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Noi oggi non ce ne rendiamo conto, ma nei secoli passati la vita dei laici era immersa in una dimensione liturgica, che veniva considerata ovvia, scontata. Forse l’ambiente dove questo risultava più chiaro era quello contadino, ma solo forse un po’ di più. Si possono fare molti esempi. Prima dei pasti principali si recitava una preghiera. Ad una certa ora i contadini si fermavano e recitavano l’Angelus. Il grande pittore dell’ottocento francese, Jean-Francois Millet, immortalò questa bella liturgia laica, in un celebre quadro. L’angelus veniva recitato tre volte il giorno, alle 6, alle 12 ed alle 18. Da Pasqua a Pentecoste al posto dell’“Angelus” si preferiva il “Regina Coeli”. In molte famiglie si recitavano i vespri in comune, ed ancora di più, si recitava il rosario tutti insieme. Infine, si pregava la sera prima di coricarsi. Il tempo era scandito dalle campane. Quando si parlava di qualcosa che era successo, per collocarlo nel tempo ci  si serviva delle feste principali dell’anno liturgico: “ prima della Assunzione”, “subito dopo l’Annunciazione”  etc.. Il vestito aveva un suo senso. Gente che faceva un lavoro diverso aveva un vestito diverso, riconoscibile ed identificabile. A Natale ed a Pasqua si mangiavano cibi tradizionali. Difficilmente si tornerà indietro, almeno di questi tempi. E’ però possibile recuperare qualcosa nella nostra vita personale.  Farsi almeno il segno della croce prima dei pasti. Recitare in famiglia una preghiera tutti insieme, prima di andare a dormire. Non sono obbiettivi impossibili. E’ poi il caso di conoscere bene le feste principali dell’anno Liturgico. Quindi interpretarne lo spirito, e considerarle nella nostra dimensione temporale. Tutte le mattine, prima di iniziare a pregare, possiamo cercare il santo del giorno, vedere sul sinassario brevemente la sua storia, e rivolgere a lui/lei una breve orazione. Inoltre solitamente un’Icona è considerata benedetta quando è stata presente ad almeno tre liturgie eucaristiche. La collocazione delle Sante Icone rappresenta un atto liturgico. Mentre i nostri occhi fisici guardano la raffigurazione del Cristo, il nostro Nous ed il nostro cuore, contemplano il mistero della Incarnazione. Attraverso di esse, noi guardiamo spiritualmente il Signore ed i Santi. Ecco perché la loro collocazione è importante. E’ bene dunque santificare i luoghi della nostra vita con la loro presenza.

Poi ci sono i sacramentali. Far benedire la casa è cosa ancora praticata, ma benedire con acqua santa il nostro luogo di lavoro, può esserne una estensione. Per purificare l’ambiente è possibile anche usare l’incenso, girando per i locali con un incensiere acceso. Questa piccola liturgia andrebbe ripetuta abbastanza spesso. Nela Chiesa Ortodossa si usa anche come sacramentale l’olio che brucia nelle lampade, davanti ad  Icone consacrate. Questo olio può essere messo sulla fronte, e in generale sul corpo di tutti i familiari, durante una preghiera comune.  Sulla trasformazione di alcuni aspetti del lavoro in Liturgia parleremo in uno spazio specificamente dedicato. Vi è comunque tutta una dimensione da riscoprire, e da scoprire in modo creativo e con il contributo di tutti. Ci sembra utile quindi ricordare 4 principi generali della Liturgia:

  • La Liturgia ci ricorda con Marco 1,15 che “Il tempo è compiuto ed il regno di Dio è vicino….”. Quando cioè in una preghiera come l’”Angelus”, ricordiamo l’annunciazione e l’incarnazione, l’Eternità rappresentata da questo Mistero si fa presente. In altre parole con la Liturgia facciamo presente nel Tempo il Senza Tempo, nel Secolo l’Eterno, nel finito l’Infinito di Dio. ( Ieromonaco Gregorio- The Divine Liturgy, Ed.: Koutolimosiou Monastery). Se soltanto ci pensiamo un attimo, dovremo ammettere che non è soltanto cosi “teologicamente”. Noi questo lo sentiamo. Basta non essere distratti e farci caso. Tutto questo è bellissimo! Far penetrare la Liturgia nella nostra vita, significa pertanto sacralizzarla, offrirla al Signore.
  • Pertanto là dove si svolge la liturgia convergono tutte le ere, passato presente e futuro.
  • Il luogo dove si svolge la Liturgia, nel momento in cui essa permette all’Eterno di farsi presente, diventa il centro del mondo. Le coordinate spaziali perdono importanza. perché ciò che è finito diventa insignificante di fronte all’Infinito, che pertanto si colloca al centro di tutto l’Universo
  • Infine gli elementi di base della liturgia sono simbolici: l’ora, i personaggi , i fatti e le azioni liturgiche sono spesso simbolici. San Massimo il Confessore ce ne spiega il perché, nel secondo capitolo della sua Mistagogia: “…La contemplazione simbolica di ciò che è intellegibile che è realizzata a mezzo di ciò che è visibile è scienza ed intelligenza spirituale di ciò che è visto a mezzo di ciò che è invisibile”. Dunque per mezzo dell’invisibile noi, attraverso la contemplazione del simbolo, torniamo all’invisibile. In altre parole lo Spirito (che è invisibile) ci permette di contemplare i Misteri del Regno di Dio (invisibile)  attraverso i simboli visibili.  Con l’aiuto della ispirazione Divina, chi assiste ad una Liturgia può, attraverso i simboli rappresentati in essa, comprendere più a fondo i Misteri del Regno di Dio. Dunque avere cura di cogliere il valore simbolico di certi gesti, anche banali, del nostro lavoro o della nostra vita e consapevolmente viverli come Liturgia, fa presente in quel luogo l’Eterno e trasporta il nostro intelletto oltre il visibile ed oltre il Tempo.

Forse l’elenco di questi principi generali non è completo, tuttavia è quanto basta per rendersi conto dell’importanza di recuperare la dimensione liturgica della nostra vita, attraverso una ricerca spirituale che si spera coinvolga la partecipazione creativa di almeno alcuni dei lettori di questo Blog.