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Cosa è la santità?

 La domanda è molto meno scontata di quanto non sembri. Molti associano la santità alla capacità di fare miracoli. Questo è presente nei santi, ma non soltanto in loro, e non li identifica con precisione. Infatti molti hanno domandato con fede guarigioni che hanno ottenuto, in condizioni anche sorprendenti. Tra questi anche non cristiani, come mussulmani o ebrei. Altri pensano a fenomeni straordinari, come la profezia, la lettura dei cuori o l’estrema sensibilità nel discernimento. Questo effettivamente è presente in alcuni santi ma non in altri. Lo Spirito Santo dà questi frutti, ma essi variano da persona a persona. C’è poi la virtù morale. Talvolta eroica. Questo è vero un po’ in tutti gli esempi di santità, basta vedere i martiri.  Ma c’è qualcosa che caratterizza un po’ di più il santo cristiano, anche se viene vissuto forse in modi diversi. E’ quello che hanno saputo vedere i pittori cristiani lungo l’arco di duemila anni, talvolta in modo più acuto e brillante di certi teologi. Quale icona, infatti, non riporta intorno alla testa del santo una bella aureola? Le eccezioni, quando ci sono, confermano la regola. Il santo emana luce. San Filarete il misericordioso, prima di morire, mostrò un volto pieno di luce. La cella di San Paisios dell’Athos, raccontano diversi testimoni, si riempiva spesso di luce. Lo stesso succedeva a San Gregorio di Nazianzo. San Serafino di Sarov, rispondeva al discepolo Motovilov che lo interrogava, che lo scopo della vita cristiana consiste nell’acquisire lo Spirito Santo. E mentre stava parlando lui e Motovilov divennero straordinariamente luminosi. Non solo emanò luce il santo, ma anche il discepolo. Entrambi trasfigurati come al tabor, da una luce invisibile normalmente, ma miracolosamente percepibile ai sensi, per un breve tempo, a perenne testimonianza. Vi sono tanti e tanti esempi del genere. Ma che cosa vuol dire luce invisibile? E da dove viene? Cerchiamo di capirlo accostando due passi del Vangelo.

Luca 11,34-36: ”La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore.” Ed insieme consideriamo questo versetto del salmo 17 (così nella versione greca dei LXX, e 18 nella traduzione dall’ebraico della CEI, in cui il testo è comunque identico), al versetto 28: “tu illuminerai la mia lampada, Signore, o mio Dio, illuminerai la mia tenebra.” Accanto a questi brani consideriamo quest’altro, da Matteo 5,8:”Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”.  Prima di tutto, perché l’occhio e non gli occhi? Dovrebbe dire gli occhi, e invece dice occhio. Per i Padri, l’occhio dell’anima è il Nous, che non va tradotto come “intelletto o mente”. Il termine è intraducibile e sta per la parte più nobile del cuore. La parte, appunto deputata a “vedere” la luce Divina. E’ un occhio che non si applica alla luce sensibile, quella del sole o quella di una candela. Si tratta di un “Senso Spirituale” che è deputato a vedere la luce spirituale, cioè, la luce Divina. Quindi possiamo accostare, seguendo l’insegnamento dei Padri, Occhio con Cuore. Infatti la sede del Nous è appunto il Cuore, e non la testa (come sarebbe per il vocabolo “Intelletto”).  Dunque se l’occhio è semplice, il cuore sarà puro e potrà vedere Dio, cioè la luce Divina, che lo illuminerà. L’occhio pieno di luce Spirituale, illuminerà anche il corpo, che diventerà luminoso.   Il santo è colui che ha reso terso e semplice l’occhio del cuore con l’aiuto della Grazia, e pertanto avrà il corpo luminoso. Tutto il corpo. E’ questa l’opera dello Spirito Santo in chi lo lascia entrare nella sua anima, come spiegava San Serafino di Sarov. In chi accetta la sua Grazia trasformante, e santificante, e con essa collabora. Certamente l’opera del Santo non si può limitare solo a questi passi del Vangelo. Chi segue in modo radicale il Cristo segue tutto l’insegnamento di Gesù. Tuttavia questi due passi del Vangelo illustrano bene cosa succede, in quella che i Padri chiamavano Deificazione, cioè la santità: l’uomo vede la luce Divina e ne è totalmente illuminato.

L’aureola dei pittori ecclesiastici, indica appunto questo processo. Sta ad indicare a tutti, che il nostro destino e quello di una profonda unità con lo Spirito Santo. I Santi sono profezia di questo progetto, che se non si realizzerà in noi in questa vita, si realizzerà nell’altra. Infatti i Padri ci insegnano che l’opera della Deificazione o Theosis, inizia col battesimo e dura per tutta l’eternità. Anche dopo morti continueremo questo percorso di Santità, noi come i Santi stessi. E’ un’opera infinita di unione di Spirito e Materia, che rappresenta il grandioso progetto

di Dio. Realizzare una seconda e nuova creazione in cui “Dio sarà tutto in tutti” come ci spiega San Paolo (1 Cor 15,28). Il Santo dunque è un segno, un segnale. Che ci dice: “Guardate, questa è la strada, questo è il destino che vi attende. E’ un destino meraviglioso che esiste ed il Signore mi ha dato la grazia di mostrarvelo già in vita. Seguite anche voi la mia strada ed anche voi parteciperete della Gloria Divina”.

 

I Santi come guida spirituale

 Come hanno fatto i Santi a diventare pieni di luce Divina? Questa è una domanda che ci dovremmo porre tutti i giorni. Sappiamo prima di tutto che i Santi sono diventati tali dentro la Chiesa. Dunque assiduità nella presenza alla liturgia eucaristica, confessione, eucarestia, sacramenti, osservanza dei consigli della chiesa in materia di digiuno e di morale. Questa è la base. Una base senza la quale l’”Occhio diventa cattivo e tutto il corpo sarà nelle tenebre”, come ci insegna il Vangelo. Detto questo possiamo vedere due modi con cui i santi ci fanno strada:

  1. Con la loro vita. Con il loro esempio. Per questo leggere il sinassario, anche in una versione breve, risulta istruttivo. Non sempre i santi hanno fatto una vita estrema e distante dalle nostre possibilità. Ci sono molti santi laici e sposati, che hanno condotto un percorso di vita assolutamente normale. Un esempio potrebbe essere San Filarete il misericordioso. Sposato con figli, per nulla asceta, non viveva in una grotta ma in una bella casa. Una breve sintesi della sua vita così istruttiva ed incoraggiante per noi, così deboli nella fede, la si trova in questo link: https://adoratori.com/san-filarete-il-misericordioso/

Ancora, ci sono santi che pur non essendo sposati, non sono diventati monaci, non hanno fatto voti e provengono da professioni discutibili, come San Giovanni il Russo. Una sintesi della sua vita la si trova a questo link https://adoratori.com/san-giovanni-il-russo/

  1. Un altro bel capitolo è quello degli insegnamenti che i santi ci hanno lasciato. Alcuni di loro hanno scritto cose bellissime, valide in tutti i tempi, e tramandate in raccolte, come la Filocalia, o in libri. Attraverso questi insegnamenti ci raccontano la loro esperienza. In pratica ci dicono come hanno fatto. Segnaliamo Isacco di Ninive e Doroteo di Gaza tra gli antichi e San Porfirio tra i contemporanei. Indicazioni precise per volumi che li riguardano oppure per opere scritte da loro, si trovano a questo link https://adoratori.com/letture-consigliate/

 

I Santi nella Chiesa e nella Liturgia

 Le Chiese Ortodosse mostrano subito visibilmente al visitatore quello che succede nella liturgia. All’entrata e lungo tutte le pareti numerose sono le icone di santi, di fronte ai quali molti accendono candele. Anche i muri, spesso, partecipano di questa presenza. Essi ci vogliono dire che durante le liturgie, ed in particolar modo in quelle eucaristiche, tutta la Chiesa è sempre presente. Accanto a quella visibile, cioè i fedeli e il clero che è là in persona, vi è sempre quella invisibile: gli Angeli, i Santi, gli Apostoli, Maria etc. E quando si dice la Chiesa si dice anche chi di noi è morto, chi sta continuando il cammino nel mondo invisibile.  La Chiesa ci propone vari modi, per rendere viva nella nostra vita la presenza dei suoi Santi:

  • Il santo del giorno, il calendario ci propone ogni giorno la memoria di più santi, proponendoci la loro presenza viva attraverso specifiche orazioni nella liturgia. Se non abbiamo tempo di partecipare alle liturgie, possiamo lo stesso, in un momento libero della giornata, dare un’occhiata al calendario. Non è difficile trovare il santo o i santi del giorno, ed eventualmente cercare la loro vita in uno dei  tanti sinassari disponibili in rete. Vedere la loro storia, come detto, può essere istruttivo. Questa semplice pratica ci aiuta a ricordare  la loro presenza tra noi. A renderla viva Pregarli dunque, chiedendo la loro intercessione per i nostri problemi. Si tratta di un modo elementare ma bellissimo, di vivere l’invisibile nel visibile, di partecipare ad una Chiesa di vivi e non di morti. L’importante sarebbe prendere confidenza con questa pratica, non solo in Chiesa, ma ovunque. I santi sono dappertutto. Ed è questo il bello.
  • Il Santo protettore della nostra parrocchia. Di solito la sua icona è esposta in Chiesa. Quando arriviamo in Chiesa per partecipare alla liturgia Eucaristica potremmo prima fermarci un attimo da Lui o da Lei, per una breve preghiera. Anche questo può essere un bel modo di farlo/a vivere con noi. Spesso ci ascolta e ci aiuta. Bisognerebbe vincere un certo riguardo, un certo modo di concepire il “contegno”, che francamente ha poco di cristiano.
  • Il nostro santo protettore. Festeggiare il proprio onomastico è un modo tradizionale per ricordarlo. Un po’ meno frequente la richiesta della sua intercessione durante la vita quotidiana. La richiesta del Suo aiuto, Lo fa entrare nella nostra vita come dovrebbe. E’ una presenza che chiede di essere tale. Ed è una presenza viva, invisibile agli occhi ma luce per il cuore.
  • Il Santo che ci è vicino per una certa malattia (es. Santa Parasceve per gli occhi), o per uno stile di vita che ci piacerebbe imitare o una sensibilità che sentiamo nostra. E’ un altro modo di vivere la partecipazione della Chiesa invisibile, nella nostra quotidianità. Non dobbiamo avere paura di scegliere un modello, anche se, a prima vista, ci sembra inarrivabile. Lui o Lei renderà più semplice ciò che sembra impossibile.
  • I santi contemporanei. Non ci sono soltanto i santi lontani nel tempo, ce ne sono di molto vicini, anzi contemporanei. Sono conosciuti da molti per la grande fama, forse da tutti. Ricordiamone qualcuno: San Luca di Crimea, santo sposato e medico, San Paisios del Monte Athos, San Nektario, San Giacomo di Tsalikis, del Sacro Monastero di Osio Davide in Eubea, San Porfirio. Tutti santi vicini a noi e conosciutissimi ai quali sarebbe un peccato non rivolgersi, durante le nostre fatiche quotidiane. In Chiesa certamente, ma anche a casa, o perché no, durante il lavoro, quando ci si presenta un problema spinoso. Sono infatti vicini a noi non solo nel tempo, ma anche nello spazio.

 

Conclusioni

 Siamo partiti dalla Luce della Theosis, e dalla prospettiva della nostra stessa deificazione, e siamo arrivati alla presenza viva della Chiesa Trionfante, nella nostra vita di tutti i giorni. Siamo consapevoli che diverse delle cose dette non rappresentano una novità per molti. La festa dell’onomastico e la candela davanti alle icone, sono cose vissute da tutti. Può essere utile però ricordarci che si può andare oltre. Non limitarci a rivolgerci ai santi solo in Chiesa, o solo nel giorno dell’onomastico. Le possibilità di vivere i Santi come presenza viva e quotidiana, sono veramente molte e varie. Esse potrebbero portare in certo grigiore della nostra vita, un po’ della Luce meravigliosa c he ci attende.