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L’invito di San Paolo

“State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1Ts 5,16-18).

Si tratta di uno dei passi di San Paolo tra i più citati. E con ragione. In pochi righi l’Apostolo riesce ad impartire più insegnamenti insieme. Qui non ci soffermeremo sulla preghiera incessante, ma sul ringraziamento e sul legame di questo con la preghiera. Diciamo subito che per esigenze di spazio non sarà possibile esaminare tutto, ma quel poco che possiamo estrarre dalla Sapienza della Scrittura, sarà già tanto se messo in pratica.

 

Il ringraziamento come disposizione costante

Per prima cosa, il Santo mette in relazione, la gratitudine con la preghiera. E con la preghiera incessante. Non è difficile capirlo. L’orazione è un colloquio con Dio, dunque ringraziarLo comporta parlarGli. Ed è bello farlo con parole nostre, senza recitare. La recitazione spesso toglie spontaneità, si sta attenti alle parole, e l’attenzione finisce per non essere rivolta al Signore come dovrebbe. Essere veri. Spontanei. Grazie! Grazie Signore!  La gratitudine in questo modo alimenta il nocciolo della fede, che è costituito dal dialogo con Dio. Educa alla fede come rapporto, più che come convinzione. Fede e Preghiera si confondono, così come il ringraziamento.

Continua l’Apostolo: “in ogni cosa rendete grazie”. In ogni cosa! Questo ogni ci spalanca una porta che conduce ad una vera e propria scala spirituale. Proviamo a salirne i gradini

 

Primo gradino: ringraziare per l’esistenza ricevuta e per chi ci ha generato al mondo

 Siamo parte di un immenso e straordinario progetto spirituale: una creazione che compie il miracolo incomprensibile alla ragione umana: quello di unire l’infinito col finito, lo Spirito con la materia. Un’opera straordinaria in cui Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28). Non dovremmo allora essere grati? Dunque il primo passo sta proprio nel ringraziare per l’esistenza che ci è stata donata e per far quindi parte di questo vasto progetto. Ma anche gli animali esistono. Dunque dobbiamo ringraziare anche per qualcosa di più dell’esistenza: di far parte dell’umanità, e perché siamo maschi o femmine. E nel fare questo ringraziamo anche per i nostri genitori, e per i nostri congiunti. Chi ci ha generato nella carne, può aver commesso qualche errore nell’educarci, ma a ben vedere, ci ha comunque dato qualcosa.

Non ce ne rendiamo conto, ma nel nostro orgoglio, siamo convinti che tutto ci è dovuto. Non è così ma spesso abbiamo bisogno di sviluppare la nostra capacità di essere grati. Possiamo esercitarci imparando ad essere grati anche verso i nostri fratelli e sorelle. Nonostante tutte le eventuali difficoltà. Il contrasto spesso aiuta a formarci come uomini e donne compiuti. Solo ai bamboccioni va tutto liscio. E poi, dobbiamo rendere grazie per come siamo fatti, per la memoria, l’intelligenza, il sentimento di cui siamo capaci, per il nostro corpo. Qualunque posto il Signore ci abbia riservato nella vita, lo viviamo grazie a queste attitudini. Alto o basso che sia.

 

Secondo gradino: gli amici, i nemici e gli insegnanti

Ci sono delle persone che hanno creduto in noi e ci hanno dato la loro amicizia. Questa nasce sempre da un minimo di apprezzamento, quando l’amicizia è vera, e non è una conoscenza occasionale. Noi non ce ne accorgiamo, ma inconsapevolmente, ci sentiamo sostenuti da un amico. E questo è oro, di fronte al fatto che nella vita si è spesso attaccati, per un motivo o per l’altro. La nostra purificazione passa proprio per un complesso gioco di attacchi (spesso salutari), e di difese (altrettanto salutari). Quando il nostro cuore impara ad esprimere gratitudine, comincia ad accorgersi del bene che ci hanno fatto queste persone. Sì, certo. Anche gli attacchi sono un bene. Smorzano l’orgoglio e generano pazienza. E noi a questo siamo condotti a guardare, quando ringraziamo il Signore per amici e nemici. E cominciamo ad essere loro grati. Ma c’è chi ci ha insegnato in modo più esplicito, più chiaro. Sono coloro che ci hanno insegnato a leggere e scrivere. Quanto bene ci hanno fatto i nostri primi maestri o maestre! I primi passi sono i più importanti, ma quanti di noi ricordano i nomi di questi benefattori, e ringraziano il Signore di averli incontrati? Poi gli altri. Professori di ogni grado. Si, d’accordo, qualcuno antipatico…..ma per fortuna! Dio passa anche attraverso gli insegnanti rognosi. Dunque gratitudine. Ringraziare. Ringraziare gli uomini, le donne e Dio che ce li ha mandati.

 

Terzo gradino: quello che abbiamo ed il percorso compiuto per averlo

Ancora San Paolo: “Accontentatevi di quello che avete” (Ebrei 13,1). E qui sta il difficile. Almeno per alcuni. Il problema nasce dall’eccessivo valore dato alle cose materiali, ed allo status sociale. Noi avremmo voluto una certa posizione nella vita con un certo corrispettivo economico. E a qualcuno Dio non lo ha permesso. Nascono allora risentimenti, che durano anni, verso chi ci ha sbarrato la strada. Da qui mortificazione, recriminazioni ed un sentirsi non realizzati. Qui entrano in gioco, l’assiduità ai sacramenti e la purezza. Sì perché è richiesto un salto di qualità che è consentito solo dalla fede: ciò che conta sono le virtù che abbiamo acquisito nel nostro cammino. E di queste dobbiamo ringraziare il Signore che “ci ha lavorato come le dita del vasaio lavora la creta”. Ma no, è colpa di quello, di quell’altra, dello stato, della politica, della sfortuna etc. Ecco come ci risponde la Bibbia in Isaia 29,16: ”Quanto siete perversi! Forse che il vasaio è stimato pari alla creta? Un oggetto può dire del suo autore: «Non mi ha fatto lui»?” Ci ha fatti Lui. Dunque ha permesso certi nostri fallimenti o certi soprusi. Perché il vaso, quello che dura in eterno è letteralmente fatto di virtù, non di successi materiali od onori. Sta lì tutto il Vangelo a raccontarcelo. Allora su, forza, che questo è un bel passo, perché è il passo della fede. Credere vuol proprio dire questo: accontentarci di quello che abbiamo. E poi nel ringraziare profondamente e sentitamente il Signore, per i progressi che ci ha fatto fare. Soprattutto nelle virtù con le tribolazioni che ci ha permesso di avere e con i doni che ci ha permesso di coltivare. Ringraziare, essere grati per la vita che ci ha fatto vivere e per tutto ciò che abbiamo vissuto. Ringraziare per il lavoro che abbiamo svolto e per la famiglia che ci ha dato o non dato. Certo, per alcuni è più difficile, ma aggrappati alla fede tutto è possibile.

 

Quarto gradino: ringraziare per quelle disgrazie che la nostra intelligenza non riesce a capire

Sì, è vero. Ci sono eventi negativi che non sembrano costruire delle virtù, ma piuttosto distruggere. La perdita di un figlio, la morte improvvisa del coniuge. Le malattie incurabili che mettono in ginocchio la famiglia. I terremoti, le guerre che provocano la morte di migliaia di innocenti. Perché Signore? Viene da dire. Ma se tutto fosse spiegabile Dio sarebbe un uomo. Avrebbe la nostra intelligenza, e noi potremmo comprenderLo. Eppure tanti dicono di credere al Dio della Bibbia che è un Dio Trascendente, che va ed è oltre ogni cosa, ed oltre la ragione umana. Ma poi tradiscono una ferma convinzione, che il Signore sia un vecchio con la barba. Un uomo e pertanto comprensibile. Per cui: “questo il Signore non doveva farmelo!” oppure: “Come può esistere un Dio che permette simili mali?” E qui, se l’accettazione è maturata con umiltà, nasce la vera fede. Quella di Abramo che senza capire, accettò di uccidere il figlio Isacco. Dio ha in grande stima questo balzo verso di Lui. E ricompensa come ha ricompensato Abramo. Il vero Dio sta davvero al di là di tutto, non ha forma ed è oltre la nostra ragione. Questo è il Dio che ci chiede di essere creduto ed amato. E che ci dona per questo la Sua grazia.

 

Conclusioni

Impariamo ad essere grati a Dio per ogni cosa e questa gratitudine verrà ricompensata con la Sua Grazia. Come successe ad Abramo. Ringraziamo con fede per tutto, per la nostra vita, per quello che abbiamo, e Dio si chinerà su di noi!