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E’ difficile dire come tutto avvenga secondo una articolata e sapiente regia. Possiamo pensare che ci sia una preparazione.  Certamente. Ma lo pensiamo dopo. Quello che è sicuro è che avviene qualcosa. Qualcosa di improvviso ed apparentemente inaspettato. A chi scrive è successo in mezzo agli ulivi di una dolce collina fiorentina, in  una giornata di sole estivo.  Un intenso desiderio del cuore. Signore vorrei essere tutto per te. Completamente tuo. Pensare soltanto a Te. Avere soltanto Te. Un desiderio profondo, felice, sereno. Eppure, anche se il desiderio parla con la tua mente, in quel momento capisci: non sei tu a desiderare ma Lui.  E’ Lui che chiama. Vieni con me. Seguimi.

Dopo soltanto gioia e commozione.  Una grande, pacifica, esultante felicità.

Dio chiama in tanti modi ed è difficile essere completi su questo argomento. Molti hanno una intuizione improvvisa, altri “si rendono conto di qualcosa”, qualcosa che ha un suo sviluppo lento e laborioso, nel corso di un certo tempo. C’ è  chi invece crede di sentire una voce, ed altri ancora raccontano di una vera e propria apparizione.

Vi è comunque spesso (ma non sempre), nei racconti di ognuno, la descrizione di un episodio, di un momento o di un istante. Qualcosa di senza tempo irrompe nel tempo. Bisogna riconoscere che in ognuno di questi casi occorre discernimento.  I pensieri improvvisi, le intuizioni possono avere più di una sorgente. Non sempre buona. Ma bisogna dire che vi è anche  una sponda sicura.  Il desiderio, l’ intimo ed intenso desiderio di servire tutta la vita e con tutto se stesso il Creatore dell’Universo. Questa  sembra  essere proprio una sponda sicura. L’amore per il Signore non si può ridurre ad una qualche spiegazione psicologica. L’ amore per Dio è Carità.

Dunque, come la scrittura ci insegna, negli innumerevoli passi dedicati ad una chiamata, vi è nell’ Appello del Signore una frattura nello scorrere del tempo. Lo scorrere naturale degli eventi esterni a noi ed interni alla nostra mente va incontro ad una brusca interruzione. Irrompe l’Eterno nel tempo, l’Infinito nel finito, il Sapiente si china per un momento sull’ignorante.

L’essenza della vocazione religiosa

 

Essere tutto per Lui,  ed essere Dio tutto per noi. L’essenza di una chiamata sta nella sua radicalità. Una radicalità che si inserisce nella fessura aperta nello scorrere del nostro tempo, dall’appello di Dio. Esso  trasforma la nostra vita in un prima ed in un poi. Bastano pochi istanti per capire che tutto è cambiato.  Nulla sarà più come prima .  Tutto quello che ci sembrava importante nella nostra vita, urgente, ineliminabile si appanna, e sembra scivolarci silenziosamente di mano.

“Dopo di ciò Egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: ”Seguimi!”. Egli lasciando tutto si alzò e lo seguì “(Lc 5,27-28).

E’ una constatazione quasi drammatica, una condizione irrimediabile quanto improvvisa. Non è più possibile tornare indietro. Verrebbe da dire che, in un modo a noi sconosciuto, siamo diventati di colpo diversi. Nuovi. Abbiamo trovato la perla preziosa e, come il mercante del Vangelo, vogliamo vendere tutto quello che abbiamo per comprarla (Mt 13,45-46). E’ l’appello alla santità. Ogni vocazione è una chiamata alla santità.  Nella sua stessa formulazione il primato della santità risulta evidente. Chiaro. Come essa si possa realizzare viene dopo, in base alle nostre caratteristiche, alla nostra personalità ed alla nostra storia. Forse non in tutti i casi ma per molti chiamati sembra proprio così.

Il chiamato cerca uno stile di vita

Il desiderio di amare Dio, la necessità di concentrarsi in Lui, e solo in Lui spinge il chiamato a cercare una forma di Vita. Questo è un tratto veramente caratteristico, che distingue la vocazione religiosa, dalla vocazione al ministero. Si cerca una unione profonda con Lui. Qualcuno la cerca, o anche solo la fantastica (non importa), attraverso delle opere di misericordia. Si desidera allora di mettere in pratica gli insegnamenti del Vangelo, mettendosi al servizio dei più poveri. Altri desiderano o immaginano una vita  ascetica, maggiormente segnata dai tratti contemplativi. Altri si vedono in una condizione “mista”, contemplativa ed attiva. In comune sembra esserci la ricerca di un Discepolato, un desiderio di seguire il Maestro, e di mettere in pratica i suoi insegnamenti. Ben diversa è la condizione di chi si sente chiamato al Ministero. Anche in questi casi è presente il sentimento di “seguire il Signore”, ma ciò che prevale, è l’amore per il servizio sacerdotale. Si vorrebbe impartire i sacramenti, ci si pensa in una parrocchia, ci si interessa alla liturgia eucaristica  ed ai lezionari etc. E’ evidente una radicale differenza. Addirittura nei tempi antichi vi era opposizione tra vocazione religiosa e ministero.  Sant’Agostino non voleva fare il prete, e fu ordinato per forza, dopo che fu letteralmente catturato dalla folla. Oggi ci sembra una pratica inverosimile, ma nei primi secoli della Chiesa era comune. Agostino se ne voleva stare nel suo monastero, e vedeva il servizio sacerdotale come una minaccia alla sua ricerca interiore. Charles De Foucauld si fece monaco, ed aspettò almeno 10 anni, prima di accettare il sacerdozio. Non senza esservi opposto a lungo. E così tanti altri.  Questa distinzione è molto, molto importante. In tanti ambiti, infatti, si fa confusione. Si tende a spingere chi ha una vocazione religiosa ad entrare in Seminario. Si mette in questo modo la gente in confusione e si generano errori dolorosissimi.

La vocazione religiosa si può esprimere in molti modi

Precisazione breve ma importante.  La vocazione religiosa, può essere declinata in molti modi: celibato, matrimonio, vita da soli, vita di preghiera, opere di misericordia.  etc. Questi non costituiscono la vocazione, ma semmai ne sono gli strumenti. I mezzi di realizzazione. La vocazione è alla radicalità del Vangelo. Alla ricerca di un amore profondo per il Signore. In una parola alla Santità.

Cosa si fa rappresenta solo uno strumento che durante la vita può anche cambiare.

Questo blog si occupa della vocazione religiosa e NON della vocazione al ministero sacerdotale. Questo è importante da precisare. Non si parla di laici che vorrebbero prendere il posto dei preti, o che ne vogliono imitare le funzioni. Si parla di laici che cercano in modo radicale la santità là dove il Signore li ha messi.