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Il significato di Nous e la sapienza del Monte Athos

Per cominciare a comprendere la Sapienza dell’Athos abbiamo assoluto bisogno di una “chiave”, che ci consenta di aprirne la porta. Senza questa chiave è impossibile capire cosa facciano davvero i monaci e perché. Questa chiave è la comprensione profonda del termine patristico “Nous”.

Siamo dolenti nel vedere tanti pellegrini che vanno all’Athos, e vi ritornano tante e tante volte, senza, in realtà, entrarci mai.  Diventa indispensabile quindi illustrare quanto meglio è possibile, il significato di questa parola nella cultura Ortodossa.

 I Padri si sono fondati sulle scritture

Proviamo a considerare questi passi del vangelo:

“La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce: ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!” (Mc 6,22-23; C.E.I.).

“Nessuno accende una lucerna e la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio. Ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce. La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore” ((Lc 11, 33-36; C.E.I.).

Come mai in questi brani evangelico Gesù usa il termine singolare “L’occhio” e non piuttosto “gli occhi”?  Le parole del Signore apparentemente si potevano adattare meglio al plurale occhi: se gli occhi sono nella luce tutto il corpo è nella luce. Invece usa il termine singolare “occhio”. Nella Sacra Scrittura nulla è messo a caso.  I padri hanno dato una risposta a questa domanda parlando di “senso spirituale”.

Potremo intendere meglio cosa è il senso spirituale se pensiamo che in questi brani del vangelo   si parla di luce. Di quale luce si tratta? Di quella materiale? Senz’altro no. Si tratta della luce della fede di cui parlano anche gli atei (“io non ho la luce della fede….”), e cioè si tratta della Luce Divina. Approfondiamo bene questi concetti. Per Luce Divina non intendiamo qualcosa di astratto, come per esempio l’espressione: “ …alla luce della moderna comprensione dei fatti…..”. Non si tratta di capire qualcosa. La Luce Divina, ovviamente diversa dalla luce delle lampadine, è qualcosa di reale. Qualcosa che ha una esistenza a sé. E’ una luce Spirituale, ma nella sua realtà concreta noi possiamo percepirla.   Chi ha avuto l’esperienza del battesimo Cristiano da adulto, può testimoniare che ciò che i Padri dicevano corrisponde a verità. Il Battesimo è una Illuminazione. Chi ha fatto l’esperienza dello Spirito Santo ha fatto una esperienza di illuminazione. Essi si chiedono spontaneamente cosa avviene durante l’esperienza di illuminazione. Secondo alcuni autori come Hierotheos Vlakos (Empirical Dogmatics – Ed. Birth of Theotokos Monastery), chi si pone queste domande ha avuto con evidenza una illuminazione. Chi non si   pone queste domande, ed insiste nel mettere al vertice della vita umana la ragione, non è stato illuminato.  Ma come si percepisce questa luce? Dobbiamo ipotizzare che esista un senso capace di coglierla, così come esiste un senso per ogni stimolo. Qual è?

Facciamo fatica a rispondere a questa domanda perché solitamente ci autocomprendiamo come un insieme di ragione, sentimento e corpo.  Ad ognuna di queste tre parti possiamo arrivare a sacrificare la nostra vita come a degli idoli, ed allora si parla di razionalismo, di sentimentalismo e di materialismo.  Questi sono l’espressione della oscillazione che abbiamo nell’attribuire il primato nella guida della nostra vita. Se alla fine non siamo materialisti   le alternative sono il razionalismo od il sentimentalismo, più o meno raffinato.

 

Il Nous corrisponde alla intuizione?

Nella migliore delle ipotesi possiamo affidarci alla intuizione, che consiste nella apparizione non prevista di una idea. Questa apparizione improvvisa talvolta si rivela decisiva per cui finiamo per esserne ammirati e crediamo di poter distinguere l’intuizione dalle altre facoltà dell’anima. Purtroppo non è chiaro se questa distinzione si possa o no fare. Sappiamo quanto conti la memoria, soprattutto quella che opera “in automatico”, senza che noi ne possiamo essere coscienti? Siamo sicuri che l’intuizione non sia semplicemente una operazione razionale o sentimentale che avviene inconsapevolmente e che pertanto ad un certo punto fa irruzione nella coscienza? Alcuni studiosi pensano a questa possibilità.  No, qui si parla di vedere una luce, non un “lampo intuitivo”, l’improvvisa apparizione di una idea o di un concetto. La luce divina, la luce della fede non è un concetto. Quindi, non può essere colta e interpretata come un’idea, richiede una capacità diversa: Possediamo questa capacità? La possiamo conoscere?

 

In Nous corrisponde all’Intelletto?

Una soluzione sembrerebbe venire dalle considerazioni medioevali e scolastiche sull’intelletto, che apparentemente potrebbe essere la giusta traduzione di nous.  La ragione opera sulla base di principi, perché senza di essi non può operare. Per esempio, il principio per cui una stessa cosa non può essere allo stesso tempo presente ed assente, bianca e nera.  In poche parole la ragione deve rifarsi a dei principi di base che non sono dimostrabili. Per esempio, seguendo il principio ricordato prima, se diciamo che una certa affermazione   ha per conseguenza che una certa cosa, per esempio una palla,  sia insieme bianca e nera, possiamo concludere dicendo che questa affermazione è falsa. Perché una palla non può essere insieme bianca e nera, non può avere una qualità ed insieme il suo contrario. Tuttavia questo è solo evidente. Evidente a tutti. Come fa una cosa ad essere insieme bianca e nera? Tutti diciamo che è impossibile. O bianca o nera.    Si tratta di qualcosa che dichiariamo vero per evidenza.  Questa evidenza, che tutti accettiamo senza troppo ragionare, è propria, secondo la tradizione scolastica, dell’intelletto, termine che in italiano traduce efficacemente la parola nous. Apparentemente sembra di aver trovato la risposta giusta. Purtroppo però non è questa la soluzione del problema. Infatti, come sarà facile a chiunque constatare, i principi di base della ragione, sono (ancora una volta) concetti, idee, mentre il vangelo parla di luce, e di una luce che illumina anche il corpo e che quindi non può essere la semplice intuizione di un principio guida. In altre parole credere in Dio non è una felice intuizione del concetto di Dio, non è una “luce intellettuale” che illumina l’intelletto con una idea primordiale, che sta alla base di tutto.   E’ appena il caso di notare come molte traduzioni dei Padri, compreso la Filocalia, traducono il termine Nous con Intelletto. Si può cominciare a capire il disastro che ne deriva: si sono assimilati i Padri ai Filosofi Greci. Questo contribuisce a rendere oscura, per gli occidentali, buona parte della letteratura cristiana del primo millennio.

 

Scopriamo cosa è il Nous attraverso la preghiera

Cerchiamo di vedere la cosa da un altro punto di vista.  Quando abbiamo assimilato una convinzione, diciamo che crediamo che una certa cosa corrisponda alla realtà, e che quindi sia vera. Per esempio possiamo essere convinti che la terra abbia 4 miliardi di anni perché crediamo veri gli argomenti che ci sono stati forniti.  Possiamo fare la stessa operazione con Dio. Possiamo convincerci che Dio esista perché se ogni cosa deve avere una causa ci dovrà pur essere una causa di tutte le cause, che possiamo chiamare Dio.  Ma quando noi preghiamo e siamo convinti che ci sia un Dio che ascolta la nostra preghiera, la situazione è molto diversa.  Noi crediamo che Dio sia presente, ma questo non corrisponde ad un concetto, non siamo convinti che una affermazione sia vera, ma piuttosto che una Persona ci sia, sia con noi, anche se invisibile.  Ora, se la ragione ci porta a credere con dei concetti, cosa ci porta invece a credere ad una presenza?  Se non è un concetto ma una presenza, non è l’intuizione che opera durante la preghiera, perché non si sta parlando della apparizione improvvisa di una idea. Non può essere chiamata in causa nemmeno la ragione, perché non si tratta di dire sì ad una verità, ma piuttosto in quel momento, di viverla. Tantomeno si può far ricorso alla immaginazione. Piuttosto, si è soliti eliminare ogni immagine mentale durante l’orazione. Allora cosa opera durante una preghiera sincera? Quale facoltà dell’uomo entra in azione quando crediamo che Dio sia presente davanti e/o dentro di noi?   Il Nous ovvero l’occhio dell’anima.  Avere fede significa credere nella Presenza di Dio cioè accogliere la luce divina, come dice il vangelo di Giovanni.  Si tratta allora di percepire una luce non sensibile, quella luce che ci fa sentire di essere davvero alla sua presenza, e più è forte questa luce più noi davvero crediamo di essere davanti a Lui. Ed è precisamente Il Cuore che presiede a questa esperienza, e non la mente, non l’intelletto, non la testa. Ecco perché la preghiera è la base della fede, e perché il rapporto personale che noi abbiamo con il Signore, sta alla base di una vita realmente cristiana.  Possiamo allora capire che è attraverso l’esperienza della preghiera che possiamo intendere meglio il brano del Vangelo che ci siamo proposti di interpretare. La preghiera ci può dare una reale esperienza di cosa è l’occhio dell’anima.

Tutto questo sembra molto difficile, ma in realtà un bambino che prega ha una prima esperienza della fede, perché si rivolge a qualcuno che non vede. Questa esperienza è talvolta più grande di quella di un adulto, che crede di credere, ma ha solo accettato la verità di una idea.  E questo succede perché non è l’intelletto, non è l’intelligenza, ma il cuore ad essere coinvolto.

 Il Nous è la parte superiore, la più spirituale, del cuore ed insieme la pare superiore dell’anima, la punta dello Spirito. Quella parte dell’Anima adibita al rapporto con Dio.

 

Conclusioni

Dunque il Nous è quella parte dell’anima preposta ad accogliere le energie e gli attributi di Dio, tra cui la luce della fede, la Potenza divina, l’amore etc.  Esso ha la sua sede nel cuore ed è l’occhio spirituale dell’uomo. Maggiore è la purezza di questo occhio, cioè la sua estraneità al peccato, e maggiore la sua capacità e quindi la capacità di tutto l’uomo, di accogliere la luce divina.  Se comprendiamo questo possiamo accedere finalmente alla spiritualità dell’Athos. Abbiamo aperto la porta che ci conduce alla sapienza monastica.