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Il canto liturgico nell’Italia della Chiesa Indivisa può riservare delle sorprese. Vengono infatti capovolte certe categorie mentali. Per esempio, noi siamo abituati a considerare certe melodie come “Orientali” o “Bizantine”, semplicemente perché un certo tipo di canto si trova oggi soltanto in Grecia e nei paesi di religione Cristiana Ortodossa. Alla base di questa opinione sta un equivoco di fondo: il canto Gregoriano sarebbe in continuità con il canto della Chiesa Romana. Anche il Credo, simbolo per eccellenza della unità della Chiesa, sarebbe in continuità con la Chiesa di Pietro. Quindi, se ci capita di ascoltare delle melodie ecclesiastiche della Chiesa Italiana antica, troviamo che esse sono “Orientaleggianti” oppure “Bizantine”. Così, infatti, si trova scritto nei libretti che accompagnano i due dischi che presentiamo. Le cose naturalmente non stanno così. Certi aspetti melodici che oggi definiamo come orientali non erano tali prima del 1000. Erano la musica latina. La musica in Occidente, a Roma e Milano per esempio, era così. Semplicemente così. Esisteva naturalmente una differenza tra i canti liturgici di Costantinopoli, e quelli di Roma. Certo. Ma vi erano anche notevoli punti in comune, probabilmente generati dalla comune radice della cultura musicale dell’Impero Romano. Il Gregoriano, in realtà, ha ben poco a che fare con la riforma liturgica di Papa Gregorio Magno, a cui si vorrebbe far risalire. Esso ha invece origine dopo il mille, in pieno medioevo, in Francia, probabilmente nella regione di Metz. Sorpresi? Non c’è da sorprendersi. Infatti dopo l’invasione dell’Italia da parte dell’esercito Franco guidato da Pipino il Breve (750 d.c.), la Chiesa Romana è stata pesantemente influenzata dalla Chiesa (e dalle armi) di questo popolo. Purtroppo anche il Credo della Chiesa di Pietro ne ha risentito. Dopo vari tira e molla, dovuti alla notevole resistenza del popolo Romano e dei Patriarchi di Costantinopoli (esempio Fozio), finalmente dopo il 1000 in Vaticano si è cantato il credo della Chiesa dei Franchi. Simbolo diverso da quello della Chiesa Indivisa ed Apostolica. Rispetto al credo della Chiesa di Pietro, detto Niceno-Costantinopolitano (dal nome dei due concili che lo hanno definito), presentava in più il cosiddetto “Filioque”. In pratica si affermava che lo Spirito Santo sarebbe stato generato dall’eternità, anche dal Figlio. Dogma mai definito da nessun concilio fino ad allora, ma proclamato a Lione soltanto…nel 1245!! Dunque una frattura, una assenza di continuità che la musica tende a riflettere in alcune sue parti. Per entrare meglio in questo spinoso problema vedi il link in fondo all’articolo e la bibliografia di storia della musica (oltre agli opuscoli di accompagnamento dei due
dischi presentati). I due dischi che presentiamo sono stati incisi dal meritorio “Ensamble Organum”, guidati dal bravo Marcel Peres. Per incidere questi due dischi sono stati aggregati due protagonisti del canto oggi definito Bizantino:
– Soeur Marie Keiruz, libanese
– Il direttore di coro greco Anghelopulos
Entrambi sono risultati indispensabili per eseguire melodie oggi ritenute erroneamente orientali.

Milano: il canto nel rito ambrosiano

Nella Milano del V° secolo Un Prefetto fu ammirato per bontà e pietà. Nato da famiglia benestante, Ambrogio era portato per la poesia e la letteratura. Laico, fu letteralmente preso e fatto vescovo alla morte del precedente capo della chiesa milanese, purtroppo ariano. L’imperatrice del tempo si irritò, perché anche lei ariana e tentò di occupare alcune basiliche milanesi. Sant’Ambrogio mobilitò il popolo e fece occupare queste basiliche dalla folla. Si narra che per vincere la tristezza generata da quella sgradevole circostanza, i fedeli cominciassero a cantare. Da qui il sorgere del canto “Ambrosiano”. La liturgia Ambrosiana, tipica dell’area Milanese, è stata conservata fino ad ora. In questo disco, l’ottimo Ensamble Organum propone alcuni antichi canti Ambrosiani. Cosa c’è di orientaleggiante? A differenza dei canti della Chiesa di Roma qui non è il basso continuo l’elemento caratteristico, ma l’insieme accentuato ed insistito dei vocalizzi, detti “Melismi”. Essi sono appunto tipici dell’era romana precedente il medioevo, oppure dell’era altomedievale, oggi interpretati come “Bizantini”. Ecco il disco:
Chants de l’Eglise Milanaise

I canti della Chiesa di Roma

Alcune forme musicali originarie di Roma furono probabilmente conservate, ma nella Roma del VII° secolo, prima della invasione dei Franchi di Pipino il Breve e di Carlo Magno, molti testi liturgici erano scritti in Greco. Essi, come già detto, erano cantati con forme che oggi vengono chiamate bizantine, compreso l’isokratima o “basso continuo”. Mercel Peres, con i componenti del suo “Ensamble” ha trovato nelle biblioteche vaticane, dei manoscritti antichissimi, datati appunto al VII° e VIII° secolo, e contenenti testi con notazione musicale. Grazie all’opera di questi musicisti oggi abbiamo una ricostruzione di quello che era il canto liturgico dell’antica Roma cristiana. . Anche in questo caso, l’Ensamble ha dovuto far ricorso ad un maestro del coro greco, specializzato in canto liturgico Bizantino, Anghelopulos, per poter incidere il disco che vi segnaliamo:
Chants de l’Eglise de Rome prodotto dalla Naxos e reperibile anche su Youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=GoWy1V6GSyE&t=736s
Vi sono evidenti differenze col canto odierno, ma anche importanti similitudini, come il basso continuo o l’isokratima., che confermano una sostanziale continuità di intenti. Soprattutto, ciò che accomuna tutta la musica liturgica Ortodossa è questo: non comunicare tanto una emozione “psicologica”, ma piuttosto preparare il cuore alla azione dello Spirito.

Per la storia del canto Gregoriano vedi:
ENCICLOPEDIA DELLA MUSICA VOLUME 1°
EDIZIONI EINAUDI

 

LA SAPIENZA DELL’ATHOS (PARTE NONA): L’AMORE PER LA VERITA’

https://adoratori.com/la-sapienza-dellathos-parte-nona-lamore-per-la-verita/