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Vediamo due passi della Scrittura.

Genesi 1,3: E disse Dio sia la luce e luce fu.

Va precisato perché importante: il testo ebraico è Dio disse “yehi-or” la cui traduzione esatta è :sia la luce e NON sia fatta la luce.

Ebrei 4,12 : “ Infatti la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, essa penetra fino al punto di divisione  dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i  pensieri del cuore”.

Questi due passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, ci aiutano a comprendere meglio cosa vuol dire Parola di Dio. Essa non è la stessa cosa di un comune testo scritto, fosse anche dei Padri della Chiesa. Ha in sé qualcosa di diverso, ha una potenza specifica.

E’ difficile approcciare la Sacra Scrittura come Essa stessa ci chiede. Dipende infatti dalla nostra fede. Noi non ce ne accorgiamo, ma quando trattiamo un brano della Scrittura lo affrontiamo come un comune testo scritto: lo leggiamo, cerchiamo di estrarne i concetti analizzandolo, quindi assimiliamo ciò che noi crediamo dica. Una esortazione alla fede, una raccomandazione morale, etc. D’accordo. La Sacra Scrittura si lascia leggere anche così. Ma come la leggevano i Monaci Medievali? Come la leggevano i Padri? Come la leggono tutt’ora gli Ebrei? Nel Medioevo tra questi ultimi non vi era analfabetismo.  Nel Medio Evo!!  Era importante leggere perché attraverso la Torah (La Scrittura, il Pentateuco) si trasmette la grazia.  Tra i monaci Cattolici medievali, era diffusa la “Ruminatio” una parte della “Lectio Divina” . L’approccio letterale ai sacri testi consisteva nel ripetere a bassa voce interi passi e poi, durante la giornata, alcune frasi. Meditare voleva dire soprattutto ripetere. La liturgia Ortodossa consiste in una vera e propria catechesi sulla scrittura. Questa catechesi consiste in tre fasi:

  • Ripetizione del versetto o dei versetti
  • Parafrasi del brano
  • Interpretazione spirituale o simbolica

Le parti più estese sono le prime due. La scrittura prima di tutto si ripete, e poi semmai si riassume. Stessa cosa tra gli ebrei, dove la scrittura si legge in pubblico, e se ne fanno delle “Parashot”. Le Parashot (plurale di Parashah) sono sezioni della scrittura assegnate ad ogni settimana.  Spesso se ne fa un riassunto.  Ma non basta. Ci sono altri due aspetti da mettere a fuoco. Sulla croce l’iscrizione “Il re dei Giudei” era in tre lingue: Latino, Greco ed Ebraico. Queste sono le tre lingue che possono essere considerate speciali. Sacre. Leggere la scrittura in una lingua sacra non è la stessa cosa che leggerla in una lingua profana. L’ideale sarebbe proclamare la Parola sia nella lingua sacra (es. Greco o Latino) e poi nella lingua profana (Italiano, Francese etc.), comprensibile da tutti i partecipanti.  Ma non è finita. Se si osserva il testo ebraico della Bibbia, si constaterà che sono presenti degli accenti lungo il versetto. Questi accenti dettano il modo di leggere la Scrittura, o meglio di Cantillarla. Il termine Canto non è adatto, perché si tratta di qualcosa di diverso. Si proclama la Parola con una specie di “Cantilena”.Questo è assolutamente presente anche nella proclamazione della Parola in Greco nella Chiesa Ortodossa. Talvolta si può assistere a qualcosa del genere anche in Latino, presso la Chiesa Cattolica. Dunque ci sono due approcci alla Parola di Dio. Quello che si direbbe più comune, che di fatto è anche più egocentrico. Si cerca di “Capire”, o meglio “Carpire”… un significato dalla Bibbia. Lo si fa manipolando i versetti al fine di estrarne concetti. Da questi concetti si estrarrebbero ulteriormente indicazioni morali (in genere). Il tutto è molto attivo. La tradizione ci chiede di essere più umili. Ci propone di, semplicemente, ripetere per permettere alla Parola di trasmettere al nostro Cuore la Potenza della sua Grazia. Questo avviene più efficacemente in una lingua sacra e con l’ausilio della “Cantillazione”. In questo caso è la Parola protagonista, e non noi con le nostre analisi. Si tratta di lasciar agire la potenza creatrice della Parola descritta in Genesi 1,3 per ottenere in noi stessi ciò che San Paolo proclama in Ebrei 4,12: una penetrazione viva che giunge al punto di divisione tra Anima e Spirito.  Così Essa agisce e soprattutto TRASFORMA, CREA”.

Dunque il rispetto per la Parola, per la Vita e la Creatività che trasmette, è molto più ricco di frutti del nostro approccio, volontaristico ed analitico. IN PRATICA AVVICINARSI ALLA PAROLA DI DIO SIGNIFICA LASCIARSI FARE DA LEI.

Molti lettori crederanno che sia facile. Sarebbe bello, ma purtroppo le nostre abitudini e le nostre tendenze egocentriche sono un fardello difficilmente aggirabile. E’ necessaria almeno una certa dose di umiltà.

Ma quale testo della Bibbia? Quale traduzione? Innanzitutto va precisato, in merito all’Antico Testamento, che il testo CEI risulta da una traduzione dall’Ebraico. Non è il solo testo esistente della Bibbia. Esso anzi è stato completato nel 1000 dopo Cristo circa (!!), perché il testo originale non presentava le vocali, e le parole non erano separate da spazi.    Le vocali sono importantissime in Ebraico, per distinguere verbi da sostantivi e da aggettivi. I versetti erano quindi costituiti da un rigo intero di parole, senza una divisione tra una parola e l’altra. Vocalizzazione e segmentazione sono state completate da specialisti chiamati masoreti, nel corso di parecchi secoli.  Quindi il testo Ebraico, a prima vista, sembrerebbe il più corretto, ma non è detto sia così. L’altra versione dell’Antico Testamento è in greco antico, e data l  I°-II°  secolo prima di Cristo, Essa  è opera di traduttori Ebrei  residenti ad Alessandria D’Egitto. La maggior parte delle citazioni dell’Antico Testamento, contenute nel Vangelo, provengono da quest’ultimo testo. Anche i commenti dei Padri della Chiesa, sono stati scritti per la maggior parte a partire da quest’ultimo testo. Una riscoperta di questa versione della Bibbia può essere interessante anche per il lettore Cattolico. Per esempio i salmi.  Segnaliamo i due volumi intitolati “Il Salterio della Tradizione” ed Gribaudi. Sono uno di testo, ed uno dedicato ai commenti dei padri, versetto per versetto. L’opera è stata meritoriamente curata dalla Comunità di Monteveglio (Cattolica, fondata da Dossetti),  si trova su Amazon o nelle librerie specializzate . Guidati dalla bella Introduzione, è molto interessante provare a fare il confronto tra il testo dei salmi CEI e questo. Inoltre il commento dei padri risulta inestimabile.  La traduzione completa dell’Antico Testamento nella versione greca (detta dei 70) è uscita da pochi anni. E’ in edizione specialistica dal costo di 350 euro circa. Segnaliamo che la Chiesa Ortodossa, seguendo la tradizione dei padri, si riferisce a questa versione. Detto questo possiamo passare alla interpretazione delle Scritture.

 

L’interpretazione delle Scritture

L’interpretazione moderna può essere utile per comprendere quello che era l’ambiente in cui le scritture sono state composte. Ciò ha una certa rilevanza. Per esempio, tutti i Vangeli parlano dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme (Matteo 21,1-11; Marco 11,1-11; Luca 19,28-44; Giovanni 12,12-19).  Una entrata che avviene a cavallo di un asino. Si potrebbe dire che questo animale è stato scelto per umiltà. Non pare sia così, perché la ricerca storica ha dimostrato che tale era la cavalcatura tipica degli Imperatori, quando si presentavano in una Città. Dunque un significato di Regalità e non di umiltà. Se questo è il lato decisamente positivo dei moderni studi sulla scrittura,  vi è da tenere conto che, purtroppo, l’atteggiamento generale sembra essere quello inquisitorio. Gli studiosi attuali vogliono sapere quale era l’intenzione dell’autore materiale che ha scritto quel passo o quell’ altro.  Più rispettosi delle “intenzioni di Dio” paiono invece i Padri della Chiesa. Circa l’interpretazione dei Padri, possiamo dire che nella Chiesa Antica vi erano due scuole; la scuola Antiochena, di cui l’autore più importante è Teodoro di Mopsuestia, e la scuola Alessandrina, di cui alcuni esempi sono il Vangelo di Giovanni  commentato da Agostino  ed il profeta Ezechiele commentato da Gregorio Magno. Vi sono poi i diversi commenti di Origene, pubblicati da Città Nuova. La scuola Cappadoce puntava soprattutto alla interpretazione morale, su base letterale, quella Alessandrina al significato metaforico e spirituale. Da questi ultimi impariamo che il senso Spirituale delle Scritture, “Ci viene dato”, e non possiamo trovarlo con un nostro sforzo mentale. Rientra quindi efficacemente nel discorso fatto sulla vitalità della Parola. La metafora inoltre impegna la punta del nostro Spirito, il Nous, nelle sue qualità percettive e recettive. Si può allora comprendere come l’interpretazione Spirituale della Bibbia fosse molto amata nel Cristianesimo Antico ed in seguito nel medioevo.  Nel periodo Medievale si affermò, nel mondo latino, il principio dei 4 sensi della Scrittura: letterale, anagogico o morale, Spirituale o allegorico ed infine Escatologico. Quest’ultimo concerneva la profezia degli ultimi tempi. Uno sguardo davvero molto ricco e rispettoso. Oggi tutto questo non interessa più. Anzi, in diversi ambienti l’interpretazione spirituale è osteggiata.

Questi i principi generali di approccio alla Sacra Scrittura (non privi comunque di limiti). E’ un tentativo. Per le informazioni specifiche sulla Bibbia che si crede di condividere, rimandiamo alla specifica sezione di approfondimento.

 

La lettura di testi di Spiritualità

Come per la Teologia, di cui parleremo in seguito, in questo Sito/Blog sarebbe opportuno toccare temi condivisibili sia da Cattolici che da Ortodossi. Ed è possibile.  E’ vero che non possiamo basarci interamente sulla antica letteratura monastica. Essa è molto lontana, non solo dalla Società attuale, ma anche dall’essere laici.   Tuttavia come negare che tanti “Principi Generali” possano essere facilmente condivisi con tanta tradizione antica? Vediamo un esempio da Macario l’Egiziano N° 36 (tratto da Vita e Detti dei padri del Deserto a cura di Luciana Mortari, Ed. Città Nuova Pag. 318):

Il Padre Macario disse: ”Se ci ricordiamo dei mali inflittici dagli uomini, sopprimiamo la facoltà di ricordarci di Dio, ma se ci ricordiamo dei mali che provengono dai demoni, diventiamo invulnerabili”. 

Questo bell’”Apoftegma” (si chiamano così i detti dei padri) ha un valore eterno. A parere di chi scrive non c’è molto da adattare, solo da imparare. Ora questa saggezza, nata dalla esperienza di tanti santi, non può essere messa da parte. Forse alcuni apoftegmi sembrano più adatti ad un monaco che ad un laico, d’accordo, ma tanti altri, come quello appena citato, ci aprono ancora ora orizzonti. Dunque la Spiritualità dei primi secoli: Vita e detti dei Padri del Deserto, Fatti e Detti dei Padri del Deserto (diverso), La storia Lausiaca, Il Prato Spirituale, Per chi legge in Francese l’edizione in quella lingua dell’Everghetinos. Ancora validissimi tutti gli scritti di Isacco di Ninive, La Scala del Paradiso di Giovanni Climaco, La Filocalia. Ma anche le confessioni di Sant’Agostino ed i suoi bellissimi commenti ai salmi ed al Vangelo di Giovanni. E poi la Vita di Mosè di Gregorio di Nissa, gli Insegnamenti Spirituali di Doroteo di Gaza, Le Conferenze Spirituali di Cassiano, le Omelie di Macario e molti altri condivisi da tutte le Chiese.  Fra tutti questi vorremmo però spendere due parole su Isacco di Ninive, o Isacco il Siro. E’ molto letto anche in ambito Cattolico, dopo il ritrovamento di alcuni manoscritti dimenticati da secoli. Le sue opere sono state diffuse da Città Nuova e soprattutto dalla Comunità di Bose (Edizioni Qucajon). In Francia è stata molto attiva, nella diffusione degli scritti di Isacco di Ninive, l’Abbazia Cattolica di Bellafontaine. Vissuto nel VII° secolo viene considerato da molti il più grande spirituale di tutti i tempi. E questo nonostante la possibile appartenenza (contestata) ad una Chiesa non Ortodossa.

I suoi scritti, tra cui spiccano i “Discorsi Ascetici” ( Edizioni Studio Domenicano), sono di una notevole profondità e toccano le corde di tutti. Un esempio straordinario di come un Solitario per vocazione riesca, dopo circa 1400 anni, a toccare il cuore e la mente di laici sposato con figli.

Naturalmente saranno molto utili vite e scritti di santi più moderni, che saranno diversi in rapporto alla tradizione ecclesiale a cui ci si sente di appartenere.

Questa è una parte importante della vita religiosa del laico. Abbiamo bisogno di Spiritualità. Abbiamo bisogno di nutrirci urgentemente ed abbondantemente. Dobbiamo avere fiducia che da questo nutrimento lo Spirito ci guiderà a quella interpretazione creativa, che farà vivere la sapienza cristiana di sempre, nell’oggi delle nostre vite.

 

La Teologia

Non ci addentriamo in questo argomento per il rischio di essere divisivi. Cosa che assolutamente non si vuole. E’ possibile fare un richiamo anche qui ad autori condivisi, sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella Cattolica. Anche in questo caso, come per la spiritualità un passo sicuro consiste nel rivolgersi ai Padri della Chiesa. Dionigi Aeropagita, Massimo il Confessore, Agostino d’Ippona, Ambrogio, non dovrebbero creare difficoltà. Quello che preme dire è che la Teologia dovrebbe avere un suo spazio. Tanto o poco lo deciderà il singolo, in base ad esigenze ed ispirazione. La formazione teologica è importante e rende solidi nel tempo. La Chiesa offre tanto, tantissimo per tutti i volenterosi.