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Proponiamo l’intervista alla signora Irini, cantore della chiesa greco-ortodossa di San Jacopo a Firenze.

Gentile Signora Irini,

da quanto tempo è cantore della chiesa ortodossa?

Da 16 anni a questa parte.

Ci può raccontare come è nata questa vocazione?

Dalla più tenera età, essendo anche figlia di prete, in determinate occasioni provavo piacere nel cantare in chiesa. Quando a Firenze abbiamo ottenuto la nostra chiesa, considerata l’iniziale assenza di cantori, con l’aiuto del nostro parroco ho cominciato a cantare.

Ha avuto difficoltà nell’apprendere il canto liturgico?

Non ho avuto particolari difficoltà, poiché conoscendo il rito liturgico sin da piccola già disponevo di una certa esperienza dal punto di vista innologico.

Quali differenze ci sono tra canto liturgico bizantino e canto secolare?

L’innologia bizantina evidenzia e dà risalto ai testi della tradizione ecclesiastica greco-ortodossa, rispondendo quindi in maniera pressoché esclusiva al dato spirituale e al culto religioso. Se è vero che elementi del canto bizantino hanno permeato anche quello secolare, la varietà di temi che appartiene a quest’ultimo (il mare, la lontananza dalla patria, l’amore, il ballo tra i tanti) non trova spazio nel sistema vocale del canto liturgico. Va inoltre evidenziata la differenza linguistica: se è vero che un millennio addietro c’era maggiore convergenza tra canto bizantino e parlata popolare, la differenza è andata sempre più inasprendosi, talvolta sfociando in canti che risentono dell’impronta dialettale del contesto in cui sorgono. Naturalmente anche il sistema tonale è totalmente diverso: specialmente a seguito della dominazione ottomana i canti popolari hanno risentito di profonde influenze levantine.

Vede differenze anche con il canto gregoriano della chiesa cattolica?

Le differenze ci sono, sia dal punto di vista innologico che da quello storico. Il canto bizantino è monofonico e la sua scrittura è diversa. Si basa su otto toni musicali e non si avvale mai dell’impiego di strumenti. L’ottava viene suddivisa in 68 semitoni (12 in quello gregoriano) e rende l’ascolto più vario ma anche più difficile da assimilare per chi non è abituato a queste melodie. I canti bizantini comprendono odi, canoni, poemi, tropari e alleluia e sono in lingua greca antica. I canti gregoriani prevedono l’impiego della lingua latina, possono essere corali, e già si avvalgono di note musicali moderne, essendo accompagnati talvolta anche da strumenti.

Come vive il canto liturgico? Si sente particolarmente partecipe della liturgia?

Lo vivo intensamente poiché nella liturgia ogni cosa ha la sua ragione e importanza. Il canto, insieme ad altri elementi simbolici, ti fa entrare in un’atmosfera differente che ti conduce al di là, verso il Dio che è vicino all’uomo. Ogni parola è cantata e assicura la comprensione e l’elevazione spirituale. Un esempio può essere rappresentato dai canti della Settimana Santa che trasmettono tutto il senso della Passione del Signore e rendono partecipi del suo cammino verso la Resurrezione.

Secondo lei, cosa ha di speciale il Canto Liturgico Ortodosso?

Il canto liturgico ha la caratteristica di essere fortemente specifico e rappresentativo per ogni festa o occasione che celebra. In corrispondenza delle feste dei santi, del Natale, della Pasqua, dell’Annunciazione, dell’Assunzione, dell’Esaltazione della Croce sono quindi previsti canti ad hoc, che rendono la celebrazione più intensa.

 

BREVE COMMENTO

Ringraziamo la signora Irini, cantore della Parrocchia di San Jacopo a Firenze, per aver risposto alle nostre domande. Chi frequenta una chiesa greco-ortodossa non può che essere riconoscente verso i cantori, che durante la Liturgia, svolgono un servizio inestimabile.

E’ infatti il caso di ricordare, che il servizio liturgico rappresenta, per la Chiesa Ortodossa, una vera e propria forma di Apostolato. “Vieni e vedi” dice il Vangelo. Molti sono venuti, hanno visto e sentito. E sono stati toccati profondamente nel loro cuore.