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Forse è il caso di ritornare su uno dei concetti già espressi nel capitolo dedicato alla vita da soli, nella sezione: “I Fondamenti Pratici – 1”. San Paolo raccomanda in 1 Corinzi,7, di restare come si è. Chi non è sposato senza sposarsi. La famiglia tende a generare preoccupazioni e dispersioni da una vita concentrata in Dio. Il passo è noto e già abbondantemente discusso nel capitolo …Ma io sono sposato de “I Fondamenti Spirituali”. Effettivamente, per chi sente di essere chiamato ad un discepolato dal Maestro, può avere più tempo da dedicare a Dio. Nei tempi moderni, tuttavia, vanno considerati alcuni problemi in cui incorre chi vive da solo. Il costo elevato dell’affitto di casa e del condominio, che non si possono dividere con un’altra persona. Tra i problemi economici, inoltre: il costo solo di poco inferiore ad una vita a due, di acqua, luce e gas, riscaldamento a causa del prezzo fisso di base, il costo dell’autovettura, mantenimento ed assicurazione, tasse varie come quella per la TV etc.. Tutto ciò può in realtà spingere chi vive da solo a fare straordinari o doppio lavoro, per arrivare in fondo al mese. La cosa diventa drammatica per le donne con figli a carico, ed un marito separato che non paga gli alimenti (molto frequente). Quindi le cose vanno viste con equilibrio, considerando anche le difficoltà. In ogni caso ci si può organizzare meglio, e tuttavia può capitare di sentirsi accusare di egoismo.  Soprattutto preti e frati cattolici legano molto la solitudine come Benedizione, ai Voti.  Se uno fa i voti, allora è un/una religioso/a laico/a. Allora bene, bravo etc. Se uno non li fa è un egoista. In qualche caso può darsi che servano a darsi pace, ma in generale colpisce l’assenza di vere motivazioni.  Conta davvero l’impegno per il futuro?  Forse conferisce libertà alla scelta il fare i voti? Ma è poi così importante la cosiddetta libertà di scelta? Esiste? O non fa capolino dietro ad essa un certo orgoglio? Se le circostanze hanno deciso al posto nostro che male c’è? In quel caso possiamo essere semmai sicuri, che la scelta è del Signore. Nel caso della libera scelta può darsi, ma non è sicuro.

E poi. Perché tutta la vita? Chi lo ha detto? Si potrebbe vivere da celibi per un certo tratto della nostra esistenza e poi sposarsi. Perché no? L’impressione è che la forma venga scambiata con la sostanza. Si sente la necessità di una “posizione istituzionale”. Riconosciuta. Ufficiale. Presentabile agli altri. Ordinata. Sistemata. Ma il cuore chi lo guarda? Il cuore sembra non contare nulla. L’amore per Dio, cioè La Carità, ancora meno.  Maria che ascolta con gioia insaziabile le parole di Gesù, è diventata un’egoista. Deve andare da Marta a servire, far vedere a tutti che lei sta dalla parte del Signore. Forse anche lei avrebbe dovuto fare i voti….

No, è difficile, d’accordo, ma bisogna trovare il modo ed il tempo per liberarsi da questo giogo. Da questa mentalità che ha fatto del celibe un paria della Chiesa, anziché quello che è: una persona benedetta da Dio. Si è vero. Tutto questo assomma ostacoli ad ostacoli. Alle difficoltà economiche ed affettive, si somma l’incomprensione di parte della Chiesa.  L’unica via di uscita è fermarsi. Ragionarci. Crederci. Crederci sempre più e ringraziare.

Vivere con convinzione, liberamente, la condizione del celibato, senza troppi pensieri per il futuro. Questo potrebbe cambiare. Va bene così. Intanto facciamo quello che sentiamo nel cuore e concentriamoci nell’amore per Dio. Diamo a Lui tutto. Seguiamolo. Prendiamolo come nostro Maestro.

Cerchiamo la Pace in Lui e troviamola! Lui ci ha benedetto!

 

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