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La preparazione alla preghiera di Gesù

Cercheremo di dare una descrizione dello sviluppo della Preghiera di Gesù, nella condizione di laico impegnato nel mondo. E’ uno sguardo su questa preghiera non comune e che vorremmo fosse di pratica utilità.

  • Le esperienze di riferimento. I “Racconti del Pellegrino Russo” è un testo preziosissimo, a cui tutti devono molto. La sua importanza sta prima di tutto nel “primo annuncio”, cioè nel far conoscere questo tipo di preghiera. Non solo, ma questo libro ha fatto conoscere anche la Filocalia, indicando i testi fondamentali in essa contenuti, utili per crescere nella preghiera di Gesù. Detto questo, bisogna ricordarne i limiti. Il pellegrino russo prega camminando. Il laico di oggi è chiamato a farlo mentre fa funzionare, da operaio, una complicata macchina stampatrice, in un reparto di carrozzeria. Oppure mentre costruisce un divano, da tappezziere. Oppure mentre disegna un ponte, da ingegnere o visita un malato, da Medico. Pregare durante queste occupazioni comporta degli accorgimenti. Non sono situazioni paragonabili a quella del famoso pellegrino. Spesso il laico lavora in condizioni che qualcuno potrebbe vedere come molto difficili. Tuttavia in linea generale, risulta basilare mettere al centro il tipo di attività del Laico che vuol cercare la preghiera. A nostra conoscenza, non vi sono molti testi che se ne occupano. Oggigiorno dunque, vi sono tre condizioni: lavoro prevalentemente manuale, lavoro artigianale o impiegatizio con diverse porzioni sia di lavoro manuale che di lavoro intellettuale, e lavoro esclusivamente intellettuale ed ideativo.  Inoltre, potremmo distinguere tre diversi stadi o forme della Preghiera di Gesù: Preghiera Vocale, Preghiera mentale e Preghiera del Cuore. Nei tre tipi di lavoro questi tre tipi di preghiera si realizzano in maniera differente. Nel lavoro prettamente manuale, ci possono essere tutte e tre queste forme e l’inizio è prevalentemente vocale. Lo stesso potremmo dire nel lavoro artigianale o misto manuale-intellettuale. Nel lavoro intellettuale invece, la preghiera vocale è impossibile. Per riuscire quindi a pregare durante l’attività lavorativa, bisogna quindi esercitarsi a parte nell’orazione vocale, per poi passare a quella mentale durante il lavoro. Vedremo nel corso dei capitoli successivi come i tre tipi di preghiera si intreccino e si sovrappongano. Con queste distinzioni, abbiamo cercato di rendere la complessità del rapporto tra preghiera e lavoro. Complessità spesso un po’ sacrificata e semplificata nella letteratura monastica.
  • Prima di tutto prepararsi adeguatamente, coltivando i prerequisiti. La preghiera di Gesù NON è un Mantra e NON è lo Yoga del cristiano. Se è vero che la potenza del Nome di Gesù la rende efficace, è vero anche che essa non è preghiera, non è letteralmente niente, se non è rivolta ad un Dio che si crede, nella Fede, Presente e Vivo. Non è nulla se non ci si concentra, per quello che è possibile, nell’atto di pregare. La posizione del corpo, molto decantata da alcuni, non è fondamentale. In ogni caso, prima di iniziare a pregare durante il lavoro, è bene seguire un percorso di preparazione dedicando un tempo alla preghiera a casa o in altro luogo dove è possibile trovare uno spazio tranquillo. Solo dopo essersi così esercitati, si potrà passare a recitare la preghiera nelle attività. E’ importante scegliere un momento di calma, ed una postura del corpo riposante. Pregare in ginocchio per un’ora, come taluni da tempo consigliano, non è un sistema adatto a tutti, e potrebbe essere discutibile. Un momento adatto potrebbe essere, ad esempio, la mattina presto o la notte. Meglio se digiuni. Più si è rilassati e meno saremo disturbati dalle distrazioni. Quindi si potrebbe cominciare così: a) Iniziare recitando due o tre Salmi, avendo cura di scegliere dei Salmi nei quali ci si rivolge a Dio. Ad esempio il Salmo 23 (22 nella versione dei settanta) oppure il salmo 51 (50 nei Settanta) o altri ancora. La lettura dovrebbe essere lenta. Concentrata. Disposta alla ripetizione di ciò in cui ci si sente coinvolti.  La liturgia della Chiesa è importante ed è anche molto bella, ma si adatta male a questa fase di apprendimento della Preghiera. Il rischio infatti è quello di scivolare impercettibilmente nella mera “recitazione”. Scegliendo liberamente è più facile trovare un Salmo vicino al momento attuale che vive chi prega. Questo aiuta molto a maturare la seconda fase: b) imparare ad immedesimarsi. Immedesimarsi significa recitare il Salmo come se fossimo noi il Salmista, cioè colui che parla e prega nel Salmo. Non è facile né scontato fare questo salto. E’ il primo vero passo verso la preghiera, e comporta l’ostacolo di trovare una certa spontaneità. Bisogna provarci ed insistere, perché qui inizia la Fede nella Divina Presenza. Può essere utile, leggendo il salmo, ripetere lentamente uno o più versetti e ripetere la stessa cosa alla fine del salmo.  E’ necessario chiedere aiuto al Signore ed avere fiducia e perseveranza. La Presenza di Dio può essere creduta, nella Fede, dentro di noi come all’esterno. Non ha molta importanza. Dipende dalla disposizione personale e dalla Grazia donata a ciascuno. Se proprio questo passo non riesce, nulla è perduto. L’importante è che funzioni quello successivo: la preghiera spontanea.  Ancora non si usa la Preghiera di Gesù, ma si tratta di una preparazione essenziale, che può durare mesi. Si passa a c) Iniziare una preghiera libera e spontanea. Si tratta di un altro grosso salto. L’esercizio di “Immedesimarsi nel Salmista” aveva lo scopo di giungere alla preghiera spontanea, che rappresenta il pilastro principale su cui costruire la Preghiera di Gesù. Bisogna tornare bambini, trovare quella semplicità che rende spontanei, e capaci di “parlare con Dio”. Parlare come ad un padre comprensivo, e ad un Amico.  Esprimere i propri problemi, ma anche la gioia del ringraziamento. Ringraziare quindi, per tutto. Per ogni cosa che abbiamo ed anche per le difficoltà. Cominciare e frequentare un Dialogo franco e sincero, quanto assiduo.
  • Imparare a lottare contro le distrazioni e ad accettare i nostri limiti. A questo punto, sorge la fatidica richiesta: come faccio a vincere le distrazioni? Molti sostengono di avere smesso di pregare a causa delle troppe distrazioni. Un errore. Da una parte, va detto che le distrazioni dipendono dal nostro stato d’animo. Se si è agitati o preoccupati per qualche motivo, le distrazioni si moltiplicano. L’esercizio fisico prima della preghiera riduce la velocità del pensiero, e quindi riduce il numero dei pensieri parassiti. Chi ha un’attività mentale intensa, soffre più facilmente di pensieri intrusivi. Comunque sia, la mente umana è estremamente mobile, e quindi soggetta a divagare. Quindi, in sintesi, chi desidera pregare ci deve farci i conti sempre, tutta la vita. Ed è un bene. Assolutamente. Distrazioni e tentazioni forgiano il carattere dell’orante. Lo rendono paziente e più costante. Tutti i Padri concordano: ci devono essere per il nostro bene, e per dare Valore alla preghiera. Chi se ne lamenta troppo quindi viene visto come Privo di Sapienza.  Una tecnica usata spesso consiste nel lasciar scorrere i pensieri, avendo il cuore rivolto al Signore. E’ una possibilità. Questo approccio verrà ripreso ed approfondito in seguito, quando parleremo della Preghiera durante le attività intellettuali. Cominciare a ripetere lentamente la preghiera di Gesù, può essere un buon modo per introdurla nella nostra orazione, contando proprio sulla sua attività anti-distrazione. Attività che non ci si deve aspettare essere molto decisiva, ma comunque utile.
  • Si comincia a recitare la Preghiera di Gesù con la frase che si è scelta. Essa deve contenere comunque il nome di Gesù La prima parte della preghiera dovrebbe essere collegata all’inspirazione, e la seconda all’espirazione. Ad esempio, “Signore Gesù Cristo” (Inspirazione recitando queste parole), “Abbi pietà di me” (Espirando mentre si pronunciano le parole). E’ una mossa utile, perché poi la respirazione “ricorderà” la preghiera nei momenti più impensati, durante le nostre attività. C’è chi la collega ai battiti del cuore, come Teofane il Recluso. Naturalmente va benissimo. In questo momento comunque la preghiera è VOCALE, come nei “Racconti del Pellegrino Russo”.  Tutte le forme di preghiera suggerite fino ad ora sono vocali.
  • Si prova a ripetere sottovoce, bisbigliando, la preghiera durante spostamenti in autobus o in altre condizioni favorevoli. E’ una prima tappa importante. E’ infatti opportuno cominciare a pregare durante le normali attività, iniziando là dove è più facile. Bisbigliare rappresenta una prima tappa verso la mentalizzazione, ed è allora consigliabile NON usare mezzi per contare.

Abbiamo esaminato fin qui le tappe della preghiera verbale, parlata. Perlomeno bisbigliando possiamo praticare la Preghiera durante le attività manuali o prevalentemente manuali. Sia al lavoro, se non disturbiamo altri o siamo soli, sia in casa nelle necessità legate alla famiglia.  Possiamo anche pregare  efficacemente negli spostamenti e camminando. I “Racconti del Pellegrino Russo” ci danno una buona idea: fare ritiri camminando. In effetti è una buona idea dedicare mezza giornata, magari in una bella mattinata di sole, ad una esperienza nella natura. A molte persone, infatti, la natura facilita l’atto di rivolgersi a Dio. Nella fede Lo si “crede” più facilmente Presente. Dunque la Preghiera ne risulta facilitata. Camminare, recitare la Preghiera di Gesù, fermarsi a riposare 10-15 minuti leggendo un testo di Spiritualità (ad esempio: Padri del Deserto e Filocalia), riprendere a camminare ed a pregare. Per chi si sente a proprio agio nella natura è una esperienza bellissima, molto raccomandabile. Nulla vieta però, per chi si sente portato, di camminare negli angoli più quieti e solitari della città che si abita. Sicuramente ci saranno lettori che sapranno arricchire questo repertorio di belle possibilità.

 

Il calore del cuore

Esaminiamo adesso due punti importanti, che possono rappresentare il frutto della Preghiera.

Il primo riguarda il “Calore del Cuore”. La Tradizione ci dice che la Preghiera di Gesù sviluppa un certo “calore del Cuore”. In cosa consiste?

Vi sono due possibilità. Nella prima, la più frequente, si intende per “calore del Cuore” un senso di fervore e di Amore per Dio che si avverte mano a mano che si prega. In effetti lo si avverte proprio nella regione del Cuore, anche se qui non ci riferiamo tanto alla anatomia quanto all’anima. Questo è un elemento importante, che certifica la bontà della Preghiera e la sua autenticità, soprattutto se sentiamo chiaramente che il Cuore ama il Signore. Il suo sviluppo porterà alla Preghiera del Cuore. Alcuni riportano un calore fisico nella regione del petto (In  Caritone di Valamo, “L’ Arte della Preghiera” , Ed. Gribaudi). Teofane il Recluso non attribuisce a questo né un valore negativo né positivo. Se incentiva la Preghiera è positivo, se incentiva l’orgoglio e la soddisfazione di sé, è un elemento negativo. In ogni caso è molto più importante e decisivo quel “calore spirituale”, pieno di Amore per Dio, cioè di Carità, di cui abbiamo parlato prima.

 

Alcuni effetti della Preghiera di Gesù

Il secondo punto riguarda gli effetti che il “Pellegrino Russo” racconta di aver avuto, dopo aver recitato a lungo la Preghiera di Gesù vocalmente.

Tutto pareva più bello e la Natura risplendeva di una luce nuova.

Il “Pellegrino” in fondo narra il modo nuovo di vedere il mondo che ha un cuore purificato dalla preghiera. Certamente si tratta di qualcosa di transitorio, che raggiungerà la sua stabilità solo dopo molto tempo. Nonostante questi limiti, si tratta però di qualcosa di molto positivo. Esso è anche un segno indiretto della bontà dell’esperienza di preghiera che si è fatta. Si tratta, inoltre, di un’esperienza alla portata di tutti coloro che si impegnano seriamente, nel percorso della preghiera. Nel prossimo capitolo vedremo come questi due “effetti” appena descritti, evolvano nel tempo, grazie all’approfondirsi della Preghiera ed alla maturazione dei suoi frutti. Infine, non possiamo trascurare i Frutti Spirituali della Preghiera di Gesù che coincidono con quelli dello Spirito Santo (Gal 5,22-23):“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge”.

Non è il caso di aggiungere altro, perché sarebbe fuori luogo.

Nel prossimo capitolo affronteremo la Preghiera Mentale e quella del Cuore, da sole, ed in rapporto a diverse condizioni di lavoro.

 

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