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In questo articolo, parleremo della preghiera di Gesù come preghiera comunemente recitata nella Chiesa Ortodossa. Molti invece, cercano in rete qualcosa sull’esicasmo, pratica in cui si recita la Preghiera di Gesù, assumendo posizioni particolari con il corpo. Lo scopo dell’esicasmo è ben illustrato dallo scritto di Gregorio Palamas, “In difesa dei santi esicasti”. Si tratta di riuscire a fermare il girovagare dell’intelletto. Oggi molti raggiungono questo obbiettivo, semplicemente portando l’attenzione sul cuore. Lo spiega esaurientemente Teofane il Recluso, negli scritti riuniti da Caritone di Valamo, e intitolati “L’arte della preghiera” (Ed. Gribaudi). In ogni caso chi cerca di praticare qualcosa dell’esicasmo deve necessariamente essere seguito da un padre spirituale. In questa sede quindi non ne parleremo. Necessita di una guida anche chi, nello stile dei “racconti del pellegrino russo”, intende cominciare a recitare la preghiera di Gesù, alcune migliaia di volte al giorno. Ricordiamo, comunque, che il pellegrino in questione praticava una severa ascèsi, camminando senza sosta per le strade della Russia dell’800 alle temperature polari che possiamo immaginare. No, qui ci riferiamo, appunto, alla comune preghiera recitata nella Chiesa ortodossa. Quella preghiera, cioè, che è facilmente praticabile durante i vari momenti della vita attiva.

 

Una protezione dagli affanni della vita del laico

Esaminiamo 1 Corinzi 7,32-34. “Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!”.

E’ un passo su cui torneremo più volte ma che esprime un concetto, a nostro parere, vero. Il laico, soprattutto se sposato, è distratto dal mondo. Deve pensare a piacere alla moglie o al marito: in pratica deve far andare avanti la famiglia, in base ai diversi compiti. Curare la casa e mantenere i figli. Quindi, gli affanni del lavoro e le preoccupazioni inerenti alle responsabilità. Chi non si sposa per dedicarsi interamente alla vita religiosa, è indubbiamente facilitato. Come venire incontro alle difficoltà del laico che vuole seguire il Signore? La Tradizione secolare della Preghiera Cristiana ha prodotto nel tempo una possibile risposta: la Preghiera di Gesù. Questo modo di pregare, non di rado viene presentato come tipicamente monastico. Certamente pregano così anche i Monaci, ma non solamente. Anzi. Nicodemo Aghiorita, nella introduzione alla Filocalia, cita con nostalgia, chi in passato praticava assiduamente questa forma di orazione. Con sorpresa il lettore scoprirà che oltre ai monaci, c’erano i funzionari imperiali.

 Questi erano laici che, durante le loro occupazioni, pregavano incessantemente, ed erano sempre alla Presenza di Dio. Qualunque fosse la loro occupazione. Viene in mente che il Signore è un Dio Giusto, che viene incontro a chi ha più difficoltà. In effetti la Preghiera di Gesù si presta ad essere ripetuta durante le più varie occupazioni. Da questo punto di vista sembra più congeniale al laico e pare rappresentare un aiuto formidabile, contro le “distrazioni” del mondo. Ma vediamo un po’ meglio in cosa consiste.

 

La preghiera di Gesù, introduzione generale

La Preghiera di Gesù consiste nelle seguenti parole:

“Gesù Figlio di David abbi pietà di me peccatore “

Oppure

“Signore Gesù abbi pietà di me” oppure “Signore Gesù abbi pietà di me peccatore”.

Le varianti sono molte ma è raccomandato di mantenere sempre il nome di Gesù.

L’ispirazione nasce dall’episodio del Vangelo in cui il cieco Bartimeo chiede insistentemente a Gesù la guarigione (Marco 10, 40-52). Il simbolismo è evidente si chiede al Figlio di Dio di guarire il nostro occhio interiore, cioè il Nous, altrimenti detto la “Punta dello Spirito”, che risiede nel cuore. Il fatto poi di chiamare Gesù “Signore” rappresenta una dichiarazione di fede Cristiana, ma non è tutto. Si evoca la potenza del Nome di Gesù, che è capace di scacciare i demoni e guarire. E’ una preghiera antica e bellissima, recitata in tutto il mondo ortodosso. Nella fede popolare e nei monasteri, si contano le preghiere recitate, “snocciolando” una specie di rosario fatto di nodi di stoffa, che si chiama Komboskini. Si tratta quindi di un modo assolutamente popolare di pregare, esattamente come il rosario nel mondo Cattolico. In molti casi si tende ad automatizzare la preghiera, associandola al respiro: una prima parte nella inspirazione e la seconda parte nella espirazione. Pratica questa molto comune e per nulla speciale.

 

Come si sviluppa in pratica la preghiera di Gesù: alcune raccomandazioni pratiche

In primo luogo è bene precisare che la Preghiera di Gesù si impara praticandola. Certamente alcuni consigli sono utili e quindi, come testo base, raccomandiamo (come sopra già ricordato): “L’Arte della Preghiera” di Caritone di Valamo, edizioni Gribaudi.  Il testo è molto bello ed esaustivo, anche se tende forse, a suggerire la concentrazione sui battiti del cuore, piuttosto che sul respiro. A parte questo, si tratta di un testo ricco di spunti e organizzato su una ampia scelta di citazioni di Teofane il recluso, un santo russo, che diceva quello che faceva. Dunque molta vera esperienza. Ci soffermiamo su questo libro perché purtroppo in rete si trovano molti siti che danno insegnamenti sulla preghiera di Gesù, a partire da libri letti, piuttosto che da una solida pratica. In questo Blog, il principio di fondo consiste nell’evitare spigoli e polemiche. In questo caso, però, siamo veramente costretti a fare questa ed altre segnalazioni, a tutela del lettore. Sempre a tutela del lettore vorremmo sottolineare che la Preghiera di Gesù non si recita al di fuori di un contesto ecclesiastico. Dove per ecclesiastico intendiamo i sacramenti (eucarestia e confessione specialmente), la partecipazione alla liturgia domenicale ed ai digiuni prescritti dalla Chiesa. Non è una “pratica”. Intesa come puro esercizio anzi, diventa una pericolosa fonte di inganni. Ci riferiamo in particolar modo, a chi diffonde l’idea che la Preghiera di Gesù sia lo “yoga del cristiano”. Lo yoga contempla l’uso ripetuto di una formula verbale. In questo la somiglianza. Tuttavia, nello yoga, la ripetizione di questa formula non comporta necessariamente la fede nella presenza di Dio. Fatto invece fondamentale nella preghiera di Gesù. A suffragio di queste teorie, si citano brani tratti dalla Filocalia. Questi brani si riferiscono a specifiche modalità di posizione del corpo, durante la preghiera, ed a come gestire la respirazione e l’attenzione. Il problema è che si omette tutto ciò che, di quegli stessi autori, sta scritto prima dei brani sulla preghiera. Ci riferiamo, per esempio, ai testi di Ignazio e Callisto Xantopulos. Quello che sta scritto prima dei brani sulla posizione del corpo e sul respiro, fa della preghiera di Gesù qualcosa che non c’entra nulla, ma proprio nulla con lo yoga.

Poi c’è la questione del “metodo”. Qualcuno dice: se si associa la preghiera di Gesù alla respirazione si usa “un metodo”, e questo è contrario alla grazia. Obiezione molto diffusa tra i professionisti di Dio Cattolici. Ma anche nel Cattolicesimo esiste la differenza tra una preghiera “Attiva” ed una “Passiva”. La preghiera attiva è tale sempre e comunque, perché usa un metodo. Per esempio il Canto Gregoriano va imparato, bisogna conoscerne le regole (quelle originali fra l’altro sono piuttosto complesse). Stare in ginocchio è un metodo.  La recitazione dello stesso breviario, richiede apprendimento. E così via. La realtà è che, ci sono dei metodi che entrano nella consuetudine, e sono accettati senza difficoltà, mentre ce ne sono altri che sono nuovi, e quindi sono sentiti come tali, in modo contrastivo. Durante il canto gregoriano può scendere la grazia e dare grande gioia al cuore, esattamente come succede con la Preghiera di Gesù. Altre volte la grazia non scende, anche a cantare in modo perfetto per ore. Stessa cosa se si recita la Preghiera di Gesù abbinata in modo esemplare   al respiro, tutto il giorno.  Non è questione di metodo o non metodo. E’ una banalità. La preghiera passiva, opera esclusiva della grazia, può essere uno sviluppo del Canto Gregoriano, in un monaco, come della preghiera del cuore in un laico.  Per favore quindi lasciamo da parte la “condanna del metodo”. Impariamo invece a distinguere, come fa il cattolicissimo testo del XIV° secolo, “La nube della non conoscenza”, tra contemplazione attiva e passiva.

 

La Preghiera di Gesù e la trasformazione in liturgia della vita quotidiana

Di nuovo chiediamo perdono per gli spigoli presenti nel paragrafo appena concluso. Si converrà che erano inevitabili, vista la confusione presente in rete sulla materia. Esaurita la parte di avvisi ai naviganti, passiamo all’interesse che riveste per il laico, questa bellissima preghiera.

La ripetizione di una formula semplice, ma tuttavia teologicamente profonda, permette l’apertura di scenari inediti per il laico. Ci si può scoprire sacerdoti, in armonia con il concetto di “sacerdozio universale”, cosa naturalmente diversa dal sacramento proprio del prete. In cosa consiste? Consiste nel poter offrire i gesti e le occupazioni della vita quotidiana al Signore, accompagnandoli con la ripetizione, anche saltuaria, della Preghiera di Gesù. Ripetizione che può essere all’inizio bisbigliata, ma che può diventare col tempo mentale. In questo modo santifichiamo ogni attività, dal lavoro agli impegni familiari, trasformando il nostro spirito di servizio in un’autentica liturgia. Una liturgia che trasforma la nostra vita in un incenso profumato che, bruciato dal fuoco spirituale della orazione, fa giungere il suo soave odore nell’alto dei cieli.

 

La Preghiera di Gesù ed il discernimento

L’esempio fatto da Nicodemo Aghiorita dei funzionari imperiali, devoti alla preghiera, non è casuale. Infatti il nome di Gesù scaccia i demoni, e dunque risulta di aiuto proprio a chi è chiamato ad effettuare scelte con discernimento. Proprio come i funzionari imperiali a suo tempo. Oggi dunque, la preghiera di Gesù è raccomandata in modo particolare a quei laici che rivestono incarichi di responsabilità. Ma questo, naturalmente, non deve impedire a chi non ne ha di praticarla correntemente.

 

La grande avventura della scoperta del “luogo del cuore”: significato per i laici

Un altro grande dono per il laico, consiste nell’educarsi, tramite la Grazia della preghiera, a scendere “dalla testa al cuore”. Cioè a far si che il centro della nostra vita, non sia più soltanto la nostra mente, intesa come elaboratore di concetti, ma anche il cuore.  Come? La Preghiera di Gesù aiuta il fedele a “Portare l’attenzione sul cuore”. Cosa vuol dire portare l’attenzione sul cuore? Consiste nel fatto che senza prendere e mettersi lì a fare sforzi di concentrazione sul petto, (cosa che con dolcezza si può anche fare) dopo un po’ che si prega, si prova un sentimento di amore per Dio che sgorga spontaneamente dal cuore. Esso ci fa toccare con mano una certa sua autonomia, rispetto alla nostra volontà. A quel punto portare la mente sul cuore vuol dire accompagnare con la mente questo sentimento accordandola con il cuore. Il discernimento può avere una certa facilitazione: se questo calore altro non è che un sentimento profondo di amore per il Signore, probabilmente il nostro desiderio di pregare è genuino. In altre parole in tutto il percorso di preghiera, crediamo che il fatto di sentire nel cuore un crescente amore per Dio (senza immaginarcelo in nessun modo) dovrebbe essere considerato il faro, la luce che guida nella notte del mondo, la barca del nostro cuore in preghiera. Questo, naturalmente, non esclude la richiesta di un consiglio, da parte di chi è più esperto in discernimento. Anzi, per chi è giovane nella fede, si si può dire che un discernimento rappresenta un passo obbligatorio.   Se il calore poi è “fisico” come alcuni testi riportano, e riguarda il petto, può essere un elemento positivo soltanto se serve ad incoraggiare alla preghiera. Tuttavia, passati i primi tempi, se è genuino, lascia il posto al fervore del cuore ed all’amore per Dio, sparendo, come sensazione fisica, gradualmente.

 

Agire nel mondo con il cuore

Ma perché il passaggio dalla “testa” al cuore è così importante per il laico? Perché egli vive la sua vita quotidiana in un mondo che vuole santificare. Se è vero che la santificazione della vita quotidiana, può passare dalla sua trasformazione in liturgia attraverso la preghiera, è vero anche che essa può avvalersi della purezza del nostro gesto, del nostro agire. Ecco allora che agire “con il cuore”, può rappresentare proprio il superamento di quella frontiera tra materia e Spirito che il laico è chiamato a oltrepassare cercando l’unità.  Il cuore, infatti è il trono dello Spirito, e sede nell’uomo di ogni contatto con la Grazia.

Conclusioni

Abbiamo visto come la Preghiera di Gesù non sia solo una preghiera per specialisti di Dio. Piuttosto si tratta di un modo estremamente semplice di pregare quanto teologicamente profondo, modo a disposizione di tutti. Anzi, essa da secoli risulta coltivata da uomini e donne di ogni ceto, che hanno cercato, con la preghiera, di santificare ed offrire a Dio ogni momento della propria vita quotidiana.