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La Bibbia, i Padri e l’importanza dell’attenzione

Leggiamo in Siracide 29,20: ”Aiuta il tuo prossimo secondo la tua possibilità e bada a te stesso per non cadere”. Questo versetto della Bibbia è stato reso famoso dai Padri Neptici, cioè da quei Padri della Chiesa che raccomandano la “Nepsis”, vale a dire la Vigilanza. I loro scritti sull’argomento, sono raccolti nella Filocalia. Uno di Questi è Diadoco di Foticea che nel “Discorso Ascetico diviso in cento capitoli” ci dice al capitolo 17: ”L’anima finché  si trova trascurata ed è tutta ricoperta dalla lebbra dell’amore dei piaceri, non può sentire il timore di Dio anche se uno le annuncia incessantemente il suo giudizio terribile e potente. Ma quando avrà incominciato ad essere purificata per mezzo di molta attenzione allora, come se fosse un farmaco di vita, sente il timore divino che la brucia…”. Dunque lo strumento purificatore dell’anima, per Diadoco di Foticea, è l’attenzione.  La molta attenzione, quella che serve per badare a noi stessi e non cadere. L’argomento è particolarmente importante per i laici inseriti nella società. Infatti questi, molto più dei monaci, sono esposti a stimoli esterni, fatti ed avvenimenti, difficoltà od attrazioni, che fanno vacillare proprio l’attenzione alle cose di Dio. Inoltre bisogna aggiungere, rispetto a quanto detto da San Diadoco, che l’attenzione, una volta educata, non si rivolge solo alla possibilità di cadere. Essa ci guida lungo molti altri sentieri, ognuno dei quali è portatore di arricchimento e di gioia.  Dunque vediamo di approfondire.

 

La Chiesa cura ed educa la nostra attenzione

 Quando affrontiamo il digiuno quaresimale o settimanale, non ci adoperiamo soltanto a rettificare il desiderio smodato di cibo. Quando apriamo il frigorifero con lo scopo di mangiare un po’ di formaggio, ci chiediamo ad un tratto: ”già, ma oggi è venerdì (oppure è quaresima)”. È scattata al momento opportuno la nostra attenzione. Si è stabilito un controllo su quello che mangiamo che è un misto di Vigilanza e Disciplina. Due Virtù dal grande potere curativo. La Chiesa, dunque, da Madre Sapiente, ci educa all’Attenzione, cosa che ci servirà molto per sorvegliare le nostre scelte, come vedremo in seguito. Ma non ci sono solo i digiuni. L’attenzione viene educata anche dalla modificazione del tempo. Esso, nella Chiesa, non è più anonimo, incolore. Le feste dei Santi e le maggiori ricorrenze dell’anno richiedono la nostra attenzione. Esse permettono al tempo liturgico di “penetrare” nel tempo del secolo, quello della nostra vita quotidiana. Ci permettono di arricchire la nostra vita e di dare alla quotidianità, una dimensione Spirituale. Come già detto, anche questa è un’educazione dell’attenzione, ma aggiungiamo che ne è insieme il risultato.

 

 

Dove esercitare l’attenzione

 Ci sono almeno tre campi dove l’attenzione risulta fondamentale, per realizzare la vigilanza.

  1. Quello che facciamo. Certo, ci sono azioni clamorose che, per fortuna, molti di noi si astengono dal fare. Uccidere qualcuno sappiamo che è un male assoluto e non lo facciamo. Così evitiamo pure di introdurci la notte in certi appartamenti, per rubare. Non lo facciamo e ci sentiamo buoni. Poi però, ci sono una serie di cose che facciamo “perché lo fanno tutti”, e sono lo stesso un male. Non ci sono, purtroppo molte differenze, tra il furto fatto in un modo oppure fatto in un altro. Per esempio: portiamo la macchina dal carrozziere che ci dice che in fondo possiamo far passare come compresa nello stesso incidente quella certa ammaccatura là, che però c’era già prima. Ma sì, facciamo pagare tutto all’assicurazione, tanto sono dei ladri. Oppure nostro figlio necessita di un lavoro….e noi pensiamo di fargli la strada cercando una raccomandazione che lo faccia passare avanti ad altri.

Il campanello di allarme, dovrebbe attivarsi in quelle circostanze in cui una “vocina” salta fuori, e ripete il famoso “Lo fanno tutti”. Il Cristiano è tale perché si distingue dagli altri. Non fa appunto “Quello che fanno tutti”. Va controcorrente. E lo fa perché segue la morale evangelica.

  1. Quello che diciamo. La maldicenza è uno sport che va molto di moda. Nessuno se ne vergogna, E’ normale. Il tale ha sbagliato, quindi sono autorizzato a giudicarlo. Ci sono poi caratteri ipercritici che è quasi impossibile frenare. Fanno le bucce a tutti. Comunque sia, tendiamo tutti a giudicare sulla base di poche, pochissime informazioni. Praticamente mai abbiamo realmente il quadro completo di una realtà. Ma quasi mai ci asteniamo dal condannare. E’ chiaro ed evidente. È così. Dunque è colpevole. Ma il Signore ci ha raccomandato di non occuparci degli altri. In Luca 6,39-42 ci ha fatto sapere che quando critichiamo vediamo la pagliuzza nell’occhio dell’altro e non la trave nel nostro. Un brano conosciuto da tutti e da tutti dimenticato, quando servirebbe. Le cose peggiorano con i personaggi pubblici: attori, politici, imprenditori di rilievo. Ormai i tribunali sono aboliti e si fa tutto con i giornali. Si condanna senza fornire all’accusato alcun diritto di difesa. È così e basta. Vi sono due tipi di maldicenza. Quella che riguarda cose vere. Molto rara, ma comunque sbagliata lo stesso. E poi quella fondata sul falso. Questa riguarda la maggior parte dei casi. Infatti la gente generalmente giudica a partire dalle poche cose che gli vengono dette dai giornali e dalla TV. Spesso queste cose sono dette in base ad interessi che il popolo non immagina nemmeno. Ma non importa. Si condanna lo stesso. Perché lo dice la TV. Perché lo dicono i giornali. Quindi i fatti sono quelli. È sicuro. Si alimenta l’odio, ed in questa maniera si oscura il cuore. Facciamo un esempio chiaro e dimostrato. Nel 1969, ci fu a Milano una strage provocata da una bomba, che uccise 16 persone nella Banca dell’Agricoltura, in Piazza Fontana. Dopo pochi giorni giornali e TV cominciarono a sbandierare il colpevole: era Pietro Valpreda, anarchico. Le foto del povero Valpreda erano dappertutto. Era un criminale assassino. Era chiaro. C’erano le prove. Qualche anno dopo il malcapitato fu assolto per non aver commesso il fatto. In modo definitivo. Ma intanto milioni e milioni di Italiani avevano giudicato e condannato. Denigrando un innocente. È dunque fondamentale fermarsi e fermarsi subito. Non seguire mai l’odio delle masse. Avere sempre uno sguardo critico verso ogni informazione. A maggior ragione se viene da TV e giornali.
  2. Quello che pensiamo. Il risentimento e l’odio sono tra i sentimenti negativi più gettonati. La caratteristica principale di queste tentazioni sta nella ossessività. Cioè danno luogo a pensieri martellanti. Se un pensiero ci rimbomba in continuazione non viene da una parte buona, e va espulso con la Preghiera. Difficilmente Dio ci parla in questo modo. Egli non ha bisogno di insistere. Invece rimuginare pensieri aggressivi o di vendetta, ripetere continuamente a noi stessi le nostre ragioni. Rimuginare astraendoci dalla vita reale che ci scorre accanto. Tutto ciò ci fa solo male. Molte volte questi pensieri nascono dopo una discussione. Le contese non convincono mai nessuno e portano solo amarezza nel nostro cuore. Sant’Isacco di Ninive raccomandava di evitare persino le discussioni teologiche. In ogni caso il pensiero dovrebbe per noi godere di un’attenzione speciale. È da lì infatti che si generano le parole e le azioni. La Preghiera di Gesù dovrebbe quindi accompagnarci di frequente, unitamente a confessione ed eucarestia, per rendere terso il nostro cuore.

 

 

Gli effetti dell’attenzione: la capacità di meravigliarsi.

Ma l’attenzione non si rivolge solo a lottare contro il male. Essa, se ben impostata, è capace di orientarci verso il Bene ed il Bello. Ecco allora che “ci accorgeremo” di tante cose positive che abbiamo. La felicità, in fondo, consiste nel saper apprezzare nella giusta misura le cose che si hanno. Il lavoro che abbiamo, la salute, la famiglia che abbiamo. La città dove viviamo, gli amici che abbiamo, la storia che abbiamo.  A tanti qualcuna di queste cose manca. A volte mancano tutte. Per non parlare della natura che ci circonda, della nazione dove siamo nati. Il nostro stesso essere donna o uomo, ragazzo o adulto. L’ attenzione purificatrice si sofferma sulle mille cose che spesso non notiamo, per vivificarle e dotarle di un nuovo fascino. Sì perché l’attenzione è il segreto della meraviglia. Essa cambia anche il modo con cui entriamo in chiesa, perché ci spinge verso le Icone. Cambia anche il modo con cui sentiamo la liturgia. Notiamo con piacere alcuni aspetti mai evidenziati. La assaporiamo e ne siamo grandemente arricchiti. E poi il dono bellissimo della fede. Lo stupore per l’incredibile Piano Divino, che sta operando una nuova splendida creazione insieme a noi. E poi la Speranza dei beni futuri. Tutto può finalmente riempirci di stupore. Scopriamo le buone azioni compiute dagli altri, e sappiamo meravigliarci per le scoperte dell’uomo e per il suo operato, quando riesce ad essere costruttivo. In una parola: la vita cambia. Lo sfondo della vita che facciamo rimane lo stesso, cambia ciò che per noi è importante. Cambiano i nostri valori. Cambiano gli occhi con cui guardiamo il mondo. Soprattutto cambia il nostro umore. Diventiamo più soddisfatti. Più contenti.

 

 

Conclusioni

 Dunque ecco rivelato il mistero: il segreto della meraviglia è rappresentato da un’attenzione educata. La Chiesa ci conduce per mano lungo questo cammino di educazione, servitrice della nostra gioia. Essa ci offre il digiuno che insieme ci disciplina, ed il tempo liturgico, che ci affranca dal tempo anonimo del secolo. Lasciamoci guidare docilmente. Ne va della nostra felicità.