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L’Ortodossia custode della tradizione della Dormizione di Maria

Dobbiamo essere grati alla santa Chiesa Ortodossa, per la cura grazie alla quale, in tanti secoli si è mantenuta la festa della Dormizione di Maria, altrove purtroppo perduta.

L’immagine qui sopra è un mosaico della Dormizione nell’abside della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, importante chiesa papale, costruita nel V° secolo

Immagini della Dormizione si ritrovano in Italia fino al XIV° secolo, sia scolpite che dipinte, per poi lentamente scomparire.

Nella Chiesa Ortodossa, quella del 15 agosto, è una delle grandi feste dell’anno ecclesiastico.

 

Cosa dice la tradizione

La tradizione tramanda che il corpo di Maria quando essa si addormentò, non patì la corruzione. Il corpo di Maria fu portato in cielo dagli angeli. Dopo la dormizione ci fu, così si racconta nella tradizione, una salita del corpo della Theotokos in cielo. Un evento diverso dalla ascensione di Cristo e dalla assunzione senza la morte del mondo cattolico. Nella tradizione quindi esiste prima l’addormentamento o meglio la morte della madre di Dio, cui seguirà il ritrovamento della tomba vuota.  Al tempo della sua morte, la madre di Dio viveva in una casa con San Giovanni. Questo è del resto testimoniato anche dal Vangelo. La sede era il Monte Sion. I 12 Apostoli proclamavano intanto il Vangelo in differenti parti del mondo. Essi tuttavia, avendo saputo che il momento della morte di Maria si stava avvicinando, decisero di vedere la Vergine una volta ancora prima della sua dipartita.  Essi così furono trasportati miracolosamente sopra una nuvola, alla città Santa di Gerusalemme. Insieme ai 12 apostoli erano presenti anche San Paolo, Dionigi l’areopagita, Hierotheos e Timoteo. Solo San Tommaso non era presente. Quando essi furono tutti raccolti intorno alla Vergine Maria, questa emise il suo spirito nelle mani di suo figlio e Dio. La tradizione racconta che Egli prese la sua anima con sé, tra le Sue braccia. Gli apostoli portarono allora il corpo di Maria sulle loro spalle giù nella valle di Cedron, vicino a Gerusalemme. Lì, la Theotokos fu deposta in una tomba, preparata appositamente per lei.

L’apostolo Tommaso arrivò in ritardo, tre giorni dopo la sepoltura. Vide allora la Vergine salire al cielo e gettargli la sua cintura. Tommaso portò la cintura agli altri Apostoli raccontando la visione. Andarono alla tomba e, apertala, la trovarono vuota. Al di là dei particolari, la Tradizione ortodossa è ferma su un punto centrale: la Santa vergine morì. Tuttavia, esattamente come suo figlio, il suo corpo, fu portato in cielo insieme con la sua anima. In pratica essa era passata al di là della morte e del giudizio, e vive ora interamente, anima e corpo nell’età che dovrà venire.

 

Al termine dell’anno si spicca il volo verso l’eternità

Alla festa della Dormizione segue quella, ad essa collegata, della deposizione della cintura di Maria, che chiude l’anno liturgico. Maria che si addormenta, è degna conclusione di un cammino scandito durante l’anno dalle feste liturgiche. Essa ci indica il termine del nostro viaggio terrestre, con un grande sentimento di speranza. Maria ci insegna che ci aspetta il Regno di Dio. Ci aspetta la Speranza. Ci addormentiamo, non moriamo. Ma quale è il frutto della vita della Madre di Dio? Gesù. Quale dono più grande di una donna all’umanità? Nientemeno che il “Figlio di Dio”.

Maria ha fatto, non ha detto. Persino con la sua morte/dormizione insegna facendo e non dicendo. Maria parla poco nel Vangelo. Non predica. Non si fa avanti come avrebbe potuto. Chi avrebbe avuto qualcosa da ridire se si fosse presentata? Mentre Gesù compiva miracoli straordinari, poteva mostrarsi e dire: quest’uomo straordinario è mio figlio! In virtù della sua maternità poteva chiedere favori, ma si muove solo per gli invitati ad un pranzo di nozze, in Cana di Galilea. Poi più nulla o quasi. Non attira l’attenzione, non disturba il Signore. Non predica, non compie miracoli. Anche in seguito, il libro degli Atti degli Apostoli, non parla di sue predicazioni od opere straordinarie. Infine esce di scena in silenzio.

 

Maria l’altra faccia del mondo

Maria sembra incarnare i seguenti versetti del vangelo:

“…sia invece il vostro parlare: «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal Maligno “(Matteo 5,37). E anche:

“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7,21).

Maria ci ricorda l’altra metà del Vangelo e dell’uomo. Cioè tutto ciò che va al di là delle parole e di ogni predicazione. È la dimensione dell’intenzione.  Molto si è detto del suo silenzio in chiave contemplativa. Maria madre della preghiera. Questo è vero ed è giusto ricordarlo. Pensiamo alla sua supplica in occasione delle nozze di Cana. Bene. Ma la preghiera silenziosa, la contemplazione, l’attesa, il non fare di chi attende tutto da Dio, rappresentano solo una parte del lascito di Maria. Ricordando i versetti del Vangelo citati, possiamo cogliere in Maria anche la dimensione dell’intenzione. Quella dimensione che era così cara ai Padri del Deserto. Infatti, il nostro attaccamento a ciò che si vede e si tocca, il nostro materialismo, ci fa a volte apprezzare solo il fare, il dire, il gesto che noi chiamiamo “concreto”. Nelle nostre illusioni sarebbe quello che conta. Ma Maria sta in disparte. Si concentra in poche apparizioni significative. Essa rappresenta dunque il mondo delicato del pensiero, dell’intenzione, del cuore. Un mondo che fiorisce meravigliosamente il giorno della morte. Dell’incontro con l’Amato.

 

Il giardino della Vergine

Ma c’è un qualche esempio umano che ci può aiutare meglio a comprendere, e per quello che è possibile, imitare, ciò che Maria ci mostra? Certamente. È il giardino della Vergine: L’Athos. Da mille anni, il monte Athos accoglie uomini coraggiosi che, come Maria, si mettono in disparte rispetto al mondo. Essi sotto la guida della Madre di Dio, ne colgono l’insegnamento profondo: la vera realtà sta nel cuore. Tutto dipende dai pensieri del cuore. La Vergine ci ripete con la vita e l’esempio ciò che suo Figlio disse un tempo “…Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo» (Matteo 7,20-23).

 

La vigilanza ed il combattimento spirituale

Le parole di Gesù ci introducono al vero mondo. Quello che conta davvero. E non si creda che questo significhi stare a riposo. Piuttosto i monaci dell’Athos, sotto la guida di Maria, si sentono soldati. Combattenti che duellano tutti i giorni, con l’aiuto della costante vigilanza sui pensieri (per i dotti “Nepsis”). Duellano contro gli spiriti maligni, che fanno di tutto per farli cadere, facendo leva sulle passioni distorte dell’anima. L’obbiettivo è quello della purezza del cuore. I discepoli spirituali della Madre di Dio infatti, sanno benissimo che la preghiera e l’intercessione di un cuore purificato, sposta le montagne. Essi non dimenticano quella lezione biblica che ci spiega come Mosè vincesse in battaglia solo quando Aronne sollevava le braccia per pregare. Come tutto cambia! Ci aspettavamo una donna sola ed intimidita. Un pugno di uomini insicuri e paurosi. E invece….Invece troviamo il luogo del vero agire! Troviamo quel mondo spirituale che è più vero di quello materiale. Anzi, che domina e controlla quello materiale. Quel mondo dove una morte santa rappresenta, come per il Cristo, l’apice della vittoria.

 

Conclusioni

La liturgia del 15 agosto ci accosta a Maria. Quasi ci sembra di poter assistere alla sua dormizione. Vorremmo partecipare, stringerle la mano. Ringraziarla. Ma contemplando il momento del trapasso, ci accorgiamo che quello è il momento della Sua suprema vittoria. La vittoria di Maria.