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“L’apertura dei Sensi”

 Tutte le domeniche i fedeli cristiani recitando il credo dicono: “Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili….”. Di tutte le cose, sia visibili che invisibili. Affermiamo, in poche parole, di credere che esista un mondo invisibile, anche se se ne parla poco. Siamo infatti comprensibilmente presi dal mondo visibile che ci procura non pochi affanni. Ma non ci sono solo gli stimoli esterni. Esiste, purtroppo, anche una mentalità materialista, di cui tutti siamo un po’ vittime, che ci spinge a credere solo a ciò che vediamo. Il resto non esiste. Invece esiste. E’ possibile anche percepire questo mondo invisibile, e perfino con modi diversi tra loro. Una scoperta forse poco conosciuta del ‘900 è stata quella delle “Porte della Percezione”. Con l’uso di particolari sostanze chimiche è infatti possibile vedere qualcosa che i nostri sensi non vedono. Sono sostanze che possono procurare anche allucinazioni, e sono pertanto pericolose. Il loro uso infatti è vietato dalla legge. Si tratta degli allucinogeni: DMT, Ibogaina, psilocibina, mescalina, etc.  In realtà, la maggior parte di queste sostanze sono naturali ed usate a scopi religiosi, da popolazioni africane e sudamericane. Non si tratta quindi di una gran scoperta, nel senso che molti gruppi umani già ne erano a conoscenza. Ma cerchiamo di capire meglio. Esiste un mondo invisibile che viene nascosto dal Signore per evitare danni a tutti noi. E’ il mondo degli Spiriti decaduti. Noi siamo decaduti, dopo il peccato originale, ed abitiamo lo stesso territorio di queste entità invisibili e negative. Esse per fortuna ci sono celate. Le porte della percezione di questi Spiriti sono state chiuse dalla Divina Provvidenza, per evitare danni all’umanità. Tuttavia entriamo in contatto con questi Spiriti tramite il pensiero. In pratica stiamo parlando delle tentazioni. Per fortuna non li vediamo, ma ci tentano. Ci spingono al male. Ci odiano perché abbiamo un destino diverso dal loro. Sostanze particolari, come la DMT, presente in una bevanda chiamata Ayahuasca o la psilocibina, vengono usate da alcune popolazioni a scopo rituale. In queste cerimonie, chi fa uso di queste sostanze racconta di incontrare gli Spiriti della Foresta ed altre “Presenze”. Questo tipo di visioni è possibile anche senza l’uso di particolari bevande, utilizzando la “trance”, come tra gli Sciamani. Infine anche i “Medium” delle nostre città, credono di fare esperienze di incontri particolari. In tutti questi casi, non sempre i risultati sono pura opera di fantasia o imbrogli. In qualche caso certe “Porte” sono aperte, contro la volontà di Dio. Per opera dell’uomo. Ma sono porte che riguardano percezioni “Inferiori”. Esse cioè permettono un uso particolare di facoltà umane come la capacità di produrre immagini mentali, o i normali sensi, come la vista. Difficilmente i defunti “incontrati” in questo modo, sono davvero i nostri morti. O si tratta di un inganno degli Spiriti Decaduti, oppure forse di “resti mentali”, che restano aggregati in un modo che ancora non sappiamo, nonostante la scomparsa delle persone che le hanno prodotte. Ma perché diciamo tutto questo? Perché se parliamo della vita dopo la morte, è bene mettere in chiaro che non stiamo parlando di questi fenomeni, e non stiamo parlando di questo tipo di mondo, pur invisibile. Infatti la Chiesa, per salvaguardare i fedeli, proibisce contatti con le entità di questo genere di universo. Se vogliamo cominciare a parlare del mondo invisibile abitato dagli angeli e dalle anime dei defunti, dobbiamo fare un salto di qualità. Le porte della percezione da aprire non sono quelle della immaginazione, o dei sensi fisici, ma quelle della punta del nostro Spirito: quelle del cuore. Vediamo cosa ci dice la Bibbia in proposito:

“Allora il Signore aprì gli occhi a Barlaam ed egli allora vide l’angelo del Signore che stava sulla strada con la spada sguainata” (Numeri 22,31). Ancora, il profeta Eliseo, per calmare il suo servo circondato dai nemici pregò così: ”Signore apri i suoi occhi, egli veda. Il Signore aprì gli occhi del servo che vide. Ecco il monte era pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo” (2Re6,17-18). Abbiamo dunque una apertura dei sensi anche nella Bibbia, ma attraverso di essa gli uomini vedono gli angeli, e non gli spiriti decaduti. In altre parole: quando è il Signore ad aprire le porte della percezione, il Cuore e non la mente, è capace di “vedere”. La differenza è fondamentale. Si tratta quindi di in un mondo diverso da quello che i medium credono di vedere, con le loro esperienze di “trance”. E’ il mondo angelico. Qui, semmai, potrebbe essere pensabile vedere davvero i nostri defunti.  Ma solo se è volontà di Dio, e non per mezzo di artifizi umani.

 

Tornare alla consapevolezza della morte

Dunque siamo di fronte ad un universo complesso, dove sono invisibili angeli, anime e demoni. A diversi livelli. Ma di fronte alla grandezza di questi mondi noi tendiamo ad ignorare. A fare finta che in fondo tutto finisca con la morte. Sì, cerchiamo di credere, a nostro modo, ma in fondo ci comportiamo come se la prospettiva non fosse quella che realmente è: l’eternità.  Eppure i Padri ci hanno insegnato che “Dio si è fatto uomo perché l’Uomo si facesse Dio”. Ci hanno tramandato che il fine della vita Cristiana, non è soltanto vivere in obbedienza ad una morale, ma aspirare alla “Theosis”, parola greca che in italiano può essere resa, anche se in modo imperfetto, con Deificazione. La “Theosis” inizia con il battesimo, ma dura per tutta l’eternità. L’ umanità ha quindi un cammino eterno. Esso inizia con un corpo fisico, ma poi continua con un corpo invisibile ai sensi. Certamente non è un cammino lineare. Ci sono delle tappe, di cui una è il battesimo. Ci sono gli altri sacramenti, c’è la morte, c’è un primo giudizio, ed altro ancora. Si tratta di un cammino infinito, che, come tale, cambia completamente la nostra prospettiva di vita. Infatti il Cristiano tende, nella fede, a dare maggior valore alla conquista delle virtù, perché esse adornano l’anima in eterno, mentre il danaro, le case, la gloria, il nostro corpo fisico stesso, la lasciamo con il passaggio della morte. La morte è solo un passaggio da una condizione ad un’altra. Non la fine di tutto. Eppure, quasi senza rendercene conto non ci crediamo. Ci sembra di avere fede, ma non è così. La morte è sparita dal nostro orizzonte. La società odierna la sta cancellando. Non esiste. Un tempo le visite al cimitero ai nonni o ai genitori scomparsi, erano relativamente frequenti. Oggi non più. Si tratta di un’“usanza” che tende a sparire. Si tenevano in salotto le foto dei cari scomparsi. Oggi non più, soprattutto presso le nuove generazioni. Nei cimiteri, le lapidi contenevano delle brevi iscrizioni che illustravano la vita del morto a chi circolava per i cimiteri. Oggi non si fa più. Ciò che conta è l’oggi. In questo modo si ha un sovvertimento dei valori. Ciò che conta è ciò che fa comodo in questa vita. E basta. Ecco allora che diventa importante “riscoprire” la morte. Senza timore. Come si conviene a chi ha fede.

 

In Chiesa e nell’esistenza quotidiana: una liturgia della morte per la vita

 La fede nel Cristo Salvatore ci conduce dunque lungo un cammino in cui il ritornello, il sottofondo di sempre, consiste nel nostro perfezionamento. Lasciar operare in noi lo Spirito Santo sì che ci modelli e ci trasformi in vasi pregiati, anziché di argilla. Il nostro compito è scoprire le virtù che siamo chiamati a sviluppare, per somigliare come tanti fratelli al Primogenito Gesù Cristo. E’ appunto il cammino della “Theosis”.  Questo è quello che conta nella vita. Guardare senza paura alla morte significa ordinare la nostra vita ai valori eterni. Alla santità. Per questo ricordarci della morte, paradossalmente, arricchisce la vita. Ci permette di guardare a ciò che conta con più concentrazione. Con più fede. Con più efficacia. Onorare i nostri morti e pregare per loro, diventa così un atto vitale. Nella Chiesa Ortodossa vi sono due occasioni speciali: i Sabati delle Anime. In queste due occasioni vi è una preghiera speciale per i defunti. E’ possibile però ricordarsi di loro dedicando appropriatamente una liturgia eucaristica durante l’anno. E’ però consigliabile ricordarci di loro anche nella preghiera personale. E’ necessario, perché dopo la morte i passi avanti si fanno con un grande aiuto da parte delle preghiere della Chiesa e dei vivi in generale. Nel cammino invisibile delle anime dei trapassati, fin dai tempi degli antichi ebrei, contano le suppliche dei vivi. Infatti nella Bibbia, nel libro dei Maccabei, si parla proprio delle preghiere dei vivi per i morti. Raccogliere il senso profondo della liturgia per i defunti consiste nel far penetrare questa liturgia nella nostra vita. Ricordarsi di andare al cimitero per spendere una preghiera per i nostri cari deceduti, è appunto far penetrare la liturgia nella vita. Ricordare i nostri nonni o i nostri genitori conservando in salotto le loro fotografie, pure. Non si tratta di vuoto tradizionalismo, ma di un ricordo che è vita. Non solo vita per i defunti, ma vita anche per noi, perché ci ricorda che la vita cristiana è un cammino, e che non esiste soltanto il mondo visibile.

 

Come camminare?

Per andare avanti…..bisogna tornare indietro. Indirettamente la fine della vita terrena ci riporta ai suoi inizi. In Matteo 18,3, infatti il Signore ci dice:” In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli”.  Un tema molte volte affrontato, perché ricco di risvolti. Uno di questi riguarda la novità della vita che appartiene tipicamente ai bambini. Essi apprendono senza problemi, perché non danno molto valore a ciò che credono di sapere già. Infatti il cambiamento, come l’apprendimento, parte inevitabilmente dalla disponibilità a cambiare quello che già c’è. Se non c’è questo, il nuovo non si sostituisce al vecchio. Non è proprio possibile. Ne deriva che l’umiltà non è soltanto importante perché attira la grazia di Dio, ma anche perché ci rende disponibili ad accettare di sbagliare nei nostri comportamenti e nei nostri giudizi. Ci rende disponibili così, ad apprendere cose nuove, a sostituire vecchi comportamenti con dei nuovi modi di agire, ad annullare vecchi giudizi per adottarne di nuovi. I bambini lo fanno rapidamente, noi un po’ meno. Siamo abbarbicati al nostro modo di pensare come fosse lo stesso Vangelo. Anzi di più. Siamo convinti. Noi siamo nella Verità (….e gli altri no). In questo modo non ci spostiamo di un millimetro e non camminiamo. Ecco perché è salutare ricordarci che invece di rimanere sempre gli stessi dobbiamo cambiare. Ecco perché, paradossalmente, l’infanzia ci aiuta ad interpretare la morte. La morte come un passaggio che avviene lungo un percorso infinito, punteggiato da alcune tappe, la cui direzione meravigliosa è la Deificazione.