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Cercheremo qui di delineare quello che pensiamo essere il senso della parola “Adorazione” per i cristiani. Ma prima di tutto crediamo opportuno cercare di mettere a fuoco l’esistenza di due requisiti di base per poter iniziare a parlare di Adorazione:

  • Un intenso e dialogante rapporto personale con Dio
  • La fede sia pure confusa e lontana nella Presenza di Dio, durante la preghiera

 

Il rapporto personale con Dio

Che l’esperienza della fede sia una esperienza di dialogo, ce lo insegna la Sacra Scrittura. Non solo vi è un rapporto tra il Signore ed il suo popolo, con un Dio geloso ed un popolo di dura cervice. I salmi ci introducono anche ad un dialogo strettamente personale con Dio. Si certo chi parla nei Salmi è David il Re, oppure, nella interpretazione Spirituale Patristica, il Cristo Salvatore, ma ci siamo anche noi.  “O Dio Vieni a salvarmi….”  “ Il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla,…..anche se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché Tu sei con me, il Tuo bastone e il Tuo vincastro mi danno sicurezza….”. “ Pietà di me o Dio nella tua Misericordia….”.

I Salmi sono assolutamente inequivocabili. Insegnano da secoli e secoli a pregare e, nel farlo, sollecitano appunto il Dialogo, nelle sue varie forme e condizioni.

Ecco allora che   il Signore, da Idea Teologica o Filosofica, diventa un Dio Vivo e presente.

Ma perché adorazione? Perché, a nostro parere, il fondamento dell’adorazione è appunto un rapporto, dialogante e personale con un Dio Vivo.  Non c’è niente di più bello che iniziare proprio dai salmi. Ma attenzione: il cammino dell’adorazione non per tutti parte dal canto del Salmo, magari a cori alterni. Pratica meravigliosa ma appartenente ad un altro ambiente, rispetto al mondo laico. Si può forse dire che inizi nel segreto della nostra camera (Mt 6,6), quando recitiamo i salmi lentamente, immedesimandoci nel salmista. Cioè recitando con molta attenzione, pensando di essere noi ad esprimere le parole del Salmo. Sentendoci al posto del salmista. Non si tratta di recitare un salmo, ma di viverlo concentrandoci nelle parole che pronunciamo. Si tratta di rivolgersi con sincerità al Signore. Con spontaneità e semplicità. Come se ciò che viene detto riguardasse noi ed i nostri problemi. (come è poi in realtà). Bisogna riuscire a sentirci come bambin che chiedono al Padre (Mt 18,1-5,10.,12-14. ). Grazie alla educazione del Salmo si può passare successivamente alla preghiera vocale spontanea….improvvisata. Una preghiera composta delle nostre parole immediate.  Parole ispirate a noi dal momento, dalle esigenze ed in fin dei conti dallo Spirito. Questo è un punto importante. Decisivo. Non si insisterà mai abbastanza sulla necessità di un atteggiamento semplice e spontaneo e nell’uso della preghiera vocale improvvisata, fatta con le parole che escono dal cuore.

 

La fede nella Divina Presenza

Il dialogo, se con il Signore, in cosa consiste?

Consideriamo ora il passo di Giovanni (4,23): “Ma viene ora il tempo, ed è adesso, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità, infatti il padre cerca tali adoratori”.  Viene impiegato il verbo Proskyneo che sta ad indicare un inchinarsi un prostrarsi al suolo, di fronte a chi è superiore. Ma non è inteso solo nel senso di gesto umile, ma anche di richiesta a chi può di fronte ad una difficoltà.

Il Vangelo di Giovanni arricchisce inoltre il senso di Proskyneo. In Gv 9,38 la Proskynesis giunge quasi ad essere contrassegno, anzi concretizzazione della fede stessa: credere significa adorare Gesù riconoscerlo come Signore, rendergli l’omaggio dovuto al Re. (AA. VV. Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento EDB Bologna 1976, pag 1391). Torniamo dunque proprio alla Fede base della preghiera stessa, e di ogni suo sviluppo. Infine ricordiamo che, nella Ortodossia, il luogo casalingo dove il fedele può raccogliersi e pregare in privato, luogo in genere caratterizzato da un gruppo di icone, si chiama appunto Proskynitarion, luogo dove si adora. Quando la fede nella Divina Presenza diventa più salda, le parole cadono. Cadono le stesse richieste: Lui già sa. Il gesto spontaneo che sgorga dal cuore, quando il Signore ci dona una crescita nella fede, è prostrarsi o inchinarsi o raccogliersi in umiltà. Impariamo dall’esperienza a dedicare a Lui il nostro Silenzio Adorante. “Per te il silenzio è Lode, o Dio, in Sion,” ….Salmo 64 (LXX) 65 (CEI)v 2. Il cuore  accecato dalla Luce ammutolisce : è lo Stupore descritto da Isacco di Ninive nei suoi celebri “Discorsi Ascetici”. Non è necessario andare in estasi, né essere dei grandi eremiti. Nel corso di un cammino di preghiera, fino a quel momento prevalentemente attiva, può succedere che ad un tratto si faccia un interiore silenzio. La concentrazione in Dio sorge spontanea e facile, e la Divina Presenza si fa sentire più forte. Isacco di Ninive, nei suoi “Discorsi Ascetici”, descrive questi momenti come segnali che certificano un buon percorso verso l’Esichia.  Questa è la condizione di pace interiore e di silenzio “passivo”, in Dio, cercata da tutti gli eremiti. La possibilità di una “Contemplazione passiva”, cioè interamente opera del Signore, è testimoniata, in campo cattolico-romano, anche da Teresa d’Avila.  Per quanto brevi per noi comuni cristiani, questi momenti, essi ci introducono a quella profonda necessità di umiltà che richiede l’adorazione.  Non sei tu che decidi quando pregare, dove pregare e nemmeno per chi pregare. Anzi non sei nemmeno tu a pregare ma lo Spirito che geme in te (Rm 8,26-27). Si potrebbe forse dire che, una buona parte del cammino contemplativo, sta nel fare proprio questo celebre passo di San Paolo. Tutto questo non può maturare subito. Occorre accettare una condizione iniziale di dialogo intenso e sincero. Solo il tempo però renderà giustizia del nostro orgoglio, tramite le inevitabili tribolazioni della vita. Un cammino di umiltà, a parte qualche eccezione, non può partire dall’arrivo. Ci vuole pazienza ed abbandono.

 

Conclusione

Eccoci arrivati dunque al perché “Adoratori”. Dopo aver descritto il percorso della adorazione e della contemplazione, ci sembra giusto sottolineare, che tutto incomincia e non può non cominciare che dallo sviluppo di un rapporto personale con Dio.

Quindi, se il Signore cerca “Adoratori”, cerca chi è disposto ad avere un profondo rapporto personale con Lui, e noi intendiamo rispondere a questa Sua ricerca, perché ci sentiamo chiamati a farlo.

 

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