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La via della perfezione

Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Matteo 19, 16-21).

Di fronte a queste parole ci sentiamo tutti un po’ scoraggiati, come il giovane ricco, che non ne fece di nulla. Certamente possiamo pensare a chi è chiamato alla scelta del monastero. Ecco davvero un esempio di chi sa lasciare tutto per seguire il Signore. Ma se abbiamo la ventura di fare quattro chiacchiere con un monaco appena un po’ sperimentato, scopriamo che dopo qualche tempo, anche chi sceglie la vita monastica, si accorge di non aver lasciato il “mondo”, nella corretta comprensione della parola: la vita delle passioni disordinate. Alcuni poi cercano la vita ascetica, ma il Signore palesemente li indirizza da altre parti. Dunque siamo al punto di partenza. Cosa vuol dire “va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo”? Cosa vuol dire “Seguimi”? Il nostro problema nasce dall’esagerato peso che noi tutti assegniamo alla vita materiale. Certo, ciò che vediamo e sentiamo ha il suo ruolo. Infatti, nella storia della chiesa, molti hanno davvero concretamente venduto tutto per seguire il Signore. A cominciare da Antonio il Grande ed a seguire tutti i suoi allievi. Il popolo di Dio ha avuto ed ha ancora bisogno anche di questi esempi. Ma il bello del vangelo non si esaurisce nel suo significato letterale, fisico. I Padri ci hanno insegnato a cogliere anche il messaggio spirituale che sprigiona dalla parola di Dio. Per scoprire questo senso nascosto, cominciamo dalla conclusione, iniziamo da quel “seguimi” che ci piacerebbe fosse nostro.

 

I Padri della Chiesa insegnano

“Sia i modi delle Virtù che le ragioni degli esseri sono figure dei beni divini: in essi Dio continuamene si fa uomo, prendendo quale corpo i costumi della Virtù e quale anima le ragioni della conoscenza in Spirito, e così deifica quelli che ne sono degni, …” (Massimo il Confessore, Filocalia, Capitoli vari Centuria I, n°78).   Tranquilli, spieghiamo tutto in parole semplici. Abbiamo usato il corsivo per mettere in evidenza il punto centrale. Esso risponde alla domanda posta dal vangelo sopra riportato. La domanda era: dove sta il Signore? Come facciamo a seguirLo? Ed ecco la risposta: … in essi Dio continuamene si fa uomo. In essi cosa? Nei beni divini. Sì certo, ma quali sono i beni divini? Sono … sia i modi delle Virtù che le ragioni degli esseri. E cosa sono i modi delle Virtù? Per modi delle Virtù San Massimo intende la loro espressione nel comportamento umano. Cioè ciò che noi riconosciamo come Virtù, nel modo di fare delle persone che ci stanno intorno. E cosa sono queste misteriose “ragioni degli esseri”? Sono i “Progetti” delle persone e delle cose iscritti nella volontà di Dio al momento della creazione. Il progetto di Uomo, il progetto speciale di Lorenzo o di Antonia, il progetto dei garofani e dei pini, insomma di ogni cosa del creato, perché ogni cosa è stata fatta per mezzo del Figlio di Dio Egli “contiene” in Sé, i progetti di tutte le cose create. Dunque l’incarnazione del Cristo noi la troviamo ogni momento (!) nelle Virtù, per esempio la compassione o la pazienza, così come esercitate continuamente da tutti, e nei “progetti” che hanno dato vita a tutti noi, a Lorenzo, ad Antonia, a Paolo etc.  Ma Massimo il Confessore non si ferma qui. Egli deve il suo nome al fatto che grazie al suo sacrificio, fatto di prigione, tortura e poi morte, ha permesso che la verità dell’incarnazione giungessi intatta nei secoli, fino a noi oggi. Un grandioso atto di Carità che ispira rispetto e venerazione. Egli appunto continua: … prendendo quale corpo i costumi della Virtù …cioè il fatto preciso di essere vissute ed attuate da qualcuno, insomma la pratica concreta delle Virtù…. e quale anima le ragioni della conoscenza in Spirito… cioè l’intuizione di quello in cui consiste il progetto divino per ognuno di noi, così come suggerito alle nostre coscienze dallo Spirito Santo. Ma a che ci serve tutto questo?

 

Contemplare le Virtù per contemplare Gesù il Figlio di Dio

Ci serve, perché grazie a questa bellissima meditazione di San Massimo, possiamo concretamente dire che per seguire Gesù, bisogna cominciare a scoprirLo nelle Virtù espresse da chi ci circonda. ScoprirLo e “ContemplarLo”, ammirarLo nella bellezza delle opere, e fare queste opere nostre. Ma perché c’è bisogno di dire tutto questo? Perché in realtà noi “contempliamo” esattamente il contrario. Spesso senza neanche rendercene conto, critichiamo gli altri. Scopriamo e condanniamo il peccato del collega che si assenta dal lavoro dando da timbrare il cartellino ad un suo amico, critichiamo l’amica adultera o il prete che pensa ad arricchirsi. Notiamo, ci accorgiamo prima di tutto del Male. Cioè delle opere del Maligno. E contemplando le opere del Maligno negli altri in realtà contempliamo addirittura il Maligno stesso. Versione esatta e contraria del Figlio di Dio.  Ma la cosa grave è che tutti i padri, raccogliendo ed interpretando in senso cristiano tutta la migliore sapienza antica, ci insegnano che ci trasformiamo in ciò che contempliamo! Per cui contemplando il male, intorbidiamo il nostro occhio interiore, il cuore, che diventa duro, rigido, insensibile. Innestiamo una spirale perversa: con il cuore indurito succede che più critichiamo e più ci viene voglia di criticare, facendo seguito proprio alla contemplazione delle opere del Maligno. Ecco perché contemplando il Cristo nelle Virtù degli altri, vendiamo i nostri averi, lasciamo il nostro egocentrismo, risultato dell’indurimento del cuore, e ci facciamo trasformare dal Salvatore, contemplandoLo. Esattamente come dice San Massimo…ricordate? Dice infatti il santo: “…e così deifica quelli che ne sono degni, …”. Ecco la perfezione. Contemplare le Virtù, notare ed ammirare negli altri la compassione, la capacità di ascolto, la prudenza, il consiglio, la pazienza etc. cioè tutte le Virtù, investiamo il talento datoci dalla Chiesa con le liturgie domenicali, la confessione e l’eucarestia, moltiplicandolo. Una moltiplicazione il cui frutto è appunto il nostro perfezionamento. Eccoci allora giunti alla conclusione, ricordiamo la parola del Signore:” Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.  Ci sembra di averne colto, con l’aiuto della sapienza dei Padri, il senso spirituale di queste parole del Vangelo e la loro attuazione concreta per noi oggi.

 

Conclusione

La contemplazione delle virtù negli altri è il primo passo del cammino di perfezione. Seguirà la capacità di contemplare le Virtù nel nostro cuore al momento di agire, ed infine lo stabilirsi stabilmente nel nostro cuore del “volere e l’operare”, secondo le Virtù del Cristo Salvatore.