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Il punto di partenza per la guarigione: diffidare di sé stessi e mettersi totalmente nelle mani di Dio

La conoscenza di sé stessi è il punto fondamentale di partenza per la propria guarigione. Come già detto nella parte precedente, essa è la vera fonte di umiltà. Tutto sta ad accettare di fare questo passo. Sì, perché si trovano tante persone disposte a fare volontariato ed elemosine di ogni genere. Pochi, molto pochi, disposti ad accettare in profondità i propri limiti. Piuttosto sono gli altri ad avere limiti. Noi abbiamo le nostre giustificazioni…..La vita non è stata clemente con noi, e tanto basti….e poi non siamo monaci…..loro sì, noi abbiamo da fare! Tanto da fare…..E poi ci confessiamo. Il bisticcio con la moglie o il marito, la parolaccia scappata di bocca, un’occhiatina indiscreta ad un giornaletto pornografico…..non è forse sufficiente? Non siamo mica fanatici!

A questo punto si tratta di decidersi. Ci si vuole convertire? Si vuole davvero essere degni del nome di cristiani? Si tratta di fare un salto. Un salto di qualità. La quaresima potrebbe essere l’occasione d’oro per fare il passo. E per chi davvero lo desidera, ecco il punto di partenza: ricordiamo come nel precedente articolo, la descrizione delle passioni fondamentali dell’uomo. Riportiamo dunque ancora una volta i tre link, nella speranza che una lettura attenta possa aiutare qualcuno a rendersi conto di ciò che nel proprio temperamento, tende ad ostacolare l’azione dello Spirito Santo.

Eccoli:

LE ANOMALIE DEL DESIDERIO: GOLA LUSSURIA E TRISTEZZA

https://adoratori.com/le-anomalie-del-desiderio-gola-lussuria-e-tristezza/

 

LE ANOMALIE DELLA POTENZA IRASCIBILE O IRA

https://adoratori.com/le-anomalie-della-potenza-irascibile-o-ira/

 

LE ANOMALIE DELL’INTELLETTO: VANAGLORIA, SUPERBIA, ORGOGLIO E ACCIDIA

https://adoratori.com/le-anomalie-dellintelletto-vanagloria-superbia-orgoglio-e-accidia/

 

Dalla conoscenza di sé stessi all’ascesi passiva

Quando ci rendiamo davvero conto che siamo profondamente deboli e feriti, ecco che spontaneamente sgorga quella sana diffidenza nelle proprie forze, che rappresenta il requisito di partenza di ogni vera guarigione. Da soli infatti non ce la possiamo fare. Lo sappiamo, ma altro è ripeterselo a pappagallo, altro è crederci davvero. Ma c’è un piccolo esercizio, che ci può aprire al secondo passo: sperare con fiducia nell’intervento divino. Questo “esercizio” consiste nel lodare il Signore. Sì, certo! Lodare e ringraziare il Signore per ciò che ha fatto nella nostra vita, per correggere le nostre tendenze egocentriche. È una forma di ascési che viene detta passiva. Non si tratta infatti in partenza di dedicarsi a severi digiuni o veglie (l’ascési attiva, quella cioè pianificata dall’uomo stesso). Si tratta invece di riflettere sulla propria vita, cercando di scoprire l’intervento divino sulle nostre cattive tendenze. Infatti il Signore come sapiente vasaio, forgia con le sue dita la nostra vita servendosi di persone e circostanze. C’è colui che è stato costretto dalle circostanze della vita a fare l’infermiere senza sceglierlo. Scoprirà che chi come lui tende a desiderare esageratamente il piacere, cerca di evitare la sofferenza degli altri. Quindi il mestiere che ha dovuto fare per campare, lo ha educato a contrastare l’evitamento del dolore, generando in lui a poco a poco, una santa compassione. Certe madri scopriranno che la nascita di un figlio molto vivace e disordinato è servita a contrastare il proprio perfezionismo, e ad educare sé stessa,  grazie all’amore materno, a ridurre le critiche nei confronti degli altri. Il vanaglorioso si renderà conto che certi ridimensionamenti che la provvidenza ha per lui riservato, sono serviti a distoglierlo da quel mondo di finzione in cui egoisticamente tende a vivere. In realtà tante e tante circostanze della vita, che in passato ci hanno fatto male appaiono, se esaminate con attenzione, frutto di una delicata opera provvidenziale. Gli stessi monaci, dediti più di noi laici alla ascési attiva, riconoscono senza alcuna difficoltà, che l’ascési passiva è l’ascetica più importante. Di gran lunga più importante. Accettare le tribolazioni che la vita ci ha riservato, gli errori commessi, le opportunità perse e gli appuntamenti mancati, come dono di Dio! Lodarlo e ringraziarlo per questo, e comprenderne bene ed a fondo, il perché: questa la prima terapia ed insieme la prima e più importante guarigione interiore.

 

Dalla ascési passiva a quella attiva

Di fronte al desiderio di correggere il proprio temperamento vi sono due atteggiamenti sbagliati. Entrambi tendono a ripetere delle eresie, già combattute dalla chiesa nei tempi antichi, ma che riflettono l’universale tendenza del cristiano a sbagliare:

1 – Lo spiritualismo. “Lasciamo fare allo Spirito Santo”, si sente talvolta dire. Sembra una profonda riflessione teologica, ma nasconde l’accidia, la pigrizia, la tiepidezza. Molto diffuso.

2 – Il pelagianesimo. Il nome viene da un certo Pelagio, il quale insegnava che la virtù nasceva solo e soltanto dallo sforzo dell’uomo. Vizio poco diffuso ma purtuttavia presente.

L’incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo ci insegna che nella nostra fede lo Spirito si unisce alla materia in una sinergia, un operare insieme, che ripudia sia l’orgoglio che la pigrizia. Come è possibile concretamente realizzare questo operare insieme? Vediamo.

Utilizzare per il bene tendenze in origine negative.

Si tratta di un primo passo, che risponde ad un operare dolce e rispettoso, ma utile. Il goloso, per esempio, poiché è abituato a cercare il piacere non solo negli alimenti, ma anche nelle idee, tende più degli altri ad esprimersi bene con la parola. In un primo tempo può credere che sia un carisma, ma purtroppo non è così. È solo espressione di una ricerca che si è spostata dal piacere del ventre al piacere mentale. Ecco allora che una fervida ideazione permette un parlare fluente ed incisivo. Come già detto sembra un dono. Ma non lo è. Tuttavia in un primo tempo si può contrastare dolcemente questa passione, usando la parola a fini utili. Come l’insegnamento o l’accoglienza. Colui che è dominato dalla passione della paura tende ad essere molto attivo. Può utilizzare questa tendenza, che non è affatto un dono, a vantaggio dei molti servizi di cui necessita la parrocchia. Il segreto naturalmente, sta nella consapevolezza. Se non ci si conosce ci si crede santi e buoni. Se facciamo tutto sapendone bene il perché, l’umiltà prende il posto dell’orgoglio. Ed è già un passo avanti. Evitiamo di fare altri esempi, ma cercando di conoscere le passioni dell’anima, così come suggerito dai tre articoli di cui sono riportati sopra i link, altri esempi sorgeranno spontaneamente.

 

Smussare gli angoli

Ed eccoci finalmente, dopo tanti preamboli, al piccolo sforzo sinergico che siamo chiamati a fare. Con delicatezza e non senza pregare, confessarci e comunicarci, possiamo cominciare a provare qualche correzione delle nostre passioni. A volte è la salute stessa del corpo che ci chiede provvedimenti dietetici. Altre volte le circostanze, o qualche problema familiare, ci inducono ad un cambio di comportamento. Il segreto della riuscita sta tutto nella confidenza in Dio. Nella sua potenza. Nel Suo interesse per noi. Una correzione attiva andrebbe sempre concordata con il confessore. È necessario infatti un certo discernimento, per evitare esagerazioni. Gli sforzi troppo marcati infatti, possono sfociare nella illusione di essere davvero il soggetto principale del proprio cambiamento. Infine la confessione prelude alla Eucarestia, principale fonte di grazia per il Cristiano. Ed insieme con la santa Eucarestia, la preghiera, acqua che innaffia quotidianamente la pianticella del sacramento, messa dal sacerdote nel nostro cuore.  E poi ancora preghiera spontanea, semplice, da confidenti. Recita meditata di salmi. Preghiera di Gesù. Ascolto silenzioso della Divina Presenza. Quest’ultima forma di preghiera è forse la più efficace. Tutto questo comunque concorre a mantenere aperto e vivo il nostro colloquio con Dio, fonte sicura di abbandono confidente.

 

Conclusioni

Concludiamo con questo articolo la serie dedicata alla guarigione interiore ed alla correzione delle passioni. Si è trattato di un lungo percorso che ha richiesto una certa pazienza. Chi ha letto solo una o due delle parti dedicate potrebbe cogliere l’occasione della quaresima per leggere anche le altre. In fondo il fine è quello di comprendere, accettare ed accompagnare, l’opera della grazia dentro di noi. Un’opera non da poco che risponde nientemeno che al fine della vita cristiana.