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San Paolo ed il cosmo

“Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata” (Romani 1,18-21).

Su questo bellissimo passo di San Paolo, sono stati consumati fiumi di inchiostro. Si tratta infatti della “dichiarazione ufficiale” della Chiesa, con cui si afferma che esiste una rivelazione di Dio diversa dalla Bibbia.  Come? Dice San Paolo:

“Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute”. Tre punti:

  • Le perfezioni di Dio sono invisibili. Dunque si “Comprendono”, si “Capiscono”. Come?
  • Le Perfezioni vengono contemplate. Dunque contemplazione, in questo caso, significa capire, comprendere, rendersi conto, ed insieme ammirare, stupirsi, meravigliarsi. Ma a partire da cosa? Da quali fatti “che si vedono”, capiamo, comprendiamo?
  • Dalle opere da lui compiute. Quindi dalla creazione, dal cosmo, dalla natura, e dall’uomo stesso che è creato da Dio.

In pratica San Paolo ci chiede, anzi ci ordina, di capire, di renderci conto, di vedere, contemplare l’invisibile partendo dal visibile. Pena l’Ira di Dio!! Altro che storie! San Paolo è molto duro: – “Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia…”.

Sembra un compito molto difficile…..vedere l’invisibile….Non chiederà troppo San Paolo? Facciamoci aiutare. Uno dei grandi ispiratori della contemplazione del cosmo dei Padri della Chiesa, è un ebreo. Nato ad Alessandria d’Egitto, intorno al 10-15 avanti Cristo, Filone Alessandrino fu tra i primi a considerare la traduzione greca della Bibbia, come ispirata da Dio. Cosa che oggi sostengono sia la Chiesa Ortodossa che quella Cattolica. Ebreo e contemporaneo di Gesù, ma assai lontano dalla Palestina, insegnò ai primi saggi cristiani, come si fa ad interpretare spiritualmente la Bibbia. Combattendo a spada tratta il materialismo dei filosofi pagani, difese con la sua fede ebraica l’esistenza di un Dio creatore. Sentiamolo:

“Le opere sono sempre, in qualche modo, indizi degli artefici. Chi infatti dinanzi a statue o quadri, non ha pensato allo scultore od al pittore? …Così, colui che giunge alla città veramente grande, che è questo cosmo, vedendo i monti e le pianure piene di animali e di piante, le correnti dei fiumi e dei torrenti, le distese dei mari, il clima ben temperato, le regolarità del ciclo delle stagioni, e poi il sole e la luna, dai quali dipendono il giorno e la notte…non dovrà formarsi con verosimiglianza, anzi con necessità, la nozione del Creatore ed anche Signore?” (Da “Per Socrate vol. II pag. 177). Tutto molto semplice, non c’è bisogno di aggiungere altro. Guardando la creazione ci chiediamo semplicemente: chi l’ha fatta? E la risposta è questa: non può essere che Qualcuno estremamente potente, intelligente, perfetto nel suo operare. Dunque ecco che “Capiamo, contempliamo, ci rendiamo conto”. In una parola scorgiamo davvero l’invisibile nel visibile.

Dalla materia alla forma

Ma non è finita qui.  San Paolo insiste sulle perfezioni divine.  In altre parole, una volta che ci siamo resi conto che qualcuno il cosmo deve averlo fatto, dobbiamo affinare lo sguardo e comprendere come è stato fatto. In che modo traspare la Bellezza della Signoria di Dio dalla Creazione? Questa la domanda successiva. La risposta potrebbe essere semplice. Basta guardare la meraviglia di ogni animale, pianta o minerale creato. Passeggiando in mezzo ad un bosco si rimane a bocca aperta, nell’ascoltare la grazia del canto degli uccellini, ed osservando la misteriosa complessità di un fiore. Eppure….Eppure le cose non sembrano stare così. Cioè nel modo più semplice ed ovvio. Infatti San Paolo continua:”…  ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata”. Che vuol dire? Vuol dire che allora come oggi ci sono dei “sapienti”, che ci raccontano che in fondo tutto è avvenuto per caso. Infatti oggi la scienza, ci racconta che sappiamo ormai tutto della vita. Gli animali, gli alberi, tutti gli esseri viventi possiedono un codice chimico che ne determina le caratteristiche. Lo impariamo tutti dalla quinta elementare. Quindi lasciamo perdere il Signore. Scontri casuali, nel tempo, avrebbero selezionato quello che vediamo. Tutto qui. Ma davvero è tutto chiaro? Cerchiamo di riflettere meglio e vediamo come possiamo tentare di comprendere il mistero del cosmo e della vita. L’ereditarietà dell’altezza è dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio. La cosa è così chiara, che i pediatri hanno costruito addirittura tabelle comparative, genitore-bambino. Bene. Ma dove sta il gene che regola l’altezza? Nulla da fare. Allora dove stanno i geni che regolano l’altezza (si è pensato di risolvere così il problema, chiamando in causa più geni, anziché uno solo)? Neanche così si è trovato qualcosa.  C’è l’ereditarietà ma non c’è il gene, e non c’è nemmeno l’insieme dei geni dell’altezza. Stesso destino per alcuni disturbi, in cui l’ereditarietà è stata dimostrata in modo massiccio, come il Deficit di Attenzione ed il Disturbo Bipolare. Tale il padre, tale il figlio, ma il gene non si trova. Allora? Allora c’è qualcos’altro. Ma la propaganda non ce lo dice, perché la scienza deve, oggi, spiegare tutto. L’uomo ha trionfato sulla Vita sì o no? Non sono forse i Medici ed i Biologi i nuovi Sacerdoti di un mondo finalmente illuminato dalla ragione, libero dalle superstizioni religiose? Cerchiamo adesso di renderci conto di cosa è successo. Usiamo nozioni semplici, compatibili con una quinta elementare. Il DNA è il luogo dei geni. Bene. La legge del DNA dice: un gene-una proteina.

Bene. Dunque il DNA serve per fare proteine, cioè, le molecole dei sistemi biologici. Le molecole della vita. I “mattoni” della vita, per usare una metafora. Bene.

Domanda: Chi fa l’architetto della casa? Chi mette in ordine i mattoni seguendo un disegno? Dove sta il disegno? Risposta: non si sa. La scienza che studia lo sviluppo degli embrioni umani ci dice che ad un certo punto ci sono degli “organizzatori”, cioè dei centri che “coordinano” i cambiamenti durante la crescita, ma questo serve per le cose più grossolane: il cervello di qua, le mani di là, etc. (Detto in parole molto semplici).  Poi più nulla. Una descrizione di cosa succede ma non perché succede. Non si sa nulla, semplicemente non si sa come fanno i mattoni a mettersi insieme, rispettando un disegno complesso come l’uomo. Come succede che il naso del figlio somiglia a quello del padre o della madre? Come mai c’è somiglianza tra genitori e figli? Da dove vengono le forme degli animali e delle piante? Non lo sappiamo. Possiamo modificare la quantità dei mattoni, ma non incidere sul disegno. Se ne mancano alcuni, tecniche ultra-moderne ci consentono di rimpiazzarli. Se un uomo è albino (cioè con pelle bianca e capelli bianchi), perché il suo DNA non sintetizza un mattone chiamato melanina, si potrà un domani risolvere il problema. Ci si servirà di un virus che inserirà in quella persona il gene mancante, che fabbricherà i mattoni giusti. Ma si rimane sul piano della quantità, non del Disegno. Ad ogni buon conto, operare in questo modo sul DNA è cosa stupenda, come la scienza dell’uomo che è cosa buona anzi, buonissima. Si tratta soltanto di accettarne alcuni ovvi limiti. Tutto qui. Possiamo correggere deviazioni dalla “forma corretta”, che si basano sulla mancanza di una quantità sufficiente di mattoni. Non possiamo correggere il disegno complessivo. Non sappiamo dove sta, chi lo fa. Per capire meglio facciamo un esempio facile. Pensiamo ad una scatola di Lego. Come sapete, questo gioco per bambini contiene mattoncini di vario colore. Mettiamo: 10 rossi, 20 gialli, 50 blu, 30 arancioni. Dentro la scatola c’è il libretto delle istruzioni, che fa vedere cosa possiamo costruire con i mattoncini. Una casa, oppure una barchetta, una macchinina. Bene. Pensate adesso al DNA ed alle proteine. I mattoncini del Lego sono le proteine sintetizzate dal DNA. La domanda è: come si fa a sapere quale disegno verrà seguito per usare i mattoncini?

I mattoni di per sé non sono una casa. Bisogna saperli mettere insieme. Bene Chi lo fa nel caso dell’uomo, delle piante, degli animali? Moltiplicare per due i mattoni rossi, sostituire quelli arancioni con altrettanti violetti, togliere quelli gialli, non serve a nulla. Il mucchio dei mattoncini rimane lì, senza qualcuno che li metta insieme con sapienza. Ma a queste obiezioni come rispondono gli “scienziati”?  Con parole difficili come: risolverà tutto l’epigenetica, oppure con parole curiose come: troveremo il disegno nel DNA “spazzatura” (cioè quello che non si conosce).  Troveremo, faremo….ecco! Ecco! Ci siamo forse un esperimento decisivo….forse…può darsi….Insomma dobbiamo credere. Alla fine la risposta sarebbe che dovremmo credere a loro invece che a Dio. Credere. Solo credere. La scienza troverà. Intanto nessuno è mai riuscito a fabbricare una cellula in laboratorio, a partire da scontri casuali di molecole. Anche con i minerali la scienza rimane senza risposte. La “forma” di molti di loro dipende esclusivamente da come si dispongono le molecole dei loro costituenti, quando formano i cristalli. Il Carbone infatti, è fatto della stessa sostanza del diamante: il carbonio. I cristalli di carbonio sono disposti in modo diverso nei due minerali, pur essendo uguali come composizione. Per tutti i minerali è così, e perché si prediliga un certo cristallo e non un altro non si sa.

Anche qui è la “Forma” in gioco. E anche qui non si sa chi o cosa la governi. Forse. Può darsi il campo elettromagnetico, l’ambiente, etc. “Abbiate fiducia, vedrete che troveremo la soluzione….intanto: credete”. “Credete a noi”, sembrano dire. Forse è meglio tornare ai sapienti greci, di cui Filone, ebreo ma con cultura greca, era un esempio. Ogni cosa o animale o pianta del Creato ha una sua essenza, una sua particolare “forma”, intorno alla quale si aggrega la materia. Insomma, il famoso disegno. E chi ha inventato le forme? Filone non ha dubbi: Dio! Lui ha creato le forme, le essenze di minerali, piante, ed animali. Esse sono “In Dio” dall’eternità. Potranno avere nel tempo qualche piccolo cambiamento. Gli uomini oggi potranno essere un po’ più alti degli antichi, in ragione della diversa alimentazione. Ma l’essenza dell’uomo è la stessa. E l’uomo è una scultura meravigliosa da cui “capiamo, vediamo, contempliamo” le perfezioni di Dio!

Dalla “forma” al “logos”, seguendo i Padri.

Il nostro viaggio nella contemplazione dell’invisibile, comincia a dare qualche soddisfazione. Ma i Padri della Chiesa, illuminati dallo Spirito Santo, non si sono fermati qui. Guidati da San Paolo che vedeva il Cristo ricapitolare in sé tutto il cosmo, essi hanno suggerito come il credente cristiano possa fare un ulteriore salto nella contemplazione. Essi hanno chiamato questo passo in avanti: “Teoria della natura”. Il credente dovrebbe scorgere nella natura i “Logoi” (plurale di “logos”) delle creature. Cioè, perché sono state create, quale è il loro senso ed il loro fine spirituale. Dunque un passo più in là, rispetto a Filone. Vediamo come descrive questi “logoi” Evagrio nella Filocalia, a proposito dell’oro.

“Per esempio per quale motivo l’oro sia stato creato, perché sia sparso nelle regioni inferiori della terra frammisto a sabbia e lo si trova con molto travaglio e fatica.  Come mai, una volta trovato, venga lavorato con acqua, passato al fuoco e quindi consegnato nelle mani di artigiani, quegli artigiani che fanno il candelabro della tenda, l’altare e gli incensieri e le coppe….” (Filocalia, Evagrio Monaco, “Sul discernimento delle passioni e dei pensieri”, paragrafo 7). Dunque, come si può vedere, i Padri propongono qualcosa di più della “forma” delle cose. La loro “Teoria della Natura” propone di conoscere non soltanto la vera essenza delle cose, ma anche il loro perché, la loro ragion d’essere. Il loro “logos”, appunto. Nel caso dell’oro, appunto, Evagrio mette in evidenza il lavoro dell’uomo. Esso è decisivo non solo nella estrazione fatta con fatica, dalle profondità della terra. Ma anche nella fase di purificazione e di modellamento artigianale. Il fine proposto è quello liturgico, in cui l’oro simboleggia l’offerta a Dio della fatica e del lavoro del popolo.   Per visionare un esempio dettagliato di logos, possiamo visionare anche l’articolo: “L’ulivo, la scrittura e lo scopo della vita cristiana”. Il link è presente in fondo a questo articolo. In questa meditazione si nota come la spiccata tendenza alla rigenerazione, sia un’importante caratteristica dell’ulivo. Questa tendenza ne spiega l’uso medicinale, in forma di olio, per riparare le ferite, fatto dal buon samaritano, ma anche il suo uso sacramentale nel Battesimo, nella Cresima e nell’unzione degli infermi. L’articolo si impegna anche a riflettere sul perché Noè trova nel becco della colomba che ritorna, un ramoscello di ulivo, e sul perché Gesù prega nell’orto degli ulivi. Si cerca dunque di fornire un esempio pratico, di quelli che possono essere almeno alcuni aspetti della “Teoria della Natura” dei Padri.

Conclusioni

Terminiamo qui il viaggio nella contemplazione delle perfezioni divine, che San Paolo chiede di fare a tutti, Cristiani e non. Di seguito alleghiamo i  link di alcuni articoli di approfondimento, contenuti in questo blog.

Sul “logos” dell’Ulivo vedi:

L’ UIVO, LA SCRITTURA E LO SCOPO DELLA VITA CRISTIANA

https://adoratori.com/lulivo-la-scrittura-e-lo-scopo-della-vita-cristiana/

Sulla presenza di Dio nella natura

VIVERE LA SOLITUDINE NELLA NATURA

https://adoratori.com/2-vivere-la-solitudine-nella-natura/