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Un secondo modo di rivelarsi di Dio, sta nell’esperienza della santità. Attraverso questi uomini e queste donne di elezione la Luce Divina si rivela a noi, come testimoniano le aureole dipinte nelle icone. Ma il Signore ci parla anche attraverso la testimonianza delle loro azioni e talvolta del loro martirio. Per esempio dopo secoli e secoli è giunta fino a noi la generosità di San Giovanni il Misericordioso, uomo sposato con figli, non particolarmente asceta, ma pronto a dare ai poveri. E così di tanti altri. Meno frequentata invece la loro saggezza. In effetti i miracoli o la vita eroica, colpiscono la fantasia e sicuramente vengono tramandati più facilmente. Inoltre non tutti i santi hanno lasciato opere scritte. Dei santi contemporanei San Paissios dell’Athos ha lasciato delle belle lettere, oggi lette non solo in greco, ma anche in altre lingue.

Tra i più conosciuti dell’Antichità, annoveriamo Sant’Isacco di Ninive. Letto in molte lingue, i suoi “Discorsi Ascetici” sono considerati tra le testimonianze più profonde della spiritualità Cristiana. Proviamo, come esempio della “Sapienza dei Santi”, a leggere e commentare uno dei suoi passi più celebri.

 

Il Tesoro di Sant’Isacco

 Da “Discorsi Ascetici” Ed. Città Nuova, Discorso II, pag. 52: “Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro di te e vedrai quel tesoro che è in cielo. Questo e quello, infatti, sono uno solo e per una sola porta li vedrai entrambi. La scala di quel Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu sprofondati in te, lontano dal peccato, e là troverai i gradini per i quali salire”.

Questa sentenza così oscura, sembra rivolta a “specialisti”, e non a noi, povera gente che vive nel mondo. Invece è diretta a tutti, anche a noi. Vediamo come.

  • Sforzati di entrare nella cella. Cosa vuol dire? Di quale cella parla? Sant’Isacco è vissuto nel VII° secolo dopo Cristo in ambiente Siriano. Era un eremita e visse quindi soprattutto da solo o con dei discepoli. Celebre per la santità, fu fatto Vescovo, carica a cui non si sentiva portato ed a cui poi rinunciò, per ritrovare deserto e solitudine. Dire questo ha un senso, perché ci aiuta a capire. Per un solitario come Isacco, a quei tempi, “cella” voleva dire silenzio ed isolamento dal mondo, dai suoi stimoli, come dai suoi affanni. In questa condizione, si è soli davanti ai nostri pensieri. Li vediamo scorrere mentre interrompono la nostra concentrazione, anche se stiamo pregando. Nel silenzio possiamo riflettere. Pensare. Ricordare. Siamo di fronte a noi stessi ed a ciò che gli altri hanno detto di noi. Sono momenti che possiamo vivere dappertutto. In quelle circostanze, possiamo vedere le nostre passioni ed i nostri vizi in azione attraverso i pensieri e conoscerci. Isacco in pratica ci invita a conoscerci. Ma non lo fa soltanto per indurci all’umiltà, o per stimolare la nostra reazione contro i pensieri malvagi. Egli sembra dirci: fermati e cerca di capire come sei fatto. Questo il senso della “cella”.
  • …del tesoro che è dentro di te. In Efesini 3,14-16, San Paolo prega perché gli abitanti di Efeso che hanno abbracciato il Cristianesimo siano potentemente rafforzati “nell’uomo interiore”. Dunque a questo si riferisce Isacco. Si tratta di coltivare qualcosa di bello che è in noi. Prima di tutto dobbiamo scoprirlo e poi, siamo invitati a coltivarlo con l’aiuto dello Spirito. Il tesoro certo non corrisponde ad attitudini che fanno guadagnare molti soldi. Questo tesoro sono le Virtù che lo Spirito Santo suscita in noi. Esse sono diverse per ognuno, ecco perché dobbiamo scoprirle. Il dono dello Spirito Santo è uguale per tutti, ma questi suscita l’uomo o la donna ad esprimersi secondo il progetto speciale di ognuno. I Padri insegnano che ogni individuo ha un “Logos”, cioè, un progetto divino. Questo Disegno si esprime, nel nostro essere immagine del Figlio, attraverso degli attributi propri del Figlio stesso. In Romani 8,28-30 San Paolo ci spiega che siamo infatti chiamati ad essere fratelli del Primogenito Gesù Cristo. E i fratelli si somigliano per qualcosa. In questo caso non il naso o gli occhi, ma certe Virtù, certi Attributi Divini. Per esempio la Misericordia, la Pazienza, la Longanimità, la Fortezza etc. E’ ciò che l’azione dello Spirito Santo fa fruttificare in noi. Come facciamo a scoprire quale Disegno è stato predisposto per noi? Come facciamo a scoprire le Virtù che rappresentano la nostra vocazione specifica? Come abbiamo già detto, per scoprirlo Sant’Isacco ci suggerisce:” Guarda dentro di te”, cioè cerca di conoscerti. Per gli antichi conoscere se stesso poteva anche voler dire: ascolta quello che gli altri ti dicono di te. A volte, infatti, gli altri, quando ci vogliono bene e sono in buona fede, ci danno suggerimenti inaspettati. Sanno “far scoprire Noi stessi a Noi stessi”. Possono farci notare che siamo pazienti o misericordiosi, quando noi stessi nemmeno lo sospettavamo. Dunque la strada di Sant’Isacco non è quella dei rimproveri. Non è quella delle raccomandazioni morali (pur importanti). Per questo santo la strada è la meraviglia di fronte al tesoro che è in noi.
  • ….e vedrai quel tesoro che è in cielo. Questo e quello, infatti, sono uno solo e per una sola porta li vedrai entrambi. Gli attributi divini, le Virtù, sono eterne. Questo è un punto fondamentale. Perché, purtroppo, presi come siamo dagli affanni e dal desiderio, riusciamo a pensare solo nei termini dell’oggi. Spesso non capiamo che un dolore che oggi sopportiamo, passa. Anche durasse tutta la vita non è eterno. Ma ci dimentichiamo che la Pazienza generata dalla sopportazione, e l’umiltà ad essa collegata, sono eterne. Quelle ce le portiamo dietro. Stanno nel cielo, mentre il dolore rimane sulla terra da dove ce ne andiamo. Dunque le Virtù sono Celesti ed Eterne. Per questo sono un tesoro inestimabile. Perché esse genereranno la nostra felicità eterna. Le ricchezze invece, non sono un tesoro che sta in cielo, ma in terra, e non ce le portiamo dietro. Per cui non sono in realtà un tesoro. E quale è la porta citata da Isacco? E’ Cristo. Perché lo dice Gesù stesso nel Vangelo:… in verità vi dico: io sono la porta”(Giovanni 10,7). E’ infatti a lui che dobbiamo somigliare ed a cui somiglieremo se lasciamo lo Spirito lavorare dentro di noi. Ed è appunto attraverso questa porta che vedremo il nostro tesoro.  La “Theosis”. La divinizzazione a cui siamo destinati. E’ la conferma di quanto detto sopra. Ma attenzione. Non c’è spazio per l’orgoglio, infatti:
  • La scala di quel Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Ecco qua. La scala. Perché non c’è spazio per l’orgoglio? Perché siamo in basso. Siamo….al piano terra e dobbiamo salire. Il nostro piano terra è costituito dalle imperfezioni che sporcano le Virtù che pur siamo chiamati ad esercitare. Quanta misericordia, infatti, viene fatta con condiscendenza, a volte senso di superiorità. Quanta generosità nasconde l’orgoglio di sentirsi buoni. Quanta pazienza è rovinata dalle critiche che rivolgiamo agli altri! Siamo al piano terra, appunto. Dobbiamo salire, ma niente paura. E’ una scala, non una pertica. Si può salire gradino per gradino. Il Regno di Dio si raggiunge senza eccessi, ma con la gradualità della scala. Basta lasciar operare lo Spirito, senza disturbarlo troppo. Ma come fare per salire con il Signore questa scala?
  • Tu sprofondati in te, lontano dal peccato, e là troverai i gradini per i quali salire. Ecco la ricetta. Sprofondati in te, cioè non disperderti, mantieniti saldo! Non farti prendere dall’ansia degli affanni del mondo. Sii consapevole della tua strada. Forse è proprio la ferma consapevolezza del nostro progetto interiore, che rappresenta per noi in bastione contro il peccato. Che ci allontana dai desideri smodati e dalle rabbie disordinate. Sprofondati dentro di te, non ti far agitare come un fuscello, ma sii sempre consapevole della strada retta. Facendo così troverai i gradini di quella scala che conduce al Regno. E proprio di questa consapevolezza e di questa scala, parla il celebre testo spirituale “La scala del Paradiso” di San Giovanni Climaco.

 

Conclusione

Terminiamo qui questo viaggio nella Sapienza di un Santo che ha fatto la Tradizione Cristiana. Abbiamo fatto una breve e semplice esperienza di come lo Spirito Santo si rivela a noi attraverso le parole di un asceta, un solitario, un uomo d’eccezione, un grande Padre della Chiesa.

 

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Lettura Consigliata:

Isacco di Ninive , Discorsi Ascetici, Edizioni Studio Domenicano