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Il Vangelo annuncia una luce

In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo” (Giovanni 1,4-9).

Gesù Cristo è la luce, ci insegna il prologo del Vangelo secondo Giovanni. Il primo attributo usato dall’Evangelista per descrivere il Figlio di Dio è dunque questo: Egli è la Luce. Luce che è Vita. Luce che è Vera Luce. Luce che illumina tutti gli uomini.

 

Entriamo nel mistero della Luce Vera

Non si tratta di una luce materiale, solare o artificiale. Ma di una luce che illumina la mente, l’intelletto. Una Luce che fa capire, comprendere. Si possono dire tante, tantissime cose sulla Luce Spirituale. Proviamo a dirne almeno alcune. Cominciamo a domandarci. Ma noi abbiamo davvero accolto questa luce? Oppure siamo nelle tenebre? Crediamo nel Vangelo, dunque ci siamo…. Vediamo….forse….Allora mettiamoci alla prova. Guardiamo questa figura. Cosa vediamo?

La maggior parte degli adulti ci vede due amanti o un uomo e una donna. Alcuni solo dopo, in seconda battuta, vi riconoscono dei delfini. I bambini, invece, soprattutto tra i 6 e gli 8 anni, ci vedono subito soltanto i delfini.  Il perché è presto detto. Noi adulti controlliamo ciò che vediamo con le nostre passioni e le nostre emozioni. Purtroppo ci siamo corrotti con il tempo, e non abbiamo più gli occhi puri dei bambini. Il nostro desiderio di piacere è arrivato ad un punto tale da modificare addirittura la nostra percezione, e la nostra attenzione. Ciò è avvenuto per l’inclinazione al male, dovuta al peccato Ancestrale. Vediamo meglio. Cosa è successo? L’uomo dispone di due passioni naturali. Esse di per sé non sono un male. Infatti l’una, l’ira o collera, è naturalmente orientata a scacciare il male, fisico e morale. Per esempio il peccato o la tentazione. L’altra, il desiderio, è naturalmente orientata a desiderare il bene, cioè Dio e la virtù. Col peccato ancestrale, l’”occhio” del nostro cuore, cioè il “Nous”, si è velato, e non vedendo più la Divina Presenza, il cuore non dirige più, in modo naturale e corretto, queste due passioni. Succede allora che esse sono orientate in modo egocentrico, verso oggetti sbagliati. Il desiderio verso ciò che ci fornisce un piacere egoistico, e l’ira contro tutto ciò che ce lo impedisce. Ecco allora che vediamo due amanti. Cioè siamo nelle tenebre. Sì, certo. Crediamo nel Vangelo e questo ci dà un po’ di luce, è vero. Ma ci crediamo in po’ poco e dunque….la nostra vista manca ancora di qualcosa. E allora cosa possiamo fare?

 

Uscire dalle tenebre

La Chiesa, nostra madre, provvede alla cura dei nostri dolori. Essa ci medica con i suoi balsami: i sacramenti, soprattutto Confessione ed Eucarestia, la liturgia, la preghiera ed i digiuni quaresimali. È un po’ come una clinica, dove le nostre malattie possono essere alleviate. Poi ci sono elemosina ed opere di misericordia. Esse aiutano sia gli altri che noi. Moralmente e spiritualmente. Tutto questo se vissuto, è ottimo, eppure…. eppure talvolta non basta. Continuiamo a vedere gli amanti al posto dei delfini.  Continuiamo a non avere la percezione pura dei bimbi. Ma il Signore nel Vangelo ci ammonisce: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18,3). Avete letto bene: non entrerete nel regno dei cieli. Ma allora non c’è salvezza! Possibile? La cosa dunque è molto seria. Siamo di fronte a un compito centrale per il cristiano: la purificazione.

 

Investire i Sacramenti nella vita

C’è salvezza, ma certo. Solo dobbiamo considerare che ciò che ci viene gratuitamente dato dalla Chiesa produce frutti migliori, se abbiamo cura di investirli nella vita. Certo, senz’altro ci viene comunque dato molto, ma possiamo farlo crescere, come quel seme che viene gettato sul terreno buono, e che in questo modo dà i suoi frutti (Vangelo di Matteo, 13,1-23). Scopriremo come fare tornando al mistero della luce.

 

La luce di Cristo e gli specchi

Possiamo immaginare una condizione di questo genere: Cristo sta al centro, ed intorno a Lui sono sistemati in cerchio degli specchi. La luce di Cristo illuminerà in egual modo tutti gli specchi, ma ciascuno di essi potrà rifletterla in modo diverso, in base alla posizione, alle ondulazioni, al tipo di superficie riflettente. Ciascuno rifletterà l’immagine di Cristo, che è sempre la stessa per tutti, ma “filtrata” in modo “personalizzato”, in base ai carismi ed alla personalità di ognuno.  Ognuno interpreterà una diversa qualità del Maestro, in base al progetto che il Signore ha su di lui. Ci sarà chi interpreta la Misericordia, chi la Prudenza, chi la Pazienza, chi la Scienza, etc.. Vedendo l’immagine ci sembrerà di poterla quasi toccare, ma….ma è uno specchio, una immagine e non Gesù Cristo in persona. La Sua luce si riflette dando immagini che “somigliano”, ma esse sono sempre diverse, perché sono solo immagini.  Un poco incrinate forse, a causa del Peccato Ancestrale, ma pur sempre immagini.  I dotti direbbero che sono una “Analogia”, ovvero qualcosa che somiglia ma non è. Somiglia, riflette. E così è per ogni cosa, non solo per le persone. È così per il creato e per gli eventi. Tutta la creazione riflette la magnificenza Divina. Tutto è una manifestazione di Dio cioè, come dicono i Teologi, tutto è una Teofania. È questa! È questa, è la Verità di questa Luce! Una luce “…che illumina ogni uomo”, come dice il Vangelo. Ma come facciamo a vederla?

 

Imparare a camminare nella Luce

Non è poi così difficile. Se qualcuno vive la vita della Chiesa e rispetta i comandamenti, può davvero imparare a camminare nella Luce. Anzi, sarebbe consigliabile che lo facesse, esercitando così i doni sacramentali avuti dalla Chiesa. La Luce vuole essere vista. Richiede una risposta a quella chiamata che è per tutti.  Ed è una chiamata importante perché contribuisce a purificare il nostro cuore. A farci tornare bambini. Il segreto sta nel rispettare quanto detto nel Vangelo, nella parabola del grano e della zizzania (Matteo 13,24-30). Il padrone di un campo semina del buon grano, ma di notte un nemico semina anche della cattiva erba, la zizzania. Quando spunta il grano, spunta anche la zizzania ed i servi corrono dal padrone, chiedendo il permesso di toglierla. Ma il padrone risponde: “No. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura” . Dopo toglierete la zizzania. Il Signore ci invita dunque a tenere conto del male, certamente, ma senza polarizzarsi eccessivamente su di esso. Guardiamo piuttosto il grano che cresce. Il perché è evidente. Se ci fissiamo un po’ troppo su ciò che è negativo (per es. scristianizzazione, materialismo, pornografia, ingiustizie,  problemi personali, etc.), tendiamo senza accorgercene, ad esaltare eccessivamente, una delle due passioni naturali che abbiamo: la collera. Questa, una volta eccitata, si trascina dietro anche l’altra, e noi perdiamo la nostra purezza. Se invece guardiamo al bene ed alle virtù che la luce del Salvatore irradia sul mondo, controlliamo meglio la collera e ri-orientiamo il desiderio, indirizzandolo verso i valori spirituali. Ne risulta una purificazione. È di fatto una forma di controllo delle passioni, che può contribuire a purificare il nostro cuore ed il nostro sguardo interiore.

 

I primi passi

Il primo passo si compie, quando ci rendiamo conto che qualcuno intorno a noi ci ha aiutato. Si tratta di qualcosa che si rende evidente, per il suo carattere di diversità. La nostra attenzione spirituale infatti, ancora non è ben esercitata, e così si accorge, fa caso solo a qualcosa di straordinario, inaspettato. Siamo infatti abituati a non essere molto presi in considerazione, così, se troviamo un medico o un infermiere che si prende cura di noi, lo ringraziamo e ne rimaniamo meravigliati ed edificati. La stessa cosa può avvenire in Comune, se un impiegato prende a cuore il nostro bisogno di avere una certa carta, e ce la trova.  Intendiamoci. Per qualcuno tutto è dovuto. Per qualcuno la gentilezza degli altri nei propri confronti, è un dovere. A tale egocentrismo purtroppo, segue la cecità. Non si vede nulla. Altri per fortuna vedono e ne sono felici. Qualcuno scrive anche una lettera riconoscente. È davvero un primo passo. La luce si comincia a vedere. Una luce che fa capire.  Sono avvenute tre cose importanti: siamo stati guidati dall’attenzione su un fatto, abbiamo capito questo fatto, abbiamo assegnato un certo valore all’evento.  In queste tre operazioni del nostro cuore, consiste esattamente l’atto di vedere la Luce. Cioè, in questo caso, la misericordia con cui siamo stati trattati.

 

Si prosegue nel cammino

Se ci esercitiamo a vedere questo tipo di eventi, la nostra capacità di vedere la luce aumenta. Già non è da tutti accorgersi del bene che si riceve dagli altri. E questo è già molto bello. Ma si può andare oltre. Come? Riguardiamo i tre fattori appena evidenziati. Attenzione, comprensione ed assegnazione di un valore.  Si può cominciare a camminare nella luce, se aumentiamo il peso del terzo fattore. Cioè, se aumentiamo il peso del valore, se diamo più valore. In che modo? Si tratta semplicemente di dare il valore dovuto, a gesti che sembrano quotidiani e banali. Se andiamo a prendere un caffè, potremmo vedere il barista che obbedisce subito e ci serve. Quindi esce dal banco e con gesti semplici e quasi danzanti, rimette a posto le seggiole e sistema i tavoli. Quindi riscuote le nostre monete, e ci dà prontamente il resto, salutandoci e ringraziandoci. Tutto normale. Lo fanno tutti i gestori di un bar. Ma chi comincia ad apprezzare la luce, gioisce. Ma che bello! Non è forse bello vedere un uomo che lavora onestamente ed in modo efficiente, stando fra l’atro, tutto il giorno in piedi? Non fa forse un servizio? “Ma fa il suo lavoro”, ci dice una vocina. E che vuol dire! È bello proprio questo! Fa il suo lavoro! “Ma lo fa per i soldi!”, insiste la vocina. E perché! Forse non ha diritto in fondo al mese, ad avere quei quattro spiccioli che servono a mantenere una famiglia, pagare l’affitto etc.? Ma andiamo! Ben pochi baristi si fanno la villa! E poi….vedere dei bambini che giocano con i loro urletti gioiosi per strada, dando calci ad un pallone….ma non è meraviglioso vedere questa allegra innocenza? Ancora….scorgere con la coda dell’occhio, le mani che si intrecciano di due fidanzati. L’amore tra un uomo ed una donna! C’è bisogno di un commento? Lo stesso è ammirevole il seguito….la mamma che accudisce il proprio bambino in carrozzina. E che dire di quanto ci meraviglia l’intelligenza dell’uomo! Basta vedere una automobile. Chissà quanti ingegneri si sono applicati per riuscire a fabbricarla. Quante ore di lavoro, per ideare creativamente ogni singolo pezzo. E la fatica degli operai che hanno speso il loro tempo, per realizzare materialmente ciò che era solo un progetto! Queste realizzazioni fantastiche, esprimono l’obbedienza dell’uomo al comandamento che il Signore ci ha dato in Genesi 1,28: Crescete, moltiplicatevi e governate le piante e gli animali (cioè la natura). Non si finirebbe più, tante sono le meraviglie della vita quotidiana. In realtà siamo circondati da un mondo di Luce. Siamo davvero illuminati dalla Luce del Cristo, che si riflette in tutti gli eventi appena descritti. Sono essi infatti tutti riflessi, immagini somiglianti, dello spirito di servizio, dell’amore, della purezza infantile, della prudenza, dell’intelligenza, della conoscenza divina, impersonati dal Cristo, vera Immagine di Dio. Sono infatti comportamenti e qualità, che il Signore Gesù ha mostrato a tutti, nei racconti dei quattro Vangeli. Ed ese sono solo alcune tra le tante.

 

Abbagliati da una luce accecante

Ma noi ci difendiamo da queste qualità Divine e da altre, che sono riflesse con semplicità da ogni scena quotidiana. Che facciamo infatti quando il sole ci abbaglia? Ci mettiamo gli occhiali da sole, per proteggerci. Ci difendiamo. E come? Togliendo valore a ciò che vediamo e viviamo. E togliendo valore distogliamo l’attenzione, e così non capiamo. Ecco la nostra difesa: la cosiddetta normalità. E perdiamo la vista. Non vediamo. Ma c’è di peggio! Infatti tutte le azioni dell’uomo, a causa del peccato ancestrale, sono inquinate da una certa quantità di egoismo. Tutte. Clemente Alessandrino, un celebre padre della Chiesa, ci ha insegnato che anche le nostre azioni più pure e più sante, sono segretamente macchiate, da un certo grado di egoismo. Anche piccolo. Per esempio dall’orgoglio di sentirsi buoni. Ecco allora fare capolino i pensieri malvagi, che anziché vedere il grano ci mostrano la zizzania. Il barista non paga le tasse, i bambini giocano per non studiare, i fidanzati vedrai che fanno sesso, la mamma diventa possessiva e la macchina è un trucco del consumismo. Sono i pensieri che instancabilmente parassitano la nostra mente, ad opera degli angeli decaduti. Essi per invidia vogliono impedirci di vedere la luce e ci trascinano nell’oscurità. Sta a noi scegliere, se resistere a questi attacchi, e vivere un anticipo terrestre della luce abbagliante del paradiso, oppure andare nella via “realista” dell’inferno, del dubbio e dell’ansia. Ma intendiamoci. Se malauguratamente scivoliamo in quest’ultima fossa, c’è ancora speranza. La misericordia Divina non si stanca di fare miracoli.

 

Conclusioni

Abbiamo cercato di cogliere uno dei molti significati del prologo del Vangelo di Giovanni.   Una luce abbagliante, fatta di realtà “che si capiscono” (o dette anche “intellegibili” dai dotti) ci ha fatto scoprire quello che già il Vangelo di Matteo ci aveva insegnato: il grano! Il grano cresce insieme alla zizzania, eccome!