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1 – CHI TENTA?

Esaminiamo un famoso passo della scrittura: Giobbe 1,9-13, Satana ottiene di mettere alla prova Giobbe.  E ancora i sinottici: Matteo 4, 1-11, Marco 1,12-13, Luca 4,1-13. Gesù viene tentato da Satana nel deserto. Dunque antico e nuovo testamento, in passi cruciali, parlano di un tentatore-persona, che attacca Giobbe e Gesù.  Consideriamo accanto a questi passi della scrittura i seguenti scritti Patristici nel loro complesso, senza necessità di precisare pagina o brano:

  • Vita di Antonio di Sant’Attanasio
  • Vita e detti dei Padri del Deserto
  • Macario “Le Omelie”

Sono tre scritti tra i tanti, tantissimi che fanno seguito a quanto scritto nel libro di Giobbe e nel Vangelo: esiste una entità personificata e maligna che prova gli uomini.

Il tema affrontato qui è molto importante ed è il seguente: esiste davvero una entità invisibile e maligna, che introduce nella mente dell’uomo pensieri malvagi?  La domanda è molto più cruciale di quanto non si creda. Infatti la risposta positiva o negativa, determina la scelta di un tipo di spiritualità al posto di un’altra. E’ uno spartiacque che non si può dare per scontato. Ma perché questa domanda?  Perché per molti, oggi, il Satana delle scritture sarebbe   la parte malvagia dell’uomo: “il male dell’uomo”. La personificazione presente nella Bibbia sarebbe  solo un artificio poetico. Ma tutto il nuovo testamento, dal Vangelo agli atti degli apostoli è pieno, strapieno di esorcismi e liberazione di indemoniati. Tutti artifici poetici? Tutte leggende? I padri del deserto e tutti gli eremiti hanno meditato a lungo sui fenomeni di possessione e liberazione. Essi ci hanno offerto, anche dopo 1500 anni, delle conclusioni maturate con una esperienza profonda e collettiva. Si tratta della esperienza “regina” della solitudine, e del silenzio prolungati.  I monaci, per secoli sono fuggiti dalle città al seguito dell’esempio di Sant’Antonio il grande. Essi cercavano rifugio dal chiasso, nel silenzio e nella solitudine del deserto. Cercavano con decisione una diversa esperienza di se stessi.

 

L’esame dei pensieri

Una esperienza sintetizzata nel detto:” Chiuditi nella tua cella, stai seduto, e la cella ti insegnerà tutto”. E’ l’esperienza della interiorità. L’esame attento dei pensieri. Lo scoprire le loro diverse nature, per prepararsi alla Nepsis, la purificazione del cuore. Sant’Isacco diceva: L’”Esichia” (il silenzio spirituale) è come stare ai bordi di un laghetto, ed esaminare con calma i pesci che vi circolano. Si prendono in mano ad uno ad uno e si guardano. Quelli cattivi si buttano e quelli buoni si rimettono nell’acqua”. (Isacco di Ninive- Grammatica di vita spirituale_ Ed. Ququjon).  La calma di una vita povera ed ascetica è fatta, fra l’altro, proprio per ridurre la velocità del pensiero. La calma permette al cercatore di Dio, un più facile controllo dei pensieri. Nel deserto, i monaci si andavano a collocare vicino ad un anziano. Lo scopo era questo: quando un pensiero era dubbio, si andava dall’anziano, e lo si esponeva. L’anziano aiutava così a capire l’origine positiva o negativa del pensiero. Nasce il concetto di Padre Spirituale, legato a doppio filo alla necessità di discernimento. In questo modo il monaco purificava la mente ed il cuore dai pensieri malvagi. In seguito lui stesso diveniva un esperto, e poteva aiutare altri più giovani. Questa la vera origine e la vera funzione del Padre Spirituale. Molto lontana dal concetto di “Direttore di anime”. In questa battaglia interiore, secoli e secoli di esperienza collettiva di chi si è sperimentato nella propria conoscenza interiore, sono lì ad insegnarci. L’esperienza attesta, senza ombra di dubbio ed al di là di ogni possibile disquisizione, che nella nostra mente si presentano di quando in quando pensieri estranei. Sono pensieri diversi dai nostri sentimenti, dalla nostra esperienza ed alla nostra memoria. Sono pensieri esterni alla nostra mente che i Padri chiamavano “Logismoi”, plurale di Logismos.

Senza nessuna esitazione né dubbio, essi sono descritti come provenire da Demoni.

Si sono sviluppate quindi strategie per il combattimento spirituale, il cui valore non si è spento. Anzi questa conoscenza è stata tramandata per 1500 anni da centinaia di milioni di fedeli cristiani, sia Cattolici che Ortodossi. Sia monaci che laici. Per rovesciare tutto questo, e per negare l’esistenza dei demoni tentatori, è dunque richiesto qualcosa di più della formulazione di una ipotesi. Tanto più che il fenomeno concreto degli indemoniati è ancora largamente presente in tutte le Chiese.

Dunque chi tenta? I demoni.

Essere cristiano vuol dire ingaggiare un combattimento quotidiano con i demoni tentatori, come ha fatto Sant’Antonio il Grande e come ha fatto Santa Maria Egiziaca.

LO RIBADIAMO A CHIARE LETTERE: ESSERE CRISTIANO VUOL DIRE ESSERE UN COMBATTENTE.

Vedremo nei capitoli successivi come, e vedremo anche più nel dettaglio, di approfondire la conoscenza tramandataci dai Padri, sui pensieri.

 

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