangelo.

Ecco dunque la centralità della vita secondo il Vangelo, della apertura alla azione dello Spirito che è tipica di una sensibilità tutta “Laica”. Ecco un ritrovato senso dei sacramenti, inquadrati in un progetto più ampio della mera “salvezza personale”. Un progetto che vede il laico protagonista di un discepolato che lo promuove mediatore nei confronti di quel creato che Dio stesso in Gen 1,28 gli aveva affidato.

Vedremo quindi in seguito, di approfondire questi temi in capitoli dedicati, che speriamo di riuscire a rendere di facile e piana lettura.

 

Bibliografia

Lars Thumberg, Microcosm and Mediator. 1995, Open Court, Chicago and La Salle, Illinois.

Torstein Tollesfsen The Christocentric Cosmology of St. Maximus the Confessor. 2012 Oxford.